9 Febbraio 2010 alle 17:10

La fortezza medioevale

di Stefano26 (Gradara, Marche. Castelli e Fortificazioni. Categoria A)

Gradara - La fortezza medioevale


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Al confine tra la Romagna e le Marche, a circa 142 metri sul livello del mare, si erge maestosa la Rocca di Gradara.
Da sempre profondamente apprezzata per la sua posizione particolarmente strategica ed appetibile, essa è stata spesso teatro di spaventose lotte e guerre tra casate nobiliari e lo Stato Pontificio.
Questa preziosa magione è stata al centro della leggenda e protagonista in letteratura, caratteristiche che ancor oggi le valgono milioni di visite durante tutto l’arco dell’anno (favorite anche dalla vicinanza con le più belle località turistiche della Riviera Romagnola).
L’origine del Castello è sicuramente il Mastio, costruito nel 1150 per volere di Pietro e Ridolfo De Grifo discendenti di una potente famiglia, usurpatrice della zona del comune di Pesaro. Questa grande torre s’innalza a circa 30 metri dal suolo e, con la sua struttura poderosa, domina ed osserva l’intera valle: dalla sua cima è possibile ammirare a nord il mare Adriatico ed ad ovest, il monte Carpegna.
Alla base del mastio, vi sono inoltre blocchi di pietra che risalgono all’epoca romana e che rivelano radici molto più antiche dell’intero borgo.
La grandezza e lo sfarzo del Castello, come lo conosciamo al giorno d’oggi, lo dobbiamo soprattutto alla famiglia Malatesta, che tra il XIII e il XIV secolo fece costruire la fortezza e le imponenti cinta murarie (la più esterna si estende per circa 800 metri), strutture che resero l’intera zona inespugnabile per secoli.
Nella prima metà del XIII secolo, Malatesta da Verucchio sottrasse, con l’ausilio del papato, la torre alla famiglia De Grifo ed ordinò la costruzione dell’intera Fortezza.
Il nome dell’architetto non è conosciuto, ma egli fu l’artefice di particolari interessanti ed arguti: le tre torri poligonali coperte ed abbassate nel tratto per i cammini di ronda, le due cinta murarie, i tre ponti levatoi, i beccatelli con caditoie, le merlature furono solo alcune delle caratteristiche che resero la difesa di questa Rocca invincibile.
Successivamente, gli elementi difensivi vennero adattati alle armi moderne: nel XV secolo furono introdotte quindi delle feritoie, scarpature, torrioni poligonali per affrontare al meglio gli attacchi di armi da fuoco.
Oltre che una poderosa Roccaforte, il Castello di Gradara rappresentava una prestigiosa residenza dei signori: l’elegante cortile portava agli interni, molto curati negli arredamenti e nelle decorazioni con preziosi affreschi rievocativi di episodi mitologici e di epoca classica.
Sotto la podestà della famiglia Malatesta, essa fu la residenza prediletta di Pandolfo II ed ospitò numerosi personaggi noti della casata: si narra che nelle sue meravigliose stanze si consumò la tragedia amorosa di Paolo il Bello e Francesca Da Polenta, che vi abitò la stimata Battista di Montefeltro moglie di Galeazzo, che vi visse anche il signore di Rimini per eccellenza, Sigismondo Pandolfo.
Le prigioni del Mastio ospitarono Malatesta il Guastafamiglia e la sanguinosa strage familiare che mise in atto.
Grandi furono inoltre gli scontri ai quali il Castello fece da scenografia, in particolare quello tra le truppe del Duca Federico di Montefeltro (appoggiate dal Papa) e l’esercito di Sigismondo Pandolfo (scomunicato dallo Stato Pontificio), nel 1463.
In seguito a questo assedio e successiva lotta, la Fortezza e il suo Signore dovettero arrendersi, consegnando il dominio dell’intera area al Papa che l’assegnò alla famiglia Sforza.
Giovanni Sforza fu un altro personaggio chiave per lo sviluppo del Castello: egli infatti avviò imponenti lavori di abbellimento e restauro, commissionò maestosi affreschi ed introdusse cornici scolpite, tuttora egregiamente conservate.
I numerosi interventi messi in atto per volere degli Sforza sono inoltre testimoniati da una lapide posta sopra il ponte levatoio e da alcune rappresentazioni compiute da Amico Aspertini(che fanno coincidere i lavori di restauro con le nozze tra Giovanni Sforza e Lucrezia Borgia).
In seguito allo scioglimento del matrimonio tra Lucrezia e Giovanni approvato dal Papa, il dominio di Gradara passò al fratello della donna, Cesare Borgia, detto il Valentino.
Negli anni in cui Giulio II divenne pontefice, il Castello di Gradara venne affidato al nipote Francesco Maria II e alla sua famiglia, i Della Rovere.
In particolare, la Fortezza venne affidata ed amministrata dalle donne della famiglia, che tennero un governo saggio e giusto.
La zona di Gradara apparteneva allo Stato Pontificio e, per questa ragione, ogni volta che saliva al soglio un nuovo papa, per nepotismo egli consegnava i territori più prestigiosi ai suoi parenti o pupilli, come nel caso di Leone X che spodestò i Della Rovere in favore del nipote Lorenzo De’ Medici(che governò sul ducato dal 1513 al 1521).
Dopo la parentesi medicea rientrarono i Della Rovere e vi rimasero fino al 1631, anno in cui il Ducato di Gradara passò definitivamente nelle mani dello Stato Pontificio per essere concesso in enfiteusi (una sorta di affitto secondo cui una famiglia può godere di un territorio per almeno vent’anni, provvedendo però a curarlo ed a migliorarlo a spese proprie) ai Signori di Pesaro come gli Albani ed i Mosca.
Seguirono anni di forte abbandono terminati intorno al 1920, anno in cui l’ing. Umberto Zanvettori, ultimo proprietario del maniero, avviò importanti restauri al fine di riportare la Rocca al suo antico splendore.
Egli si avvalse della collaborazione di Gustavo Giovannoni, architetto conosciutissimo e specializzato in architettura medievale, ma introdusse anche qualche decorazione del suo tempo, come elementi neogotici ed in stile liberty.
Nel 1928 l’ing. Zanvettori decise di vendere il Castello allo Stato mantenendo l’usofrutto, che decadde dopo la scomparsa della moglie (rimasta vedova) nel 1983.
In seguito ad alcuni restauri, la Rocca divenne Museo Statale e ad oggi costituisce uno dei monumenti più visitati nonché teatro di varie manifestazioni musicali ed artistiche.

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