Non ci lasciano giocare… in Siria
La repressione da parte del regime è in corso da anni, ma ha attualmente assunto i caratteri di una ferocia inimmaginabile prendendo di mira i bambini e le bambine che non muoiono soltanto a causa dei bombardamenti o come vittime casuali di attentati, ma vengono arrestati arbitrariamente con l’accusa precisa di avere pronunciato parole contro il dittatore.
In quanto dissidenti o figli e figlie di dissidenti, queste creature vengono torturate, stuprate, usate come scudi umani, sgozzate. I loro corpi straziati sono esposti pubblicamente, secondo una strategia che ha per obiettivo quello di piegare l’opposizione violando quanto di più sacro e profondo ci sia negli gli esseri umani, l’amore e l’istinto di protezione per i più piccoli e le più piccole. Queste modalità non hanno precedenti nella storia delle dittature.
Radhika Coomaraswamy, il rappresentante speciale dell’ONU per i bambini e le bambine nei conflitti armati, ha dichiarato «L’uccisione e il ferimento di bambini durante gli scontri armati avviene in molti conflitti, ma la tortura di bambini in prigione, bambini di dieci anni, è qualcosa di straordinario, che non abbiamo visto prima in altri luoghi».
Ci rendiamo conto che la crisi siriana è estremamente complessa e si sviluppa su molti livelli, toccando interessi internazionali e relazioni di equilibrio nello scacchiere politico mondiale. Chi appoggia chi? Chi tollera e non denuncia? Chi aspetta il momento più conveniente?
In questo contesto percepiamo un senso di impotenza che fa sembrare inutile ogni condanna, ogni denuncia, ogni gesto di ribellione.
Siamo però di fronte a una situazione inaccettabile, non possiamo restare a guardare senza denunciare, senza dichiarare pubblicamente la nostra indignazione.
Consapevoli del fatto che la nostra accorata condanna, nel tuonare devastante di questa assurda guerra, è solo una debole voce, chiediamo a tutte e a tutti una parola, un gesto, un pensiero solidali per moltiplicarne la forza e renderla un immenso gesto collettivo di denuncia contro chi pianifica questo orrore, chi lo appoggia, chi acconsente, chi tace.
Per questo vi invitiamo da venerdì 6 luglio
- a portare al polso in segno di lutto per l’uccisione dei bambini un nastro bianco su cui scrivere
LIBERI DI GIOCARE IN SIRIA LIBERA
- a informare, sensibilizzare e coinvolgere il maggior numero di persone diffondendo questa iniziativa con lettere, mail, sms, comunicati rivolgendoci anche alle donne e agli uomini delle istituzioni perché si facciano interpreti della nostra condanna.