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Le origini di Torella, la sua denominazione e le sue antiche vicende storiche scompaiono nella notte di un passato nel quale e impossibile penetrare per la mancanza assoluta di documenti.
Secondo le poche, incerte e generiche notizie, o meglio supposizioni, il primo nucleo di Torella sarebbe sorto intorno all’800 ad opera di un gruppo di profughi, provenienti dalle pianure del Biferno del Volturno, scampati alle incursioni Saracene.
La scelta del Luogo, per la nuova dimora, sarebbe caduta su Collalto per la struttura morfologica del terreno che permetteva l’avvistamento e la difesa e rendeva difficile l’arrampicata ai predoni.
Ignoriamo le vicissitudini di questo manipolo di fuggiaschi, ma senz’altro si fortificò ed eresse, sulla collina digradante verso il Biferno, una torre di guardia i cui resti continuano tuttora a sfidare i secoli.
La resistenza del rudere, chiamato indifferentemente Torre o Pistillo, ha acceso ed alimentato, nel tempo, la fervida fantasia di generazioni di Torellesi ed ha affidato Collalto alla legenda. Leggenda che lo volle bellissimo sito di un agglomerato urbano,i cui abitanti vivevano nell’armonia e nel benessere, distrutto in seguito dai fulmini e dalle formiche ed infestato da orridi serpenti. Ma c’è di più: fu sede degli inferi ed ospitò nelle sue caverne demoni ed oro in un connubio perfetto di terrore e di desiderio.
Era solo un modo per evadere dalla tragica realtà e dalla miseria che ci attanagliava o c’era stata davvero, in epoche remote, una comunità felice?
Non è comunque da escludere l’ipotesi di un insediamento sannitico nelle zone di Collalto, Collebove e vicenda del Sole, se è veritiera la descrizione di oggetti e monili rinvenuti nel passato in quei luoghi.
Rimanendo sempre nel probabile, intorno all’anno 1000, su uno dei colli ad nord-ovest del territorio occupato e precisamente sul Ciglione, in quanto garantiva salde fondamenta e posizione dominante, sorse il castello che, posto a guardia del Tratturo (ramo Lucera - Castel di Sangro), ne seguì gli eventi, espletando funzioni fiscali, di difesa e forz’anche di Razzia.
La notizia dell’esistenza di questo maniero, in epoche tanto lontane, l’apprendiamo da Molise Economico (N 4/1983) nel quale si legge testaulmente ” De Francesco,1910, p123. Inoltre il Chartularium Tremitense (pag. 27) registra che nel 1111(millecentoundici) RobertoII dona alla Badia S.Maria, nelle Isole Tremiti, i castelli di Pietrafitta e Torella”.
I registri della Cancelleria Angioina (1265-1281), poi, ci fanno supporre che il Castello si chiamasse Torello (forse dal nome del suo fondatore o di uno dei suoi possessori) onde la denominazione data al borgo.
Il castello non è più riconoscibile nella sua struttura originaria per le continue trasformazioni subite nel tempo, ma vi si possono riscontrare, ancora oggi, alcuni caratteri particolari dell’architettura fortificata Angioina, come i torrioni cilindrici su basi tronco-coniche.
Dando seguito alle ipotesi , i Colleantesi, spinti dal bisogno di una maggiore protezione o allettati da una posizione che immetteva in un contesto sociale più ampio o costretti dalla prepotenza del dominium castri, salirono verso il castello e si fermarono ai suoi piedi costituendo il primo nucleo di Torella.
L’antico sito fu abbandonato come dimora ma non nelle colture per cui i cittadini vi conservarono sempre tutti i diritti primitivi, nonostante le mire dei baroni nel volerlo considerare feudo separato da Torella.
Accanto al castello, simbolo del poter temporale, sorse la chiesa, simbolo di quello spirituale. Le due forze ,attraverso il tempo, secondo gli interessi di chi ne teneva le redini, si escludevano e si amalgamavano, si lottavano e si riconciliavano a spese dell’umanità dolente ad essi sottomessi.
A completare il paesaggio medioevale, nel XIV secolo troviamo nella zona chiamata Prato, nei pressi dell’attuale chiesa del SS. Rosario, un convento dei Padri Celestini, dedicato poi a San Rocco. Ne abbiamo notizia da un grafico di un certo fra’ Zagamo Iacovone da Limosano, vissuto in quell’epoca.
Dal grafico venivamo pure a conoscenza di un’altra fortezza sita sul Colle e tenuta dal “turbolento e geniale Capitan Ciannarra” rivale di Messer Cicco, castellano del Ciglione.
Ad un’attenta analisi della zona, infatti, non può sfuggire un agglomerato urbano antichissimo, nascosto dietro ristrutturazioni e intonaci di cemento variamente coloratti, mentre un arco, bel conservato, fa pensare all’ accesso al “Fortellizio”.[...]
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