La città di Cassino si riunisce commossa per ricordare il sacrificio del sottoufficiale dell'Arma Marino Fardelli, ucciso in un attentato esplosivo il 30 giugno del 1963 a Palermo.
Nel 45°anniversario del tragico evento, domenica 22 giugno a Caira, la frazione di cui era originario il militare, sarà scoperta una targa commemorativa
d'argento - donata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - nella piazza a lui intitolata.
Quel maledetto 30 giugno
Un tenente, tre sottufficiali e tre militi uccisi in un criminale attentato dinamitardo presso Palermo.
Un terrificante attentato si compì nel pomeriggio del 30 giugno 1963 in una località alle falde del Colle di Gibirossa, lungo una trazzera che congiunge la strada di Gibilrossa alla località Giardini di Belmonte Mezzano, Palermo. Lo stesso giorno l'Italia tutta viveva momenti di piena euforia per la visita del Presidente degli Stati Uniti J. F. Kennedy; nelle stesse ore, inoltre, veniva proclamato papa Paolo VI; infine Berlino est era teatro di un summit importantissimo come quello Cina-Russia. A Palermo, insieme ad altri sei commilitoni perse la vita il carabiniere Marino Fardelli, poco più che ventenne, di Cassino.
Come riportarono le cronache dell'epoca l'auto carica di esplosivo, una "Giulietta", forse era diretta, assieme alla "gemella", contro l'autorimessa del mafioso Giovanni Di Pieri a Villabate. I criminali che avevano organizzato la "spedizione" non sarebbero riusciti a far giungere la "Giulietta" carica di esplosivo, abbandonata poi a Villa Sirena, fino a Villabate, perché furono bloccati, strada facendo, da un guasto ad una gomma. Non è però da escludere che si sia trattato di una fredda "messa in scena" per compiere un attentato, sia pure indiretto, contro le forze dell'ordine".
Numerose furono le interrogazioni presentate al Parlamento Italiano sull'attentato palermitano. Il Ministro degli Interni, Rumor, prendendo la parola, sia alla Camera che al Senato, precisò di "aver già dato precise disposizioni perché la criminalità in Sicilia venga estirpata sin dalle radici".
Subito scattarono in Palermo irruzioni notturne di carabinieri e agenti di P.S. in assetto di guerra nelle abitazioni dei pregiudicati. Furono operati quarantadue fermi autorizzati dalla magistratura per sette giorni.