L'Aquila - Cani uccisi da cacciatori

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L'Aquila - Cani uccisi da cacciatori

Messaggioda Anna Bianca » mar 23 set 2008 23:16

L'Aquila.
Cani randagi uccisi a fucilate da alcuni cacciatori. Non si fa attendere
la reazione della sezione aquilana della Lega nazionale per la difesa del
cane, che esprime il proprio sdegno «nei confronti delle persone che hanno compiuto, il 21 settembre, l’orribile gesto di uccidere a fucilate due
randagi nella cava ex Teges, a Paganica». I cani, due femmine di pastore
di circa 7 mesi, erano stati individuati da qualche tempo, assieme ad un
maschio, dall’associazione: trattandosi di cani diffidenti e spaventati,
si stava infatti cercando di avvicinarli per sterilizzare le femmine, cosa
nella quale l’associazione è da sempre impegnata per combattere il
randagismo.
«Il gesto compiuto domenica, quindi, non solo è orribile e crudele di per
sé (nonché senza senso alcuno, ammesso che uccidere un animale ne abbia mai) - scrive la Lega nazionale per la difesa del cane -, ma vanifica
tutto il lavoro dei volontari dell’associazione, fatto in questi giorni.
L’apertura della caccia (dalle prime indagini e dalle testimonianze dei
presenti pare si trattasse di cacciatori, anche visto il tipo di arma
utilizzata), pratica alla quale siamo contrari per ovvi motivi, crea
sempre non pochi problemi a chi si occupa di animali: nella giornata di
domenica, infatti, il nostro turno di volontariato al rifugio è stato
complicato dai continui spari che hanno agitato e spaventato i nostri 400
ospiti».
Il plauso dell’associazione va ai due cacciatori che hanno segnalato e
denunciato l’accaduto, prima alla Lega nazionale per la difesa del cane e
poi ai Carabinieri di Paganica, intervenuti sollecitamente, così come la
Asl. «Auspichiamo che i responsabili di questo crudele e ingiustificato
gesto - conclude l’associazione - vengano presto individuati e puniti e
che, com’è successo domenica, si denuncino sempre e comunque gli episodi di maltrattamento o uccisione di animali: la legge 189 del 2004, infatti, all’art. 544-bis, recita che “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi”».
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