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I PASTORI
Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natía
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
…i pascoli della Majella sono ormai ingialliti e deserti, le spine hanno preso il posto delle verdi foglie, i tholos sono silenziosi ed è scomparso il profumo del latte cagliato, spento è il fuoco e svanito il belare d’agnello, son tutti scesi al verde mare Adriatico in cerca delle fresche erbe di pianura. Tutto qui tace, sospeso nel tempo è ogni cosa…anche l’acqua della sorgente si è consunta e lo stillio delle gocce ritma il passar del giorno e attende il risalir festoso per ritornar a vivere.
by gianniB - 23 agosto 2009
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