GUIDA  Agliè/Memorie Storiche

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Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1833) Goffredo Casalis così descrive il comune:

Agliè (Agladium o Alladium), capo-luogo di mand. nella prov. e dioc. d'Ivrea, div. di Torino, dipend. dal senato di Piem. Sotto gli uffizi d'intend. e prefett. d'Ivrea, d'insin. di Castellamonte, d'ipoteca d'Ivrea, ed ha uffizio di posta.

Nella Marca d'Ivrea, stampata l'anno 1804, si conferma quanto si ha dalla tradizione, che nel 1019 non esisteva in questo luogo tranne il paese di Macugnano (Macugniacum), che ora è detto Borgata della Rotonda. Ciò attestano le antiche cisterne, le cantine, le camere scopertesi negli scavi di alcuni prati di questo borgo, le quali sonosi conservate pei molti bitumi che le commettevano, e vengono tuttodì curiosamente osservate. E dove ora è Aglié, non sorgeva in quel tempo che un castello fortificato, con alcune case attigue. Diffatto in una carta di quell'anno, del conte Odone Guglielmo, è fatta unicamente menzione di Macugniacum; e non si cominciò a parlare di Alladium se non che poco prima del 1141. Nei libri battesimali esistenti negli archivi della parrocchia di questo paese non si scorge data anteriore al 1638; e vuolsi che i precedenti libri sieno stati arsi per la peste che quivi infierì nel 1600: ne a più remota età accennano le memorie degli archivi del comune.

Questo borgo, già appartenente ad un ramo cadetto de' signori del canavese, è posto in su un'amena ed ubertosa collina presso la sponda sinistra del rivo Malesina, 5 miglia prima ch'esso si getti nell'Orco, 7 a libeccio da Ivrea, 14 a settentrione da Chivasso, e 9 da Torino, d'onde vi si perviene per ampia e comoda strada. Il paese, benchè non molto grande, è tuttavia tenuto per uno de' borghi più rinomati del canavese, siccome quello che era cinto di mura, e atto a fare una lunga e vigorosa difesa, secondo che scrive Azario nella sua storia De bello canapitiano, inserita nelle antichità italiane del medio evo del Muratori. I francesi vi posero un presidio, e Cesare di Napoli nel 1536 lo espugnò, con perdita di duemila uomini, al riferir di Agostino Della-Chiesa. L'etimologia del suo nome viene attribuita alla forma di un'ala, che aveva l'anzidetto castello, e così Alladium da Ala Dei. Questo castello innanzi all'anno 1000 formava in un col piccolo recinto una fortezza di qualche rilievo, come lo dimostrano i diroccati baluardi, e i frantumi delle porte, e delle torri, i cui siti sono tuttora denominati il Bastion-Verde, il Rivellino, ed il Fossato; e come apparisce dalla storia sopraccennata. Nel 1775 induca del Ciablese fattone acquisto, lo fece riedificare, ed ampliare secondo il disegno del conte Borgaro, lo arricchì d'interni ornamenti e di copiosa biblioteca; e vi fece fare dal signor Benard un ampio e delizioso giardino, con bellissima fontana adorna di statue, ed un grandioso parco; sì che questo castello può dirsi il più vasto e sontuoso che veder si possa in tutta la provincia del canavese. Venuto quindi in proprietà del re Carlo Felice, vi aggiunse egli nuovi abbellimenti, fecevi nel 1825 costrurre un bel teatrino sul disegno dell'architetto Borda, saluzzese; e ridusse nel 1829 l'antico parco a giardino inglese della superficie di giornate 100. Di presente appartiene a S. A. R. il giovine principe Ferdinando, duca di Genova.

Questo magnifico edifizio sta sopra un rialto in capo all'abitato: un ampio e superbo salone tutto ornato di bassi-rilievi ne dà l'ingresso dalla parte che guarda la piazza; ed un altro eguale salone serve d'entrata dalla parte opposta, verso il giardino: in questa sala si osservano i dipinti a fresco, opere di Gio. Paolo Ricci da Como, rappresentanti i principali fatti, e l'incoronazione del re Arduino. Negli appartamenti si osservano i dipinti del Crivelli, del Demorra, del Perego, e del cavaliere Beaumont. Quattro eleganti gallerie agevolano la comunicazione cogli appartamenti, oltre ad una quinta, che da l'accesso alla tribuna della chiesa parrocchiale. In una di quelle gallerie è disposta la serie cronologica dei ritratti de' cavalieri dell'ordine supremo dell'Annunziata. Nel giardino, dove sono diversi piani, osservasi un dilettevole gitto d'acqua ornato di statue di marmo, che rappresentano il Po e la Dora, pregiati lavori dei fratelli Collini, torinesi. Una regolare e spaziosa piazza è fra il castello e la chiesa parrocchiale, e a ponente dell'abitato havvi la vasta piazza d'arme, così detta di s. Anna. Durante il soggiorno della Reale Famiglia nel castello, vi è una stazione di 5 carabinieri a cavallo con un uffiziale; e inoltre un distaccamento del I.° reggimento di guarnigione della capitale, composto di 120 soldati con 6 uffiziali. Il duca del Ciablese soleva recarvisi a diporto insieme colla real corte, e vi rimaneva gran parte dell'anno. Il re Carlo Felice villeggiava circa 20 giorni in primavera, e 40 in autunno.

La chiesa parrocchiale fu ried1ficata sul disegno del conte Borgaro nel 1775 dal duca del ciablese, concorrendovi alla spesa anche il comune. L'adornano alcuni buoni quadri, tra i quali quello dell'altar maggiore rappresentante la Madonna della Neve, opera di Felice Cervetti, torinese; quello della santissima Trinità, di Francesco Meiler, tedesco; e quello di san Domenico, d'Ignazio Nepote, pur torinese. E vi si ammira la statua colossale di legno dorato, che raffigura san Massimo di Riez, nel busto della quale sta una teca d'argento, dove sono contenute reliquie del santo vescovo, le quali vennero trasportate da Riez a' 19 di marzo del 1354 coll'assenso di Clemente VI, pontefice, che sedeva allora in Avignone, dal quale furono donate ai tre figli del conte d'Agliè, perchè avevano militato nella Provenza a favore di Giovanna, regina di Napoli. Annessa alla chiesa è una collegiata di sette canonici, uno de' quali è il parroco, col titolo di arciprete e vicario foraneo, le elezioni de' quali spettano a S. A. R. il duca di Genova. Evvi una confraternita appellata di s. Marta, che possiede una chiesa di bizzarro disegno, stata costrutta nel 1760 sul disegno dell'architetto Costanzo Michela. Nella chiesa annessa al cimiterio ammiransi pregiate statue, un Cristo in croce, ed un s. Gaudenzio, scolpite in legno dal Plura, torinese.

Le strade comunali, che di qui si dipartono, sono sei, e tendono ai paesi confinanti di Bairo, Vialfrè, s. Giorgio, Cucceglio, Feletto, ed Ozegna; i due primi e l'ultimo de' quali luoghi, unitamente alla villata di s. Martino, fanno parte del capo di mandamento. Il rivo Malesina confina col territorio a ostro ed a ponente: sotto di esso rivo hannovi trasversalmente due spaziosi acquidotti, uno fatto fare nel 1764 dalle regie finanze pel passaggio del regio canale di Caluso; l'altro statovi costrutto nel 1819 dal comune pel passaggio delle acque del rivo appellato la Roggia: essi sono di cotto, e lastricati di larghe pietre, sulle quali scorre il rivo suddetto, che viene ingrossato dalle acque delle montagne di Baldissero, e da quelle dei paesi più vicini: ed è attraversato da ponti di mattoni. Il rivo Rualdo, che trae origine dai fonti delle colline del territorio, scorre nelle fosse, che stanno a levante e ad ostro dell'antica fortificazione, e passa sotto una galleria, fattavi costrurre nel 1775 dal duca del ciablese, lunga da circa 50 trabucchi, con volta a terzo acuto tutta di pietra di taglio: questo rivo è attraversato dalla strada di Cucceglio e Vialfrè per mezzo di un ponte di mattoni di un arco solo alto da 10 metri, fattovi costrurre nel 1832 dal comune. Le acque di questo rivo procacciano la feracità a quella parte di praterie, che ne ricevono l'irrigazione, e ciò a cagione delle materie collettizie, che trasportano, massimamente nel tempo delle loro piene. Il rivo Lovisetta, accresciuto dalle sole acque piovane, contiene nelle sue ghiaje pagliuzze d'oro eguali in bontà a quelle del torrente Orco. Il regio canale di Caluso attraversa il territorio, e si hanno di esso due concessioni d'acqua; una d'oncie 9, che dopo aver servito ad un filatojo, è destinata all'irrigazione; Momo, mediante il guado dell'Agogna; l'altra a mezzodì, che conduce a Solarolo alla distanza di un miglio e mezzo; la terza a ponente, che mena a Barengo a un miglio di lontananza. Per l'irrigazione delle campagne un canale d'acqua deriva dal Caro-Galiazza nei confini di Borgomanero, passa pel Caro-Dassi nel territorio della Rinalda, frazione di Barengo, ed entra nel Caro-Cid sul territorio di Agnellengo. Popolazione 230.

In Corografia fisica, storica e statistica (1837) così viene riportato:

Tra l'Orco e la Chiusella, a mezzodì di Castellammonte, trovasi un territorio in parte pianeggiante ed in parte occupato da collinette: esso è repartito in sei comuni formanti un mandamento, cui da nome Agliè, per esser ivi la residenza del Giudice. Nei primi anni del sec. XI non esisteva che un paesello detto Macugnano, corrispondente all'attual borgo della Rotonda, e nel sito di Agliè sorgeva un castello fortificato con alcune case attigue: certo è insomma che il latino nome di Alladium, poi cambiato in Agliè, non trovasi prima del 1141. Appartenne questo borgo ad un ramo dei Signori del Canavese: non è molto grande ma popoloso assai, e tra i più rinomati della provincia. Nei primitivi tempi era piazza resa forte da solidissime difese, additandolo i conservati nomi del Bastion Verde del Rivellino, del Fossato. Nel 1775 il Duca dello Sciablese ne fece acquisto, e ne ordinò la ricostruzione sul disegno del Conte Borgaro: del vasto e delizioso giardino e del grandioso parco annessi diè il progetto il Benard. Re Carlo Felice aggiunse nuovi ornati ed abbellimenti, e nel 1825 fece costruirvi un piccol Teatro dall'architetto Borda di Saluzzo: quattro anni dopo l'antico parco fu ridotto a giardino di gusto inglese.

Ferdinando Duca di Genova, secondogenito del sovrano regnante, ne gode ora il possesso. Anche la collegiata fu ricostruita nel 1775, sul disegno del Borgaro, per consiglio del Duca del Sciablese, che concorse generosamente alla spesa: in quel tempio si trovano alcune pitture di artisti torinesi, e del tedesco Meiler, che hanno qualche merito. Oltre la predetta collegiata è da rammentarsi la chiesa di S. Gaudenzio, quella della Vergine delle Grazie, la Rotonda, S. Marta di una Confraternita, S. Grato, S. Rocco, e varj altri Oratorj.