effelara ha scritto:Quello che veramente mi interessa è poter continuare a stampare in camera oscura in B/N e colore,è l'unica cosa che veramente mi interessa,ma so che non potrò farlo per molto ancora,e tra poco non troverò più nulla, perchè OGGI C'E' IL DIGITALE!!! questo è il mio "problema"si dice sempre che sono ambedue tecniche da utilizzare è sfruttare ma non si dice che una è destinata immeritatamente a sparire
E' il progresso, caro amico! Neanche a me piace, ma è così. Quando leggi che la Kodak elimina la produzione della Kodachrome (qualche mese fa) perché nessuno la vuole più
http://tinyurl.com/n3rn3b oppure
http://tinyurl.com/ljktdk significa solo una cosa: la fotografia è morta e sepolta, nonostante i pochi nostalgici residui.
Sulla qualità della pellicola c'è poco da dire; senza andare a fare astrusi calcoli, qualcuno può, qui, affermare che un qualsiasi sensore da millemilioni di pixel è migliore di un fotogramma 24x36 di Kodachrome?
Parlo solo in termini di risoluzione; un sensore FF di 24 Mpx (credo sia questo il massimo per il FF, attualmente: es. Nikon D3X) quanto è migliore di un pezzo di pellicola di pari dimensione, su cui, ricordiamolo, ogni parte della superficie sensibile è impressionabile dalla luce, senza soluzione di continuità, non solamente un reticolo (per quanto fitto) di pixel?
E tralascio ogni altro discorso sulla resa dei colori, sulla latitudine di posa, eccetera.
Purtroppo è il mercato, questo. L'immediata fruibilità della fotografia, l'abbattimento dei costi di laboratorio, l'adozione di strumenti per la visione più pratici (TV, monitor) e soprattutto già presenti nelle nostre case, la semplicità di archiviazione, hanno decretato la fine di una tecnologia che ha fatto la storia del giornalismo o dell'arte, ma non è detto che questa nuova non contribuisca alla scrittura di una nuova storia, forse anche più ampia, visto il maggior numero di fotografi (anche quelli della domenica, sì) e di immagini scattate.
O, probabilmente, non scriverà niente perché i nostri moderni hard disk possono bruciarsi, i CD o i DVD possono diventare illeggibili nel giro di qualche anno.
I dagherrotipi, le lastre al collodio, le fotografie di William Henry Fox Talbot o di Joseph Nicéphore Niépce o di Julia Margaret Cameron vivono ancora nei musei, dopo quasi due secoli, ma i nostri scatti digitali quanto dureranno? I sistemi di archiviazione attuali, considerando la loro sensibilità a fattori esterni, quali corrente elettrica e campi magnetici, quanto possono durare?
I fotografi del passato si preoccupavano di tramandare i loro lavori, ma oggi? Personalmente ho migliaia di diapositive e di negative B/N e nel mio hard disk ho migliaia di files (ebbene sì, non mi piace chiamarli fotografie). Le prime risalgono anche a quarant'anni fa, le posso toccare, le posso montare nei caricatori del proiettore; con esse c'è fisicità, c'è contatto. Quando le prendo le sento "mie".
Tutto questo non mi riesce con i files, li ho realizzati io, è vero, ma non li sento "miei", non li posso toccare.
E, sinceramente, non me ne frega niente se domani mi si brucerà l'hard disk. Quelle immagini andranno a far parte dei ricordi al pari di tutti gli altri ricordi di ciò che non ritornerà più.