Non ero a conoscenza di questa piccola cappella sconsacrata fino a che non mi ci sono imbattuta casualmente due anni fa. Sono stata per lavoro due settimane a La Morra e, nel tempo libero, dopo aver percorso una piccola strada sterrata in mezzo ai campi mi si è parata davanti questa piccola chiesetta. Mi ha colpito subito tantissimo: un esplosione di colori con tratti curvilinei e tinte forti, rosso, giallo, verde e viola, che spiccano nel paesaggio grigio e lineare della terra brulla e delle vigne a gennaio! Provo a entrale, la porta è socchiusa, anche dentro è tutta colorata anche se lo stile dei dipinti interni sembra leggermente diverso rispetto a quelli dell’esterno e in più da dentro si vedono anche le vetrate!
Mi sono piacevolmente stupita per la scelta di una ristrutturazione così fuori dal comune rispetto a quello a cui di solito siamo abituati, tanto da andare a documentarmi su chi ne fosse stato l’artista o ideatore.
Dalle ricerche effettuate ho scoperto che la cosiddetta Cappella delle Brunate (dicitura che compare sui cartelli turistici) si chiama in realtà cappella di Santa Maria delle Grazie. È di proprietà della famiglia Ceretto produttori vinicoli ed amanti d'arte che decidono di affidare la ristrutturazione a due artisti: Sol Lewitt e David Tremlett che si dividono rispettivamente l’esterno e l’interno.
Cito dal sito:
http://www.ceretto.it/pagine/ita/news/c ... azie.lasso“Nel 1976, acquistando 6 ettari di vigneto nelle Brunate, uno dei tre più famosi e importanti cru del Barolo, la Ceretto è entrata in possesso della SS. Madonna delle Grazie, una piccola chiesetta mai consacrata.
Fu costruita nel 1914 per radunare la gente che lavorava nelle vigne circostanti in caso di temporali o violente grandinate. Col passare del tempo, non più frequentata e, quindi, trascurata, la cappella è andata in rovina.
L’incontro tra l’azienda e l’artista inglese, David Tremlett, grande appassionato di vino giunto nelle Langhe nel 1997, per allestire una mostra d'arte al Castello di Barolo, ha fatto scattare la scintilla. All'artista è piaciuta subito l'idea di recuperare la struttura, pensando anche al coinvolgimento dell'amico americano Sol LeWitt.”
Sempre nello stesso sito trovo informazioni sui due artisti:
“L’opera di LeWitt ha origine da una base di forme geometriche semplici: cerchi, quadrati, triangoli rettangoli e altre più complesse derivate da queste. Il suo metodo di lavoro riduce i disegni e le sculture all’essenza dell’astrazione geometrica.
LeWitt rifiuta la retorica della spontaneità e l’autenticità espressionista per un approccio più concettuale, il risultato si traduce in opere composte da variazioni e combinazioni di elementi in serie….La sua arte è eseguita secondo un piano anticipatamente concepito e pianificato minuziosamente in ogni dettaglio rendendola autonoma e assoluta.L’esecuzione perde quindi centralità mentre assume importanza la fase progettuale”.
Parlando di David Tremlett e quindi dei dipinti interni questo è quello che viene riferito:
“Nella cappella in La Morra i wall drawings alle pareti sembrano alludere al paesaggio esterno con linee diagonali bianche che separano due aree di colori tra la terra e il cielo. Ammesso che esista un legame tra il viaggiare e le sue conseguenze, Tremlett adotta un metodo di lavorazione che è severo e altamente concettuale, basato su uno studio che è, in pratica, l’antidoto al suo vagabondare”.
- Fronte principale della cappella
A distanza di due anni, nel marzo di quest’anno sono tornata a visitare questa piccola cappella che mi aveva tanto affascinato e… delusione: i colori dell’esterno non sono più così sgargianti, sono un po’ stinti e l’intonaco cade a pezzi insieme alla tinta in più punti, ma soprattutto nella parte posteriore. È un’opera d’arte abbandonata a se stessa! Per fortuna l’interno si mantiene bene.
Chissà se una chiesetta così originale ormai simbolo di La Morra potrà riacquistare il suo splendore?
Vista la scelta a mio avviso, geniale dei proprietari, spero che come opera artistica non venga dimenticata e abbandonata, ma recuperata e magari, nei limiti del possibile, sfruttata in modo che non resti una pietra colorata in un mare di sabbia in cui sprofondare e scomparire.
Elena Simonatti
- Fronte postriore
- Interno