13 Luglio 2009 alle 13:30

La villa incantata di Isola Borghese

di Sentinella (San Felice del Benaco, Lombardia. Panorami. Categoria A)

San Felice del Benaco - La villa incantata di Isola Borghese


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Nel corso dei secoli l’Isola del Garda, attualmente proprietà della Famiglia Cavazza, ebbe vari nomi, legati quasi sempre ai diversi proprietari: Insula Cranie, Isola dei Frati, Isola Lechi, Isola Scotti, Isola de’ Ferrari e più tardi Isola Borghese. Pur non trovando precisi riferimenti negli scritti latini, non vi è dubbio che già al tempo dei romani fosse abitata; lo comprovano le 130 lapidi Gallico-Romane ivi trovate e donate al museo Romano di Brescia da parte del conte Luigi Lechi. Abbandonata a se stessa nei secoli di decadenza dell’Impero Romano, venne adibita a riserva di caccia fino al 879.
La prima menzione storica si trova in un decreto di Carlomanno dell’879 che documenta la donazione dell’isola ai frati di San Zeno di Verona. L’Isola rimase proprietà dei monaci per un tempo indeterminato e sappiamo che verso il 1180 essa faceva parte del feudo concesso dall’Imperatore Federico Barbarossa agli antenati di Biemino da Manerba. Lo stesso anno di ritorno dall’oriente attraverso l’Albania e la Dalmazia, S. Francesco d’Assisi visitò molti luoghi dell’ Italia settentrionale compreso il lago di Garda, anticamente denominato Benaco.
Cosi’ lontana dal mondo L’Isola parve a S. Francesco luogo ideale per i suoi frati; e Biemino da Manerba, attratto dal carisma del santo,gli dono’ parte dell’Isola.
San Francesco vi istitui’ un semplice romitorio nella parte scogliosa a nord.
I frati non abbandonarono mai questo luogo solitario non ostante le continue incursioni di soldatesche Bresciane , Veronesi e Mantovane . Nel 1429 con l’arrivo di S. Bernardino da Siena , il vecchio monastero venne rinnovato ed ampliato. L’Isola divenne quindi un importante centro ecclesiastico di meditazione che ospito’ illustri personaggi religiosi , come padre Francesco Licheto della nobile famiglia Lechi di Brescia, il quale a partire dal 1470 vi istituì una scuola di teologia e filosofia, la morte di Padre Francesco Licheto segna l’inizio di un periodo di decadenza per la comunità religiosa dell’isola. Dal 1685 al 1697 fu convento di noviziato dove i frati facevano ritiro .
Nel 1778 l’ormai vetusto monastero venne soppresso definitivamente da Napoleone che con la Repubblica Cisalpina acquisì il diritto di proprietà sull’isola. In seguito l’ isola divenne proprietà del demanio e negli anni successivi ebbe diversi proprietari: Gian Battista Conter (1800), i fratelli Benedetti di Portese (1803) ,Giovanni Fiorentini di Milano (1806) ed il Conte Luigi Lechi di Brescia (1817). Luigi Lechi ordinò importanti opere di restauro e costruzione per poi cederla vent’anni dopo al fratello Teodoro , ex generale dell‘esercito di Napoleone che apportò ulteriori modifiche con l’ aggiunta al complesso delle terrazze di fronte alla casa.
Nel 1860 fu espropriata dallo Stato e assegnata all’ esercito. L’ idea di costruirvi una fortezza venne però abbandonata e se ne decise la vendita all’asta, in occasione della quale la proprietà venne aggiudicata al Barone Scotti che la rivendette nel 1870 al Duca Gaetano de Ferrari di Genova e a sua moglie, l’Arciduchessa russa Maria Annenkoff.
Tra il 1880 e il 1900 i nuovi proprietari si dedicarono alla progettazione ed alla realizzazione del parco , con la costruzione di muri di contenimento verso il lago e l’importazione di terra fertile ed essenze esotiche. Il palazzo fu arricchito da terrazze sistemate a giardino all’italiana con elaborati disegni di siepi e cespugli fioriti.Prima della morte del Duca nel 1893 , i due concepirono insieme il progetto di un palazzo da costruire al posto della vecchia casa Lechi. La villa in stile neogotico-veneziano venne costruita tra il 1890 e il 1903, su progetto dell’ architetto Luigi Rovelli ,e l’ Arciduchessa segui’personalmente i lavori .
L’edificio estremamente complesso ha una sua unità stilistica ed una rara imponenza. Le facciate sono traforate da finestre arco acute, e nell’angolo sud ovest si erge una torre coronata da merlature a ricamo in pietra con decorazioni floreali in stile neo gotico. Dopo la morte dell’Arciduchessa , l’Isola passo’ in eredita’ alla figlia Anna Maria, poi sposa del Principe Scipione Borghese di Roma. Anna Maria amò molto l’Isola e ne fece la propria dimora sino alla fine della sua vita, curandone il parco ed i ricordi di famiglia.
Nel 1927 , alla morte del Principe l’Isola passo’ in eredita’ alla figlia Livia , sposata con il conte Alessandro Cavazza di Bologna mantenendola in ottimo stato per lasciarla in eredità al figlio Camillo che la lasciò a sua volta alla moglie Charlotte ed ai sette figli. Questi oggi continuano ad occuparsi con passione del parco e del palazzo che abitano.

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1 commento a “La villa incantata di Isola Borghese”

  1. Federica Bruccoleri scrive:

    Un castello fiabesco, una bella immagine ed un commento veramente esaustivo.
    Ciao Federica.

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