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Ricigliano è un comune italiano di 1.259 abitanti, della Provincia di Salerno in Campania.
Si trova a 560 metri sul livello del mare e dista 77 km dal capoluogo di provincia. La popolazione, al censimento 1981, è di 1439 abitanti. La Compagnia dei Carabinieri è ad Eboli, dove sono anche l’Ufficio Distrettuale delle Imposte e l’Ufficio del Registro, mentre la Stazione dei Carabinieri si trova a San Gregorio Magno. Il Tribunale è a Salerno ove è anche la Conservatoria dei Registri Immobiliari; la Pretura ed il Distretto Censuario sono a Buccino. La stazione ferroviaria (Balvano-Ricigliano) dista 6 km; il Distretto Militare è a Salerno.
Disteso sulle falde dell’Appennino campano-lucano a destra della valle del fiume Platano, il territorio di Ricigliano sovrasta la profonda forra di Romagnano al Monte, mentre a nord guarda i massicci montuosi di Marzano (1.530 metri), si trova ai limiti della provincia di Salerno, tra la Campania e la Basilicata e sorge in amena posizione su d’un colle. I comuni limitrofi della Campania sono San Gregorio Magno e Romagnano al Monte; quelli della Basilicata Balvano e Muro Lucano (la cui frazione più vicina è Casale San Giuliano). Il rapido decremento della popolazione riciglianese è sintomo dell’ emigrazione in America che colpi soprattutto il Sud-Italia alla fine dell’800 fino all’inizio del 900. Da allora Ricigliano ha avuto un lieve incremento di popolazione che non ha mai superato la soglia dei 1500 abitanti.
A tal proposito si narra una antica leggenda che ha come protagonista Gesù Cristo, il quale si trovò a calpestare il suolo di Ricigliano quando contava 1500 abitanti. Esausto per il suo lungo viaggio chiese un po’ d’acqua e un riparo bussando alla porta di alcune abitazioni, in cui, però, non fu accolto. Comprensibilmente sfinito si avviò per una via molto ripida lungo la quale trovò una fontana dove si poté dissetare. Placata la sete, profondamente deluso dagli abitanti che gli avevano negato ausilio, disse:
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Questa leggendaria fontana è ancora presente lungo la “discesa della fratta”,il suo nome è fontana della ficax la presenza di un albero di fico sopra di essa, la sua acqua sgorga ancora e Ricigliano da più di un secolo non ha mai superato i 1500 abitanti.
Completamente priva di fondamento la tradizione secondo la quale il nome del paese deriverebbe da un recinctum Iani, ossia da un luogo recintato sacro a Giano, in quanto la parola recinctum in latino ha tutt’altro significato e anche per il fatto che in quella e in tutta la zona circostante non fu mai riscontrata traccia alcuna di un culto prestato a tale divinità . Il toponimo, molto più verosimilmente, deriva dal nomen latino Ricilius, che dovette appartenere alla gens che in epoca romana ebbe il possesso di un fundus posto allora in agro del municipium di Volcei (attale Buccino), l’estensione del quale corrispondeva, grosso modo, a quella dell’attuale territorio del comune di Ricigliano (cfr. G. Salimbene, Le famiglie di Ricigliano nell’anno 1754, Buccino, Vicariato Foraneo, 2005, p. 13). Ricigliano ha un’ origine molto antica: i primi insediameneti risalgono all’epoca preistorica, come attestano i vari reperti rinvenuti sul territorio del comune. Di particolare interesse sono alcune tombe a fossa rinvenute nella contrada Cutruzzone o Cutruzzole.
Fu edificato dai greci, i quali dalla città di Tegna nel Peloponneso vennero in epoca remotissima a popolare la Lucania, di cui ne fece sempre parte. In tempi storici Ricigliano fu un vicus della vicina Volcei (oggi Buccino). Sotto i Romani era una città piuttosto importante a giudicare dal fatto che essa fu eretta a colonia latina. Tra i reperti di questo periodo è da segnalare, in località Santa Maria, la presenza di resti di una villa rustica romana.
Alarico re dei Goti distrusse dalle fondamenta l’antica Ricigliano e disfece i sette suoi casali che portavano il nome di S. Elia, S. Calogero, S. Jorio, S. Janni, S. Leucio, S. Pietro e San Zaccheria; i quali non furono più riedificati, il suo territorio venne affidato a Tancredi di San Fele. Nel secolo successivo l’imperatore Federico II indicò anche Ricigliano tra i borghi che dovevano contribuire a riparare il Castello di Buccino.
Dopo essere stato appannaggio di Pandolfo Fasanella e di altri feudatari, Ricigliano passò ai D’Alemagna e in seguito alla famiglia Caracciolo con Giacomo, marchese di Brienza.
Intorno alla fine del XVII secolo, a seguito di un’asta bandita dal Sacro Regio Consiglio, divenne feudataria del paese la famiglia De Marinis, alla quale il territorio rimase fino all’ultimo titolare, Michele.
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