Parco del Cilento: “benvenuti al sud”.
Inviato: dom 14 ago 2011 11:26
Chi non conosce il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano? Alla domanda non penso ci siano molte risposte positive, e questo non per un innato mio scetticismo, ma per considerazioni reali. Il misterioso parco ha iniziato una drammatica recessione anche dovuta alla crisi mondiale attuale delle risorse e delle finanze.
Ma cos’è il Parco del Cilento: Il Parco nazionale del Cilento e del vallo di Diano èstato istituito nel 1991, corrispondendo a 36.000 ettari interamente compresi nella provincia di Salerno. Successivi ampliamenti ne hanno portato la superficie a circa 180.000. Corrisponde oggi alla parte meridionale della provincia, compresa tra la piana del Sele a Nord, la Basilicata a Est e a Sud, e il mar Tirreno ad Ovest. Comprende, in tutto o in parte, i territori di 8 Comunità Montane e 80 Comuni. Dal 1998 Patrimonio dell’Umanità dell' Unesco (con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula), e dal 1997 è Riserva della Biosfera.
Quest’anno festeggia i 20 anni di istituzione e lo fa con un indice del 12% di turismo in meno. Turismo che non è quello del Parco Nazionale, è il turismo dei frequentatori usuali dei siti conosciuti per la propria storia. Parlo di Palinuro, Marina di Camerota, Paestum, Velia, Certosa di Padula, Grotte di Pertosa e Castelcivita e altri.
Forse quest’anno grazie a Naomi Campbell avremo qualche visitatore in più a motivo del suo matrimonio che si celebrerà nelle Grotte di Pertosa (dove è stato girato il film “il fantasma dell’opera” di Dario Argento) che sicuramente porterà turisti del gossip ..del turismo dei curiosi, di chi potrà dire“ci sono stato anch’io”. Già è successo con Castellabate (nel Parco del Cilento), set di “benvenuti al sud” dove il piccolo borgo salernitano è scoppiato per l’afflusso di curiosi giunti da tutt’Italia, anche con pullman organizzati, per vedere “di persona” i luoghi dove è stato girato il film di successo.
Ma questo non è il turismo che un Parco Nazionale dovrebbe utilizzare per le proprie statistiche, un Parco che si vanta di essere il più grande d’Italia, dovrebbe avere una programmazione e un’organizzazione capace di offrire un prodotto turistico appetibile.
Questo non avviene perché il Parco è una lenta macchina politica gestita da politici, che sanno fare solo politica e non la programmazione e lo sviluppo di un territorio. Cariche istituzionali aggiunte a quelle di sindaco, assessore, consigliere, presidente di comunità montana: prebende su prebende…
Qualche sindaco già si è ribellato chiedendo di uscire dal Parco e molti hanno sottoscritto e realizzato referendum comunali per abbandonare la regione Campania e far parte del progetto di una ipotetica nuova regione Salerno-Lucana.
Sono nato nel cuore del Cilento e quando 20 anni fa il territorio è diventato Parco pensavo ad una nuova era capace di rendere meno evidente quel divario, quello step di cui era vittima il territorio per le ataviche vicissitudini storico-politiche, ma queste speranze sono rimaste inattese.
Girare per il Parco è per il turista problematico. Indicazioni carenti: solo qualche cartellone marrone che ricorda di essere nel parco, strade che spesso sono mulattiere, bellezze naturali nascoste e non pubblicizzate, trasporti fantasma. Fino all’anno scorso c’era un minibus scoperto che effettuava un tour per alcuni paesi: il taglio dei finanziamenti lo ha soppresso.
Il ruolo del Parco ormai, come lamenta qualche sindaco, è solo quello di applicare norme restrittive sul piano urbanistico per lo sviluppo dei comuni favorendo un abusivismo edilizio sfrenato, vista anche l’assoluta incapacità di sorvegliare il territorio.
L’incapacità di gestire e sorvegliare il territorio così ampio lo nota chi visita il Parco trovando spesso rifiuti e discariche negli angoli più disparati, ricordando così la cronica situazione del capoluogo napoletano che di per sé già penalizza il turismo regionale. Non parliamo poi dei sentieri: chi pratica trekking non sceglie questo territorio per la mancanza di tracciature e di mappe adeguate, e quei pochi esistenti sono ormai coperti da vegetazione e non ci sono più segnali e indicazioni, abbandonati e privi di servizi informativi.
Le eccellenze del Parco non vengono pubblicizzate, i territori non vengono promossi nelle apposite sedi espositive del turismo. I tour operator non hanno pacchetti da offrire e non sanno spesso nemmeno dell’esistenza del Parco.
Ricordo negli anni passati che per chi si recava a Palinuro c’era un treno gratis (nominato il "Palinuro"), raccoglieva i turisti dal nord Italia e gratuitamente li portava nella perla della costa cilentana. Ma anche questo è solo un ricordo. Allo stesso modo l’aeroporto Salerno Costa d’Amalfi non è mai stato un ricordo, perché ancora deve partire come strumento di mobilitazione turistica. Anche l’aeroporto subisce la cattiva gestione degli organismi politici, interessati più al ricoprire cariche e poltrone che preoccuparsi della funzionalità e programmazione della struttura.
Mancando una programmazione coordinata, praticamente ognuno fa da sé cercando di sviluppare un microturismo comunale sfruttando le proprie bellezze e organizzando eventi capaci di attirare come il jazz a Laurino o la sagra del fagiolo di Controne.
Un peccato, davvero un peccato non saper cogliere l’importanza di un territorio che ha portato lo slow food e la dieta mediterranea in tutto il mondo, partendo da qui dal Cilento con uomini di valore come il compianto sindaco di Pollica-Acciaroli Angelo Villani. Una dieta che è fatta dai prodotti cilentani, prodotti che potrebbero essere un motore turistico non indifferente, ma che non viene utilizzato adeguatamente come l’olio extravergine dop, il fico bianco del cilento dop, il fagiolo di Controne, il vino cilentano doc.
Allora “benvenuti al sud” benvenuti a tutti coloro che aldilà delle inadempienze politiche vorranno visitare questo stupendo territorio ricco di tradizioni, di bellezze naturali, di storia, di prodotti genuini.
Ma cos’è il Parco del Cilento: Il Parco nazionale del Cilento e del vallo di Diano èstato istituito nel 1991, corrispondendo a 36.000 ettari interamente compresi nella provincia di Salerno. Successivi ampliamenti ne hanno portato la superficie a circa 180.000. Corrisponde oggi alla parte meridionale della provincia, compresa tra la piana del Sele a Nord, la Basilicata a Est e a Sud, e il mar Tirreno ad Ovest. Comprende, in tutto o in parte, i territori di 8 Comunità Montane e 80 Comuni. Dal 1998 Patrimonio dell’Umanità dell' Unesco (con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula), e dal 1997 è Riserva della Biosfera.
Quest’anno festeggia i 20 anni di istituzione e lo fa con un indice del 12% di turismo in meno. Turismo che non è quello del Parco Nazionale, è il turismo dei frequentatori usuali dei siti conosciuti per la propria storia. Parlo di Palinuro, Marina di Camerota, Paestum, Velia, Certosa di Padula, Grotte di Pertosa e Castelcivita e altri.
Forse quest’anno grazie a Naomi Campbell avremo qualche visitatore in più a motivo del suo matrimonio che si celebrerà nelle Grotte di Pertosa (dove è stato girato il film “il fantasma dell’opera” di Dario Argento) che sicuramente porterà turisti del gossip ..del turismo dei curiosi, di chi potrà dire“ci sono stato anch’io”. Già è successo con Castellabate (nel Parco del Cilento), set di “benvenuti al sud” dove il piccolo borgo salernitano è scoppiato per l’afflusso di curiosi giunti da tutt’Italia, anche con pullman organizzati, per vedere “di persona” i luoghi dove è stato girato il film di successo.
Ma questo non è il turismo che un Parco Nazionale dovrebbe utilizzare per le proprie statistiche, un Parco che si vanta di essere il più grande d’Italia, dovrebbe avere una programmazione e un’organizzazione capace di offrire un prodotto turistico appetibile.
Questo non avviene perché il Parco è una lenta macchina politica gestita da politici, che sanno fare solo politica e non la programmazione e lo sviluppo di un territorio. Cariche istituzionali aggiunte a quelle di sindaco, assessore, consigliere, presidente di comunità montana: prebende su prebende…
Qualche sindaco già si è ribellato chiedendo di uscire dal Parco e molti hanno sottoscritto e realizzato referendum comunali per abbandonare la regione Campania e far parte del progetto di una ipotetica nuova regione Salerno-Lucana.
Sono nato nel cuore del Cilento e quando 20 anni fa il territorio è diventato Parco pensavo ad una nuova era capace di rendere meno evidente quel divario, quello step di cui era vittima il territorio per le ataviche vicissitudini storico-politiche, ma queste speranze sono rimaste inattese.
Girare per il Parco è per il turista problematico. Indicazioni carenti: solo qualche cartellone marrone che ricorda di essere nel parco, strade che spesso sono mulattiere, bellezze naturali nascoste e non pubblicizzate, trasporti fantasma. Fino all’anno scorso c’era un minibus scoperto che effettuava un tour per alcuni paesi: il taglio dei finanziamenti lo ha soppresso.
Il ruolo del Parco ormai, come lamenta qualche sindaco, è solo quello di applicare norme restrittive sul piano urbanistico per lo sviluppo dei comuni favorendo un abusivismo edilizio sfrenato, vista anche l’assoluta incapacità di sorvegliare il territorio.
L’incapacità di gestire e sorvegliare il territorio così ampio lo nota chi visita il Parco trovando spesso rifiuti e discariche negli angoli più disparati, ricordando così la cronica situazione del capoluogo napoletano che di per sé già penalizza il turismo regionale. Non parliamo poi dei sentieri: chi pratica trekking non sceglie questo territorio per la mancanza di tracciature e di mappe adeguate, e quei pochi esistenti sono ormai coperti da vegetazione e non ci sono più segnali e indicazioni, abbandonati e privi di servizi informativi.
Le eccellenze del Parco non vengono pubblicizzate, i territori non vengono promossi nelle apposite sedi espositive del turismo. I tour operator non hanno pacchetti da offrire e non sanno spesso nemmeno dell’esistenza del Parco.
Ricordo negli anni passati che per chi si recava a Palinuro c’era un treno gratis (nominato il "Palinuro"), raccoglieva i turisti dal nord Italia e gratuitamente li portava nella perla della costa cilentana. Ma anche questo è solo un ricordo. Allo stesso modo l’aeroporto Salerno Costa d’Amalfi non è mai stato un ricordo, perché ancora deve partire come strumento di mobilitazione turistica. Anche l’aeroporto subisce la cattiva gestione degli organismi politici, interessati più al ricoprire cariche e poltrone che preoccuparsi della funzionalità e programmazione della struttura.
Mancando una programmazione coordinata, praticamente ognuno fa da sé cercando di sviluppare un microturismo comunale sfruttando le proprie bellezze e organizzando eventi capaci di attirare come il jazz a Laurino o la sagra del fagiolo di Controne.
Un peccato, davvero un peccato non saper cogliere l’importanza di un territorio che ha portato lo slow food e la dieta mediterranea in tutto il mondo, partendo da qui dal Cilento con uomini di valore come il compianto sindaco di Pollica-Acciaroli Angelo Villani. Una dieta che è fatta dai prodotti cilentani, prodotti che potrebbero essere un motore turistico non indifferente, ma che non viene utilizzato adeguatamente come l’olio extravergine dop, il fico bianco del cilento dop, il fagiolo di Controne, il vino cilentano doc.
Allora “benvenuti al sud” benvenuti a tutti coloro che aldilà delle inadempienze politiche vorranno visitare questo stupendo territorio ricco di tradizioni, di bellezze naturali, di storia, di prodotti genuini.