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Foto Agrigento:
2012, 2009, 2008
Tempio della Concordia
Agrigento è situato nella Sicilia ed è capoluogo della omonima provincia. Il 25 febbraio si festeggia il Patrono, San Gerlando. Tra gli edifici religiosi: Cattedrale; Chiesa di Santa Maria dei Greci; Chiesa di San Calogero. Da Vedere: Santuario rupestre di Demetra; Tempio di Giunone; Tempio della Concordia.

Confina con i comuni di: Naro, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Raffadali, Sant'Angelo Muxaro, Siculiana, Realmonte, Aragona, Montallegro, Cattolica Eraclea, Favara e Joppolo Giancaxio.

La Valle dei Templi di Agrigento è Patrimonio dell'Umanità iscritto nella prestigiosa lista dei Siti Unesco.

Indice

Vie e Piazze

In Via Duomo si erge la Cattedrale ed il Museo DIocesiano, proseguendo si accede in Piazza Don Minzoni dove troviamo il Seminario Vescovile.

La via principale è Via Athena, su cui si affaccia la Chiesa del Purgatorio, questa via si stende tra Piazza Aldo Moro e Piazza Pirandello ove troviamo il Municipio ed il Museo Civico.

Lungo la Via Panoramica dei Templi sono ubicati il Tempio di Giunone, il Tempio della Concordia, il Tempio di Ercole, il Tempio di Giove Olimpico ed il Tempio di Castore e Polluce.

Informazioni Utili

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Bibliografia

  • Agrigento. La sua storia, i suoi monumenti, P. Arancio (1967)
  • Agrigento medievale e barocca, F. Modica (1978)
  • Castelli e torri della provincia di Agrigento, C. Carità (1982)
  • Il comune di Agrigento nel Medioevo, G. Bosco (1973)
  • Agrigento, la valle dei Templi e il museo archeologico regionale, Ferruccio Delle Cave - Marta Golin (2004)
  • Vita e cultura agrigentina del '900, G. Riggio (1978)
  • Agrigento, Loretta Santini, Ed. Plurigraf (2004)
  • Agrigento perla di Sicilia, Rosaria Falcone - Romilda Nicotra, Ed. Affinità Elettive (1999)
  • Agrigento. Le tradizioni popolari, Francesco Modica, Ed. Greco (2003)

Memorie Storiche

Nel Dizionario del 1858 di Antonio Busacca la città viene così descritta:

Agrigento o Girgenti — Da Plinio ci è che questa città fu edificata cento anni dopo dalla città di Gela, dai Geloi 584 av. G. C. avendo per capi Aristone a Pistillo, dandole il nome del vicino fiume, locchè è affermato da Tucidide lib. 6. Diodoro nel lib. 13 c. i5 la decanta come una delle città celebri antiche di Sicilia, per la sua opulenza, per i monumenti vetusti e per la sua popolazione, attribuisce la sua opulenza ai prodotti agrarì, che fin da quei tempi s'esportavano in Cartagine, traendone immense somme.

Delle loro opulenze fan fede i loro tempi pei fabbricati e per gli ornamenti, e singolarmente quello di Giove Olimpico, mostrano la magnificenza degli uomini di quella età, il tempio di Cerere, il tempio della Concordia, quello di Giunone Lucina, quello di Ercole, di Esculapio, di Castore e Polluce. Questi edifizi sono stati o bruciati o demoliti interamente nelle frequenti espugnazioni che la città ha sofferte; e la guerra cartaginese impedì che si fosse fatto il coperto all'Olimpio che omai solo mancava per esser finito: né da quel tempo in poi, sendo distrutta la città, gli Agrigentini poterono mai più compirlo. Vedi Fazzello vol. 2 p. 41. Codesto tempio era trecento quaranta piedi lungo, largo sessanta, ed alto cento venti. Esso era il migliore dell'Isola. Questa fabbrica rovinò nel 1401. Le reliquie di alcuni di questi tempi ancora esistono, nonche un' antica porta della città, il sepolcro di Tirone, i frammenti di un bagno, i vari musaici ed acquidotti, le sepolture, i sarcofagi, che sino ai nostri tempi s'incontrano, e tra questi avanzi si trova il sublime tempio della Concordia quasi intero, non mancandogli che un pezzo di frontone ed il tetto. Nel tempio di Giove, oltre che si ammira la singolarità della magnificenza del suo fabbricato delle sue colonne, sono degni di attenzione i bassi rilievi della porta orientale ove vedesi la battaglia dei giganti. Nella parte occidentale la presa di Troja. In quel tempo ora fuori dalla città un lago artefatto del circuito di 7 stadi, e della profondità di venti cubiti; erasi in esso introdotta quantità di ogni sorta di pesci pei pubblici conviti. Gli Agrigentini viveano in mezzo alle delizie d'ogni sorta, e vestivano a splendido lusso. Empedocle dice, che si davano ad ogni delizia, ad ogni piacere. A quel tempo la popolazione ascendeva a ottocento mila anime. Nel 403 av. G.C. Imilcone capitano cartaginese dopo averla vinta, e dopo avervi svernato l'incenerì unita ai tempi, e devastò per ogni dove l'intera città. Fazzello vol. 3 pag. 252.

La nuova, chiamata Girgenti sorge assai distante dalla prima, ed è sulla sommità di un monte; dista 3 miglia dal mare africano, 76 da Palermo. È sede vescovile e capo-luogo di una delle 7 Intendenze di Sicilia. Ha un circuito di 5 miglia, un ampio duomo dove anche si ammirano tre antichi sarcofagi uno destinato al fonte battesimale, e che nelle quattro facciate pare che rappresentasse la caccia di Ippolito e l'amore di Fedra; il secondo non ha niente di pregevole; il terzo ha un buon basso-rilievo. Oltre a varie chiese e conventi che decorano la moderna città, vi è un orfanotrofio, una casa di correzione, un monte di pietà, due ospedali, un seminario, un'elegante casa senatoria, una biblioteca pubblica arricchita di copiosa collezione di medaglie greche, romane e sicole al numero di 1600. Alla distanza di 3 in 4 miglia dalla città vi è il molo, fatto costruire da Carlo III Borbone, con un fortino ed un regio caricatore di grani, che chiamasi l'Emporio dei frumenti di Sicilia. Il territorio di Girgenti è vastissimo ed ascende a 8000 salme. Vi si rinvengono miniere di zolfo, gessi, stronziane, salgemma, argilla allumosa, bitumi, piriti di rame e di ferro. La popolazione attualo ascende a 21860. Esporta grano, legumi, olio, soda, zolfo e vasi di creta che si lavorano in città.

Vanta questa famosa città antica e moderna uomini illustri: il celebre Empedocle filosofo e medico tanto rinomato che ebbe innalzate ancora vivente statue pubbliche; Sofocle oratore famoso, che fiorì 70 anni av. G. C.; lo storico Filino mentovato da Diodoro, si vuole autore della storia più accurata della guerra punica; il Sommo Acrone filosofo, oratore e medico; Archino poeta tragico; Carcino pur poeta-tragico, ed autor di commedie; il comico poeta Dinoloco discepolo e figlio di Epicarmo; il musico Metello, che fu maestro di Piatone nella musica. Fra i moderni S. Gregorio vescovo nel VI secolo, e nel XVI Federico del Carretto storico, il canonico Nicolò la Valle, sacro oratore e grammatico che nel XVI secolo pubblicò una grammatica ed un dizionario italiano e latino, vari epigrammi e orazioni funebri; il P. Giuseppe Biondo gesuita, che fu 7 anni provinciale della provincia di Milano, e morì in Napoli con celebrità di dottrina nel 1598; il medico e filosofo Francesco Cavallo, che pubblicò fra le altre opere un opuscolo sulla fisica nel 1639, che gli fece sommo onore in quei tempi; il domenicano Mario Diana del XVII e XVIII secolo, autore di una opera nomata de justitia et jure tom. 2 fog. 1705; il giureconsulto ritualista Caruso, che nel XVII secolo stampò la pratica del rito; il giureconsutto e poeta drammatico Francesco del Carretto, che pubblicò nel secolo XVII molle tragedie e commedie; il filoloco e poeta Francesco Antonio Bardi del detto secolo, che lasciò impressa in Palermo una norma di ortografia nel 1660; il P. Domenico Palamengo dell'ordine minore conventuale, che fiorì nel XVII e XVIII secolo; lo agostiniano Lazzaro del XVII e XVIII, sec. che fu poeta italiano e latino con molto lustro. Nelle monete di questa città leggesi AKPANTINΩN.