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[Amandola] Un'interpretazione inaccettabile sull'architettura dei Sibillini

MessaggioInviato: mer 10 giu 2009 20:05
da Marco Carobbi
Nel 1997, animato da una grande passione derivatami dagli studi compiuti all’Università di Firenze nell’Istituto di restauro dei Monumenti, proposi ad Anna Maria Piscitelli del Progetto Elissa di Montemonaco di ampliare l’orizzonte delle indagini mito-antropologiche, che portava avanti assieme al prof. Paolo Aldo Rossi dell’Università di Genova, integrandole con uno studio approfondito delle emergenze architettoniche del territorio dei Monti Sibillini.
Ne fu entusiasta ed allora mi ricordai del mio amico prof. Mauro Ristori, docente allora di Restauro dei Monumenti all’Università di Firenze, e lo convinsi a venire per una settimana a Montemonaco.
Fu una grande sorpresa per Ristori vedere i monumenti architettonici, le case, le chiese, i borghi ecc ecc, e rilevarne, attraverso un’attenta lettura, la gloriosa traccia di un passato architettonicamente ricco e insospettato. Inoltre si appassionò non poco ai numerosi simboli scolpiti che avevo da poco scoperto sugli edifici del territorio. Ne scaturirono convegni e libri tutt’oggi in commercio, dove inserii un repertorio appena indicativo rispetto all’ingente documentazione catalogata. Sulla scia di questi studi si mosse anche lo studioso Furio Cappelli con interessanti contributi. Oggi leggo in un libro, che attinge a piene mani a quelle ricerche con relative immagini, che l’autrice li avrebbe scoperti nel 2002-2003 a seguito dei suoi peregrinari nei sibillini. Libro che fra qualche giorno sarà presentato in Amandola, con deduzioni architettoniche e sui paramenti degli edifici, prive di qualsiasi fondamento scientifico. Ben venga per ognuno la possibilità di romanzare sulle leggende e sui miti. Ma non è possibile, e a maggior ragione all’interno di un Parco Nazionale dei Sibillini vocato alla salvaguardia delle radici del territorio, far coincidere i racconti immaginari con la realtà, quando questa non ne offre nessun appiglio. È il caso dei portali e finestre ornate di decori architettonici appartenenti stilisticamente alla stagione rinascimentale che vissero queste terre e, al contrario, indicati in questo libro come reperti di antichi templi pagani reimpiegati su paramenti di edifici nati poveri e scalcinati. Non mi dilungo sulla questione tecnica che smonterebbe facilmente una simile assurda teoria, ma devo notare quanto tutto questo sia eticamente contrario alla salvaguardia dei tratti distintivi, degli stilemi decorativi, presenti così copiosamente in moltissimi edifici del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Strumentalizzare il territorio di un Parco per avvalorare improbabili orizzonti culturali è quanto di più deleterio si può fare per un territorio, per la riscoperta doverosa e prudente della “filogenesi” della sua gente e per l’habitat in cui ha vissuto per millenni! Meglio sarebbe stato dichiarare di voler rimanere nell’ambito di un “sogno” che in questi luoghi fantastici avrebbe avuto invece pieno diritto di cittadinanza. Pertanto non comprendo quale sia mai il recondito fine di questa autrice ascolana e dei suoi sostenitori, in questa sconnessa operazione! Poiché l’unica cosa di cui non si ha veramente bisogno, dopo il modesto lavoro dei tanti ricercatori che collaborarono al Progetto Elissa e ai suoi convegni, è di vedere la Sibilla e le sue terre mistificate e strumentalizzate appiccicando etichette ideologiche perfettamente estranee sia al loro tessuto culturale, sia alle loro radici antropologiche.
Grazie per l’ospitalità, e con immutato affetto per le Terre della Sibilla Appenninica, invio ai suoi generosi abitanti il più caloroso saluto.
Marco Carobbi