A che serve una critica....

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A che serve una critica....

Messaggioda Kraymslight » gio 12 nov 2009 18:23

Un pensiero convinto che contrasta il pensiero altrui ??..

Ad offendersi..?!

A demoralizzarsi ?!?

O a crescere :!: :?: :?: :!:

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Kraymslight
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Sulle vie del mondo-Escursionismo>La critica e la storia dell'arte>Diego Cocolo

Messaggioda Kraymslight » gio 12 nov 2009 18:53

La critica letteraria ed artistica è spesso considerata dagli artisti come un tirannico educatore, che da ordini capricciosi, impone proibizioni e concede licenze, giovando così o nocendo alle loro opere determinandone la sorte.

Perciò gli artisti o si fanno intorno sottomessi, adulatori, in cuor loro detestandola; oppure, quando non ottengono il loro intento o l'animo fiero gli vieta di scendere a quella finzione ipocrita, si rivoltano contro negandone l'utilità e beffeggiandola.

La colpa è degli artisti che non sanno che cosa sia la critica, e ne aspettano favori che essa non è in grado di concedere, o ne temono danni che non è in grado di infliggere: essendo chiaro che, come nessun critico può rendere artista chi artista non è, ma solo spacciarlo per tale, così nessun critico può mai abbattere un artista, che sia artista, al massimo tentare di deprimerlo.

Ma, talvolta, sono i critici stessi che si atteggiano ad oracoli, a guide dell'arte, a veggenti, a profeti, e sono scontenti dell'arte che si produce nel presente, e ne vorrebbero una simile a quella che si faceva in questa o quella età passata o un'altra che dicono di intravedere nel futuro.

E' necessario aggiungere che quei critici capricciosi non sono tanto critici quanto, piuttosto, artisti mancati, che tendono bramosi ad una certa forma d'arte che non hanno raggiunto, sia perché contraddittoria e vaga, sia per le loro scarse capacità, serbano l'amarezza dell'ideale in attuato e non sanno far altro che evocarne dappertutto la presenza.

Talvolta sono artisti non mancati, ma che non accettano forme d'arte diverse dalla propria, accrescendo la gelosia, di cui molti valenti artisti si sono macchiati. Gli artisti dovrebbero, a questi artisti-critici, rispondere pacatamente: "Proseguite con la vostra arte ciò che fate così bene, e lasciate fare a noi quello che possiamo fare noi"; e agli artisti mancati e critici improvvisati: "Non pretendete che facciamo noi ciò che non avete saputo fare voi".

C'è una concezione della critica vista come un giudice che deve distinguere il bello dal brutto nell'arte che è stata prodotta.

Ma è un’attività inutile, non c'è bisogno della critica per distinguere il bello dal brutto: la produzione stessa dell'arte non è altro che questa distinzione, perché l'artista giunge alla purezza dell'espressione eliminando quello che non gli piace.

La critica concepita come giudice, uccide il morto o dà vita al vivo, cioè fa cosa inutile. Infine, la critica come interpretazione o commento, che deve restringersi al solo compito di fornire informazioni sul tempo in cui fu eseguita l'opera e su ciò che rappresenta, spiegando le forme linguistiche e le allusioni, lasciando che l'arte operi spontaneamente nell'animo del suo fruitore, che lo giudicherà secondo il suo gusto.

Il critico, in questo caso, è rappresentato come una guida: la critica è l'arte di insegnare a leggere meglio le opere. La critica d'arte è anche critica storica, quindi non dovrà semplicemente approvare e rifiutare, bensì spiegare, perchè non esistendo nella storia fatti negativi, ma solo fatti: ciò che al gusto appare brutto, non sarà brutto nella considerazione storica: anche se considerato non artistica, un'opera sarà qualche altra cosa, e avrà la sua importanza storica, tanto è vero che è esistita.
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