Borletti, la dura vita degli "ex"Da edificio simbolo del boom economico meneghino, a terra di nessuno. E' la triste sorte toccata alla palazzina liberty, un tempo sede dello stabilimento Borletti. L'edificio, che affaccia su piazza Irnerio e su via Costanza, da circa 40 anni è condannato a un deplorevole stato di abbandono e degrado, divenendo meta ideale di vandali e tossicodipendenti. Sul suo futuro più ombre che luci.
PROFILO STORICO - Correvano i mitici Anni Sessanta, in pieno boom economico, quando il gruppo milanese Borletti decise di aprire uno stabilimento nella palazzina liberty di via Costanza, annoverata tra i migliori esempi di archeologia industriale del capoluogo lombardo. Su quei tre piani si producevano congegni di precisione, in particolare contagiri e contachilometri per automobili, ritenuti "perfetti" come i "punti" delle macchine da cucire Borletti celebrati dalla storica voce fuori campo di Carosello.
Al di là dei finestroni ad arco della facciata si affannava un'umanità d'altri tempi, dentro la quale non era insolito trovare accanto agli operai "operai", qualche letterato improvvisatosi operaio per bisogno. Tra questi, lo scrittore italo-russo Giorgio Scerbanenco stimato da alcuni nomi di spicco del giallo moderno - vedi Lucarelli e Pinketts - come il padre del noir all'italiana. Lo stesso Scerbanenco ambientò alcuni suoi racconti proprio nell'opificio di via Costanza.
IL DECLINO - A cavallo tra gli Anni Sessanta e Settanta per il gruppo Borletti iniziò una fase di declino, che tra le altre cose portò alla chiusura dello stabilimento di via Costanza. Lasciata nella più totale incuria, la struttura fu acquistata, all'inizio degli Anni Novanta, dallo stesso gruppo proprietario dell'adiacente Hotel Marriot. Un cambio di gestione che non ha sortito alcun effetto in termini di recupero dello stabile, piombato in una progressiva condizione di degrado, alimentata dalla scarsa illuminazione della zona e dal fatto che l'ingresso è protetto da lucchetti artigianali, più volte scardinati in passato. Vetri rotti e ambienti fatiscenti testimoniano oggi il vergognoso stato cui è relegato e dal quale traggono beneficio individui dediti ad attività tutt'altro che lodevoli.
IPOTESI DI RECUPERO - Il progetto di farne un residence annunciato, qualche anno fa, dagli attuali proprietari, non sembra destinato ad avere un seguito. Anche perché sull'utilizzo della palazzina grava un vincolo posto dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, esteso a tutti gli edifici liberty della città.
Dall'Ufficio Stampa dell'Assessorato allo sviluppo del Territorio del Comune di
Milano, fanno sapere che è stata effettuata una mappatura degli edifici bisognevoli di interventi di recupero - tra i quali rientra l'edificio in questione - in base alla quale a breve dovrebbe essere approvato il nuovo piano di governo del territorio. Ciò consentirà al Comune di individuare i casi più disperati e sollecitare i relativi proprietari a mettersi in regola.
La politica perseguita dall'attuale amministrazione è quella della "tolleranza zero" verso chi abbandona gli edifici in cattivo stato; in virtù di queste considerazioni è assolutamente da scartare - sottolineano dall'Assessorato - l'eventualità che la struttura possa essere demolita per far posto a una nuova costruzione.
Tra le ipotesi al vaglio c'è quella di includere l'ex Borletti in un ampio progetto di
housing sociale.