[Collevecchio] 16° sagra del panpepato a COLLEVECCHIO

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[Collevecchio] 16° sagra del panpepato a COLLEVECCHIO

Messaggioda Mario Pulimanti » mar 04 dic 2012 13:49

:chef: Sedicesima sagra del panpepato a Collevecchio

Domenica 16 dicembre 2012.
Esco.
Sulle scale, incontro un condomino.
Sempre la stessa faccia da giudice per le indagini preliminari.
Imprecando, mi informa che l’ascensore non funziona.
Vado al caffè Morganti, da Gioacchino.
Lì si può gustare un caffè divino!
“Lo zucchero va messo prima del caffè, sennò rovina la cremina che si forma in superficie. E l’acqua va bevuta prima. Così la bocca si pulisce bene di tutte le schifezze e l’aroma resta più a lungo”, dice Carmelo, barista palermitano.
Annuisce l’altro barman, il romano Michele: da giovane è senz’altro stato un discreto alzagonnelle.
Salgo in macchina.
Alla guida, Simonetta.
Accanto a lei, Alex.
Dietro, io.
Nell’altra macchina, Marco al volante.
Accanto a lui, Rita.
Dietro, Gabry e Francesca.
Direzione: Collevecchio.
Evento: sedicesima sagra del panpepato, dolce tipico della tradizione sabina.
La peculiarità del panpepato come lo fanno a Collevecchio deriva dall'abbinamento del cioccolato, della frutta secca, dei canditi e del miele con il pepe.
Il dolce è poi cotto al forno; meglio se a legna.
Viene solitamente consumato durante le festività natalizie.
Per prepararlo ci si impiegano almeno due giorni infatti: la sua preparazione richiede infatti pazienza e voglia di sporcare tutta la cucina; non a caso sono sempre meno le persone che lo preparano a casa ma quelle che lo fanno si avvantaggiano parecchio in modo da evitare che la cucina delle feste si sporchi eccessivamente causando ulteriore stress.
L'impasto si divide in panetti che, una volta cotti, si taglieranno a fettine sottili.
A Collevecchio viene preparato in ogni famiglia con ricette che differiscono leggermente l'una dall'altra.
Mi dicevano che la mia bisnonna Marietta al posto delle mandorle e delle noci che avevano un costo molto elevato, utilizzasse i noccioli della frutta estiva (prugne e albicocche), opportunamente essiccati e conservati.
Zia Loreda lo preparava mettendo il miele insieme a zucchero, bicarbonato e un cucchiaio di semi di anice.
Zia Navina lo poneva su una tortiera insieme all'arancia candita.
Nonna Leonella lo avvolgeva con molta cura nella carta argentata in modo che nessuna parte del dolce rimanesse esposto all’aria.
Zia Felly prepara i panpepati la sera stessa, subito averli impastati, e li ascia sulla spianatoia a freddare per farli compattare ancora meglio. La mattina dopo li mette in forno e li cuoce senza ritoccarli con le mani.
Fino a qualche anno, quando ancora la salute glielo permetteva, lo preparava anche mia suocera, Venia. Scaldava il miele su fiamma molto bassa, dopo averci aggiunto un po’ d’acqua. Poi, dopo aver fatto bollire versava il miele diluito sugli ingredienti preparati in modo che si sciogliesse la cioccolata. Aggiungeva a questo punto la farina a pioggia, ma molto lentamente e girando in continuazione.
Simonetta modella con un cucchiaio i panini che dispone sulla teglia. Sì, anche lei prepara a casa il panpepato, perché dice che lei usa il cioccolato, i pinoli e la frutta secca mentre di solito quello in vendita è pieno di farina perché la farina costa meno e rende di più.
Arriviamo.
Questa è la Sagra del panpepato di Collevecchio.
Per quanto riguarda la cronaca, eccoci qui.
Anche quest’anno molte novità: la “novena” itinerante per le vie del paese degli zampognari.
Le scene di vita medioevale e duelli in armatura presentati da una Scuola d’Arme Medioevale che si esibisce nelle piazze del Paese.
Intorno a noi, le vie del paese sono gremite.
Come tutti gli anni.
E, come tutti gli anni, musica con gli organetti e con la Banda Musicale Cittadina di Collevecchio.
Assaggiamo il Panpepato.
Alex e Gabry più volte.
E pure Francesca.
Eh, sì: anch’io ne assaggio alcune fettine sottili.
Simonetta mi chiede se sono più buoni quelli che fa lei.
Certo, rispondo.
Marco mi fa l’occhiolino bisbigliandomi in un orecchio: “Sei proprio un democristo!...”
Rita ride.
Marco ne acquista tre.
Per le vie del paese, inoltre, mostre d’arte e mercatini di prodotti artigianali.
Di fronte a noi antiche cantine aperte per l’occasione.
Sia a pranzo che a cena.
Qui si possono gustare le specialità culinarie della sabina.
Sono le tredici.
Ne approfittiamo.
Ci sediamo a tavolino.
Frittatina con asparagi selvatici per antipasto.
Poi, nelle caratteristiche scifette in legno fumanti ci servono piatti di polenta con sugo di spuntature e di salsicce.
Degustiamo pure “lo recalicu”, ovvero il prelibato piatto contadino a base di farina di granoturco, mista ai fagioli, l'olio a crudo, il pepe ed il pecorino.
La carne è di allevamenti sabini con profumi e sapori unici.
Tartufo, funghi, asparagi sempre locali e freschi.
Tutto accompagnato da Colli della Sabina bianco per Gabry e Simonetta, rosato frizzante per Alex e Marco, rosso frizzante per me e Francesca, rosso per Rita.
Una breve visita al Cimitero a salutare mamma e papà, poi andiamo a prendere il caffè dalla suocera.
Lo ha preparato Carmela: ottimo.
Esco nel cortile e guardo in alto.
“Sono tante, eh, le stelle?” dice Simonetta, tentando di mantenere il tono leggero.
“In che senso” rispondo.
“Hai bevuto troppo”.
“La pensi davvero così?”
“Sì, più o meno sì”.
“Spiritosa”.
“E hai mangiato come un bue”.
“Ne sei sicura?”.
“Certo. Fortuna che guido io”.
“Ma nemmeno per sogno.
Mi guarda negli occhi, dicendo “Guido io. Senza discussioni”.
E si allontana.
Salgo in macchina, al posto dietro ovviamente.
Marco mi si avvicina, dicendo “E ora sono cavolacci tuoi!”.
Partiamo.
Simonetta spiega ad un Alex annoiato che per lei partire da Collevecchio è sempre doloroso.
Io sonnecchio, guardando la notte fuori dal finestrino.
Poi prendo una fettina di panpepato dalla tasca destra del giubbotto.
E me la mangio.
Ah, che buono il panpepato!
Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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