Repubblicahttp://napoli.repubblica.it/dettaglio/Una-vita-con-i-detenuti-dall%BFItalia-all%BFAmerica/1425995Una vita con i detenuti dall'Italia all'AmericaLa prima volta che è andata in Texas era in viaggio di nozze. «Pensavo fosse l´unica possibilità per me di incontrare il mio amico Paul, condannato alla pena di morte. E ho fatto bene, dopo 5 mesi l´hanno ammazzato». Michela Mancini, napoletana di 33 anni è una volontaria di ferro che da 12 anni scambia lettere e compagnia con i detenuti Usa rinchiusi nel braccio della morte. La sua storia sarà una delle testimonianze chiave dell´incontro di oggi al Villaggio del fanciullo di Pozzuoli (via Campi Flegrei, 12), organizzato dalle associazioni. Esperienze di volontariato nelle carceri italiane, raccontate con video-testimonianze e racconti choc di detenuti italiani e di quelli americani, alla presenza di David Atwood, Stefania Tallei, Carlo Alberto Romano, Arianna Ballotta, Gianni Pizzera. Ma anche le storie di vita delle detenute del carcere di Pozzuoli.
I volontari fanno quello che possono, laboratori di teatro, corsi di scrittura, provano a regalare un po´ di vita normale. «Vorremmo riportare le esperienze di eccellenza che ci sono al Nord. Lì lavorano, producono materiali, li mettono sul mercato. Pozzuoli è zona di pescatori, le nostre detenute potrebbero produrre le nasse, le reti da pesca». Anche con la corrispondenza qui c´è un trend al contrario, gli studenti al Nord corrispondono con i detenuti, qui le esperienze sono pochissime.
La storia di Michela è emblematica. A 21 anni entra per la prima volta nel carcere di massima sicurezza di Huntsville, in Texas, poi assiste a due esecuzioni. «Sei gli occhi di queste persone all´esterno, ti danno la loro anima e poi quando ti chiedono: "Sto per morire, stammi vicino", puoi mai tirarti indietro?». Da allora, Michela - vicepresidente della coalizione contro la pena di morte e presidente della cooperativa "Città dell´Essere" di Pozzuoli" - ha fatto tanta strada nell´universo dell´assistenza ai detenuti. Nel 2000 si è battuta per dimostrare l´innocenza di Richard Jones, poi contro la condanna di Jo Kennon. Per lui contattò Enzo Biagi. «Mi ascoltò con attenzione e mi disse: "Vado in Texas a intervistarlo».
Maria Gaita è una insegnante in pensione che da otto anni passa il sabato pomeriggio con le detenute di Pozzuoli. «Abbiamo un laboratorio di scrittura e di lettura. Qui ci sono nigeriane, algerine, napoletane, albanesi che vivono conflitti e passioni. Sono tranquille se leggono: Valeria Parrella, Almudena Grandes, amano Peppe Lanzetta. Così, attraverso la lettura, donne senza cultura trasferiscono altrove le loro vite negate». Nella casa di pena di Pozzuoli da 30 anni lavora Lina Stanco, anche lei insegnante in pensione. Ogni giorno in carcere, dalle otto alle venti.
(21 febbraio 2008)
23/02/2008
il mattino http://www.ilmattino.it/mattino/view.php?data=20080223&ediz=CIRC_NORD&npag=45&file=D.xml&type=STANDARD
L’importanza del volontariato per mettere a fuoco la realtà e scardinare i pregiudizi PATRIZIA CAPUANO Pozzuoli. «Dietro le sbarre del carcere femminile di Pozzuoli ci sono 140 detenute. Ognuna ha una storia frantumata e una vita da ricostruire, cui bisogna donare sostegno per ricominciare». Queste le parole del direttore della Caritas Diocesana e cappellano della casa circondariale di Pozzuoli, don Fernando Carannante in apertura del convegno «L’importanza del volontariato all’interno delle carceri».
Ieri, durante una giornata di studi nel Seminario Maggiore, è stato delineato il difficile percorso che unisce le condizioni della vita dei reclusi con il volontariato e il rispetto dei diritti umani. «Bisogna mettere a fuoco la realtà nel carcere, avvicinarsi alle singole storie e scardinare soprattutto i pregiudizi», spiega invece don Paolo Auricchio, vicario Diocesi di Pozzuoli e cappellano nel carcere minorile di Nisida.
A moderare il dibattito, Luciano Scateni, che in un suo intervento ha sottolineato: «C’è da riflettere molto sulle capacità della società nel sostenere queste persone». Fondamentale dunque è il contributo del volontariato. «Occorre forza – racconta Maria Gaita dell’associazione Febe e volontaria nel carcere di Pozzuoli – per permettere a queste donne di illuminare la parte più buia di se stesse e della loro vita». Al summit ha partecipato anche l’Itis di Pozzuoli.
Particolare interesse tra gli alunni ha suscitato la testimonianza di David Atwood, fondatore della Coalizione Texana per l’abolizione della pena di morte. «In 25 anni - spiega Atwood - negli Usa sono state eseguite mille esecuzioni. Due milioni le persone in carcere e 3mila nel braccio della morte. La mentalità però sta cambiando: il 60 per cento dei cittadini si è dichiarato a favore di una pena alternativa all’esecuzione capitale».
Michela Mancini, socio fondatore della Coalizione italiana contro la pena di morte e presidente della cooperativa Città dell’Essere afferma: «Non si muore solo con una condanna a morte. L'emarginazione e le condizioni nelle nostre carceri conducono i detenuti ad una morte lenta».
La conclusione, infine, è stata affidata al vescovo di Pozzuoli, monsignor Gennaro Pascarella, che ha sottolineato il fondamentale contributo del volontariato. Il convegno è stato realizzato dall’associazione Angeli Flegrei, Campi Flegrei Terzo Settore, Città dell’Essere, Febe, Caritas Diocesana di Pozzuoli e la Coalizione contro la pena di morte con il Centro Servizi per il Volontariato.