Per non dimenticare un crimine feroce

Visite: 64. Candidata il 18 febbraio 2012 16:00

Risultato voto a scrutinio: 2.19 (Scrutinio: 1313°; Totale: 13116°)
Turni (n.Voti/n.Sfide): 1° = 5/28 (18%); 2° = no; 3° = no; 4° = no;

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Castel Maggiore, piazza 2 Agosto 1980.
A 9 km a nord di Bologna, Castel Maggiore, in bolognese Castèl Mazåur, anticamente (attestazioni a partire dal X sec.) si chiamava Castagnolo e fu detta poi Castagnolo Maggiore per distinguerla dalla minuscola Castagnolo Minore, distante pochi km, in comune di Bentivoglio. La leggenda narra che il nome derivi da un grosso tronco di castagno che sarebbe stato trasportato sul territorio comunale dal Canale Navile. Il nome fu “nobilitato” e mutato nell’attuale (su sollecitazione del marchese Luigi Pizzardi [Castel Maggiore 1815 – Bologna 1871], grande proprietario terriero della zona) nel 1818 dall’autorità pontificia. Non ci sono castelli (nel Concorso 2009 infatti compaiono solo due panorami), ma solo una frazione chiamata Castello. Nel 1981 (Annuario TCI) aveva circa 10.000 abitanti; ma negli ultimi decenni, col trasferimento di molti bolognesi nei comuni della “cintura”, gli abitanti sono aumentati fino a circa 17.000; e così – scherzi delle migrazioni! – è passata in categoria C. Su un lato della piazza 2 Agosto 1980, qui ritratta, sorge un moderno palazzo di 14 piani, detto La Torre, opera dell’architetto bolognese Enzo Zacchiroli, senza dubbio il più bell’edificio di Castel Maggiore; la foto è stata scattata da un terrazzo del decimo piano. Ai bolognesi (e a molti italiani) il nome della piazza ricorda uno dei crimini più efferati della storia repubblicana (quel giorno ero a casa, a 500 m dalla stazione, e ricordo tutto): la strage fascista alla stazione di Bologna che causò 85 morti e 200 feriti (era stata preceduta il 4 agosto 1974 dalla strage del treno Italicus e fu seguita il 23 dicembre 1984 dalla “strage di Natale” del rapido 904, entrambe all’uscita della grande galleria dell’Appennino: tutte tragedie ben vive nella memoria dei bolognesi). Gli esecutori sono stati condannati all’ergastolo e ora godono della semilibertà; dei mandanti non si è riusciti a sapere nulla, anche a causa di diversi depistaggi nelle indagini.