[*Ottiglio] Prov. Alessandria "Grotta dei Saraceni".

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[*Ottiglio] Prov. Alessandria "Grotta dei Saraceni".

Messaggioda fede47 » mar 13 gen 2009 16:28

[*Ottiglio]
Emergono molte informazioni in merito alla presenza saracena in Piemonte, c’è chi afferma, appunto, che si siano insediati in diverse località della regione, anche settentrionali, e chi sostiene invece che si trattasse di altri gruppi di predoni, di zingari, ad esempio, ed escludendo a priori la presenza araba. Ma è Aldo A. Settia a fare veramente luce sulla questione. Dalle sue accurate e meticolose indagini scopriamo che le invasioni in Piemonte del X secolo avvennero e furono particolarmente violente. Distruzioni e saccheggi furono sempre improvvisi e furiosi. La maggior parte degli invasori era di religione mussulmana, ma la loro origine non era ne araba ne turca. Queste incursioni, in realtà, vennero condotte da europei, europei provenienti dalla Spagna, o addirittura dall’Italia centro-meridionale. La percentuale di “veri” Saraceni, intesi come popolazioni arabe o turche, era veramente molto bassa, quasi trascurabile, e non sono documentate loro insediamenti. Assalti feroci ed improvvisi, razzie, devastazioni, saccheggi e stupri caratterizzavano le scorribande condotte da questi predoni chiamati già all’epoca “saraceni” a causa di rilevanti motivazioni politiche e religiose.
Infatti per la Chiesa e l’Impero era molto importante far comprendere la pericolosità di queste invasioni, ad opera di infedeli, che invadevano le popolazioni cristiane e combattevano contro i paladini carolingi. Ecco quindi che in breve tempo si considerarono “saraceni” questi nuovi briganti, generando una giustificata confusione e motivando una ricerca di relitti lessicali nella toponomastica monferrina e nell’etimologia dei cognomi degli abitanti delle zone coinvolte. Gli stessi Barberis, cognome particolarmente diffuso nelle località di Ottiglio e Moleto derivavano, a detta dei sostenitori della prima teoria, da “berberi”. Il nome Moleto sarebbe derivato dall’arabo “Muley”, capo, signore, e così via. Ecco quindi alcune risposte al primo quesito. A questo punto va ricordato anche come le numerose località contenenti la parola “saraceno” possano non avere legami diretti con l’arrivo di questi predoni. Numerose sono, infine, le località conosciute come la “grotta dei saraceni”, il “bricco dei saraceni” la “torre saracena”, il “campo dei saraceni”, e così via. Il nomen latino identificava la persona mentre il cognomen indicava la gens di appartenenza, ovvero la famiglia intesa in senso più ampio, probabile eredità del concetto di clan.
Ecco quindi che i primi cognomi che si affermano in Italia appaiono intorno al IX secolo ad indicare classi privilegiate traendo origine dalle professioni svolte, dalle caratteristiche fisiche nonché dalle origini geografiche. Non dimentichiamoci nemmeno che tra il XV ed il XVI secolo vi fu una nobile famiglia di nome “Saraceno”, attestata anche ad Asti che avrebbe poi contaminato l’etimologia di molte località appartenute a questa importante famiglia.
Questo è il primo passo alla ricerca di una corretta interpretazione dei fatti e degli avvenimenti leggendari legati alla Grotta dei Saraceni. Al termine della lettura di queste considerazioni siamo giunti a comprendere la reale presenza saracena in Piemonte nel X secolo. Decisamente limitata e fortemente mescolata ad altre popolazioni europee aventi in comune l’orientamento religioso. Infine sappiamo che peso dare alle numerose località contenenti il termine “saraceno” e che non necessariamente, anzi, direi ben raramente, hanno etimologia influenzata da questi predoni che nel X secolo invasero e saccheggiarono le nostre terre.
Ci troviamo di fronte ad una quantità decisamente ragguardevole di informazioni e notizie in merito agli ipogei del colle di S. Germano. Notiamo al contempo come questi dati si possano difficilmente porre in relazione tra di loro e come non esistano riscontri tangibili sulle affermazioni scritte e riportate.
Si parla di un Mitreo di età romana, mai visto da nessuno in epoca recente, di un suggestivo lago sotterraneo, attualmente scomparso, di uno sviluppo di grotte stimato di oltre cinque chilometri, mentre l’unico ambiente conosciuto si estende per circa 300 metri.
La mappa delle grotte e la descrizione dei ritrovamenti, su cui comparivano schizzi dei vasi lustrali e del mitreo stesso, eseguita nel 1600 dal conte Mola, è andata distrutta, si dice per mano del sig. Maschera, la stessa persona che la scoprì in un libro della biblioteca di Casale. Ne sopravvive una versione recente, pare ricopiata dallo stesso Maschera, ma degli originali secenteschi, nessuna traccia. Allo stesso modo, il nutrito elenco di sensazionali ritrovamenti di carattere archeologico, che comprenderebbe vasellame, armamenti e manufatti, compare solo sulla carta. Nessun oggetto è stato studiato e nemmeno fotografato. Se mai esistiti, ora si trovano in collezioni private o peggio ancora, sono andati distrutti. Infine, le stesse epigrafi che tanto hanno acceso la fantasia della popolazione locale, al punto di improvvisarli cacciatori di tesori, non si trovano più, rimosse e poste al sicuro, scrive il di Ricaldone. Ma dove?
L’impossibilità di attestare anche un solo elemento di queste tanto suggestive ed affascinanti affermazioni ci discosta dall’immagine favoleggiante acquisita, nel corso degli anni, dalla località di Ottiglio e dalle frazioni di Prera e di Moleto. Infine molti storici e studiosi sono discordi con le affermazioni e le congetture scritte in merito a queste località. In primo luogo mettono in dubbio proprio la presenza delle popolazioni saracene in Piemonte. Gli studi etimologici e toponomastici sono discordanti. Se Massimo Centini ipotizza un legame con la mitica capitale saracena “Attilia”, probabilmente individuata con Libarna, lo stesso Aldo di Ricaldone che in un primo tempo ipotizzava l’origine del nome Moleto discendere dall’arabo “Muley”, che significa “signore”, “capo”, si corregge indicandone la derivazione dal latino “Molleus” (cfr. Dante Olivieri: Diz. Di top. Piem. 1965, 219 sgg.) Secondo una differente teoria, l’origine del nome Ottiglio deriverebbe dal cognome di un’importante famiglia locale, i De Tilio. Quali dati concreti abbiamo in mano? Nessuno.
A parte l’esistenza attestata di un complesso sotterraneo, che si estende sotto al colle di S. Germano per circa 300 metri, di origine carsica ed in parte riadattato dall’intervento umano. L’indagine scientifica parte da qui e cercherà di trovare tutte le risposte alle principali domande. Solo in seguito ad uno studio razionale ed approfondito sarà possibile inquadrare il contesto storico, archeologico e geologico per poter ponderare nella giusta misura l’importanza del luogo in studio e dei suoi misteri. 
Ritrovamenti:(pervenuti solamente in forma orale o confidenziale).
1571-1626 Il conte Fabrizio Mola si reca all’interno delle grotte, trova statue in bronzo e tufo relative al culto mitreo, rotoli di pergamena, paramenti, armi e salmerie. Sarebbero ancora in loco, poste dal conte in 4 nicchie sigillate da lastre di tufo e contrassegnate da 4 simboli. Avrebbe inoltre lasciato su due chiese della zona e sul proprio castello tre epigrafi con iscritto un codice che una volta decifrato permetterebbe di ritrovare l’ingresso utilizzato dal conte per accedere alle grotte. Redige inoltre un manoscritto contenente la descrizione e la mappa della grotta.
1876 Presso l’ingresso della grotta viene scoperta una stele di pietra decorata con bucrani.
Inizio ‘900 A Torino, in via Monte di Pietà durante la costruzione delle fondamenta del San Paolo, appaiono i resti di un tempio dell’età romana più migliaia di monete ossidate e raggrumate tra loro. Inizio ‘900 Alcuni cacciatori sorpresi dalla pioggia si rifugiano all’interno della grotta, dove in seguito ad una frana viene alla luce un Agnus Dei d’oro. L’oggetto fu consegnato al conte Candiani.
1927 Pietro Maschera trova il manoscritto del conte Mola tra le “Lettere di San Girolamo” presso la biblioteca del seminario di Casale. L’originale fu distrutto dallo stesso Maschera, una copia fu effettuata da Ricaldone.
1955 – 56 Ricaldone scopre le tre epigrafi, le rimuove e le pone al sicuro.
1955 – 57 Presso i cascinali Magrina di fronte a Moleto vengono trovate tombe con armi medievali.
1927 E’ stata rinvenuta all’ingresso delle Grotte dai lavoranti di Maschera una tavola di tufo lunga mt. 1,50 e larga cm.70 circa recante l’iscrizione: “extra limen”. Era appoggiata ad un sedile scavato nella parete. Inoltre furono trovati vasi di bronzo con fregi di rose, “facce brutte” successivamente distrutte poiché ritenute spaventose. Emerge il masso a forma di piramide.
1928 Perbona di Marengo - rinvenuto busto d’argento a grandezza naturale dell’imperatore Lucio Vero più altri oggetti – attualmente si trovano presso il museo archeologico di Torino.
1941 Desana – 46 utensili d’oro e d’argento di età imperiale romana.
1944 Nei pressi della cappella di San Michele fu trovata una tomba scavata nel tufo contenente uno scheletro e una grossa spada.
1944 Rompendo un vecchio muro di conci di tufo in una casa di Moleto, viene trovata una tomba contenente uno scheletro, resti di vestiti, due anfore alte cm. 50, una ciotola e due lumi sepolcrali con monete. Il materiale fu disperso, solo le ossa sono state sepolte nel cimitero del paese. – testimone l’allora parroco di Moleto.
1954 Presso l’ingresso della grotta: otto grandi monete d’argento, una moneta piccola d’argento e una moneta piccola d’oro.
1956 o1958 (Discrepanze sulla data di ritrovamento tra le affermazioni del Ricaldone e del Santacroce)
Nel bosco presso la grotta: 4 Frammenti di ciotola in terracotta che presentano una decorazione a fasce parallele e che la dividono in rettangoli, reca tracce di colorazione verde pisello e rosso. epoca stimata III° sec. d.C.. Un frammento dovrebbe essere nelle mani del Signor Grisella.
1957 Nel corridoio della cella campanaria della distrutta chiesa di San Germano, viene trovato un piccolo trono in tufo a base semicircolare (cm. 46 x 33) ricavato da un unico blocco, con bucranio scolpito nello schienale. Presenta frammenti decorati con vernice azzurra.
1957 Nel territorio della ditta Bargero presso Moleto un escavatore porta alla luce una cavità con una colonna al centro. Sono visibili anelli di ferro arrugginiti inseriti nella colonna. Il tutto fu distrutto.
1958 Nelle cantine di un’abitazione privata di Moleto furono trovati due scheletri, due anfore in terracotta alte 50 cm., una ciotola, due lumi sepolcrali con monete di bronzo. Testimone del ritrovamento fu don Raimondo, parroco di Moleto. Il possidente si rifiutò di mostrare i reperti e di fornire ragguagli.
25/08/1961 Avviene la distruzione della chiesetta di San Germano sita sul colle omonimo, emergono dai resti frammenti di un fonte battesimale, presenta un fregio carolingio a treccia e a spina di pesce, documentazione fotografica presso Ricaldone.
1968 Mezza fiaschetta di cuoio per polvere da sparo risalente al XVII –XVIII secolo, rinvenuto in un punto indicato durante delle sperimentali sedute ipnotiche a cui si sottopose una paziente di un anonimo medico.
Anni 70/80 Nella zona occupata dai frantoi UNICEM emerge una camera delle dimensioni di mt. 4x3 e alta mt. 5. E’ presente una colonna con basamento che regge il soffitto. La distruzione della camera fu bloccata per merito dell’intervento dell’autorità tutelante il patrimonio archeologico.
Appaiono inoltre due tombe coperte da due lastre di tufo lunghe mt. 2,20, contenenti due scheletri con le mani appoggiate sull’elsa della spada, la lama era ormai “mangiata” dal tufo.
Le lastre recavano iscrizioni in lingua araba. Il suddetto materiale finì nei frantoi.
1978 Pugno sente per radio la notizia del ritrovamento di un trono tufaceo, avvenuto bei pressi dell’ingresso della grotta.
1993-2001 Diverse segnalazioni raccolte via email .
Nei pressi della grotta si trova un accesso secondario con tratti in muratura. Non si capisce se si tratta di rivestimenti a sostegno della volta o di ostruzioni (forse tamponature) effettuate prima di concordare i crolli.
All’interno delle grotte ci sarebbe davvero il lago sotterraneo, dotato però di ringhiera e non troppo lontano dall’ambiente considerato mitreo, che alcune persone avrebbero visto. All’interno delle grotte si troverebbero alcune incisioni, una di queste raffigurerebbe una croce imissa.
[url][http://www.amicidellanatura.org/url]Pagine Grotte dei saraceni.;-) federico47
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Messaggioda fede47 » sab 24 gen 2009 12:34

:-)
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