Thomas Ashby grande archeologo e fotografo, la sua sterminata opera merita un premio speciale Chi ama davvero la fotografia non può rimanere indifferente davanti a questo vero e proprio gigante dell’archeologia e pioniere della nostra grande passione. Ho inserito tra le mie foto una delle sue (“San Giovanni in Palazzolo” è il titolo che le ho dato e fu scattata da Ashby nel 1912 presso la zona archeologica di Palazzolo, nel territorio di Vasanello, Lazio), e se avrete la pazienza di continuare a leggere capirete perché l’ho fatto. A questo personaggio l’Italia deve il “ricordo” di molte delle testimonianze archeologiche ancora esistenti all’alba del XX secolo, ed oggi, in appena un centinaio di anni spesso totalmente scomparse. Cosa peraltro capitata all’edificio di quella foto, di cui non rimane altro che una sorta di dito adunco puntato verso il cielo.
Che c’entra tutto questo con il concorso? Niente, ovvio, a meno ché, come mi è balenato d’improvviso, non mi aiutate tutti quanti (votando la foto e segnalandola alla redazione) a proporre che sia indetto un premio speciale per ricordarne la memoria. Magari così, dal prossimo anno potrebbe debuttare anche la “Sezione Thomas Ashby per la fotografia archeologica”. Se l’idea vi piace, avanti, proviamo!
Qualche notizia in più L’archeologo inglese capitò a Vasanello, più precisamente nella zona archeologica di Palazzolo nel 1912. Ad attirarvelo gli scritti di uno studioso che lo aveva preceduto appena una ventina di anni prima, quell’Angiolo Pasqui che tanto contribuì, all’alba del XX secolo, attraverso i Materiali per l’Etruria e Sabina, alla realizzazione della prima Carta Archeologica d’Italia.
La documentazione fotografica dello Ashby inerente Palazzolo consente di vedere i resti della struttura di un edificio, oggi praticamente scomparso, la cui parte ancora leggibile è costituita da un muro su cui sono presenti le tracce, sulla parete interna, di un’aula coperta a doppio spiovente, contraddistinta da una monofora e da un’altra piccola apertura cruciforme. In alto si notano i fori delle travi di un solaio, che ricopriva anche il doppio spiovente di quella che dovette essere una cappella. L’immagine rappresenta quindi l’unica preziosa testimonianza della struttura architettonica della chiesa di San Giovanni in Palaçoli.
Archeologo e storico dell’architettura, Thomas Ashby nasce a Staines, poco lontano da Londra nel 1874. Arriva per la prima volta in Italia nel 1890 (a sedici anni) con il padre che, appassionato di archeologia, si trasferisce con l’intera famiglia nella campagna romana. Studia tuttavia ad Oxford, poi torna a Roma diventando professore e quindi primo direttore della British School. In 35 anni di attività, svolta quasi completamente nei dintorni di Roma, oltre a compiere studi ancora oggi portati ad esempio nelle università, Ashby scattò migliaia di fotografie che rappresentano spesso, un po’ come nel caso della fortezza di Borghetto, l’unica testimonianza di un mondo così profondamente trasformato da apparire ormai quasi onirico. Le immagini del suo sterminato archivio ritraggono soggetti diversi, principalmente di carattere archeologico e topografico, abbracciando tuttavia anche aspetti folcloristici e paesaggistici che in appena un centinaio di anni hanno subito cambiamenti spesso radicali. Si interessò a lungo dell’architettura romana e dei dintorni della città, pubblicando studi fondamentali soprattutto sugli acquedotti e sulle vie consolari. Tra il 1891 e il 1925, a piedi e in bicicletta, percorse tutta l’Appia, fotografando ruderi e persone, luoghi e cose. Il risultato, oltre agli innumerevoli negativi e foto, sfociò in centinaia di pagine manoscritte di appunti, un trattato del 1927, Roman Campagna in classical times (London 1927), e un’ulteriore monografia sull’Appia che sarebbe risultata la più esauriente mai scritta: l’archeologo muore però nel 1931, a Londra, prima di vederla pubblicata. Fondamentali rimangono ancora oggi le sue opere sulla topografia di Roma, A Topographical Dictionary of Ancient Rome (London 1929), ed altri suoi lavori quali The Architecture of Ancient Rome (London 1927), e The Aqueducts of Ancient Rome (Oxford 1935).
British School: straordinario archivio della memoria Per chi volesse approfondire il percorso fotografico di Thomas Ashby, si consiglia una passeggiata alla British School at Rome (proprio accanto alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Villa Borghese) che custodisce, oltre alle 9mila fotografie della sua preziosa collezione, scattate prevalentemente tra il 1890 e il 1925, anche le centinaia di pagine di appunti attraverso cui l’archeologo usava commentarle. Gran parte delle fotografie sono incollate su 19 album e ritraggono, insieme all’enorme patrimonio della campagna romana, laziale ed abruzzese, anche siti archeologici e lavori di scavo effettuati in Nord-Africa, Grecia, Malta e Galles. Nel 2002 la British Scholl ha iniziato un progetto di catalogazione finanziato dal The Getty Foundation. Contestualmente, nel 2003 è partito un progetto di restauro conservativo degli album finanziato dal The Gladys Krieble Delmas Foundation. Queste importanti scelte hanno permesso di valorizzare l’intera collezione Ashby (e non solo), che oltre ad essere adeguatamente catalogata è oggi accessibile alla consultazione via web (
http://www.bsr.ac.uk/). Un doveroso ringraziamento per la realizzazione di questo servizio va alla dott.ssa Alessandra Giovenco, archivista della British School, per la cortesia e disponibilità dimostrata nel mettere a disposizione notizie e fotografie.