Per decenni i manufatti contenenti amianto sono stati commercializzati ed utilizzati in ogni campo.
Dalla copertura di costruzioni, dalla piccola capanna al grattacielo, dalle fioriere, ai serbatoi ed alle tubazioni per il trasporto dell'acqua potabile e del vino.
L'Eternit non è ne sicuro, ne eterno come ci avevano fatto credere.
E' arrivato il tempo di dover sostituire questo prodotto con altri e la Legge impone, a salvaguardia della nostra salute, di affidare ad aziende specializzate lo smaltimento di questo rifiuto. Siamo tutti perfettamente in accordo.
Il problema sorge per il privato cittadino che, dopo aver sostituito il piccolo serbatoio dell'acqua potabile, in osservanza alla Legge, si trova a dover sostenere dei costi di smaltimento veramente alti dovute principalmente alle analisi del prodotto per determinare il contenuto di amianto.
Le conseguenze da tempo si vedono. Non è raro incontrare questi prodotti ammassati a fianco dei cassonetti dei rifiuti o, peggio, abbandonati lungo le strade di campagna, per non parlare di quelli interrati o annegati nel cemento di nuove costruzioni.
In Italia la quantità stimata di prodotti in cemento-amianto da smaltire è di 20 - 30 MILIONI di tonnellate.
Il problema è sociale e, ad esempio, Regioni come Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Toscana, anche in conseguenza di nuove direttive europee, si sono attivate per limitare il fenomeno di abbandono di questi rifiuti attivando, tramite i Comuni e le Aziende a partecipazione pubblica di raccolta dei rifiuti, servizi gratuiti o con piccolo contributo che consentono al privato cittadino di risolvere civilmente il problema.
In Umbria non mi risulta che siano attivi servizi di questo tipo.
Forse è ora di un adeguamento legislativo regionale.
Se avete notizie di diverso tenore, fatemi sapere.
Maurizio Ceragioli