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Foto Civate:
2012, 2009, 2008

Civate è situato in Lombardia in Provincia di Lecco. Il 15 giugno si festeggia il Patrono, SS. Vito e Modesto. Tra gli edifici religiosi: Basilica di San Pietro al Monte; Basilica di San Calogero; Chiesa di San Nazaro. Da Vedere: Cascina Baroncello.

Confina con i comuni di: Canzo, Galbiate, Annone di Brianza, Cesana Brianza, Suello e Valmadrera.

Indice

Dove Mangiare

  • Ristorante Cascina Edvige, Via Roncaglio, 11
  • Ristorante Crotto Del Capraio, Via Del Pozzo, 42

Biblioteche

  • Biblioteca Comunale, Via A. Manzoni, 5
  • Biblioteca della Casa del cieco, Via N. Sauro, 5

Volontariato, Onlus e Associazioni

  • Associazione Oasi David Onlus, Piazza Alla Chiesa, 7
  • Bondeko Progetti Onlus, Via Dottor Coppola, 16
  • Fondazione Casa del Cieco Mons. Edoardo Gilardi Onlus, Via N. Sauro, 5
  • Fondazione Casa di Riposo Brambilla Nava Onlus, Cerscera, 3 1
  • Scuola Dell'Infanzia Emilio Nava, Via Cherubino Villa, 15

Complessi Bandistici

  • Corpo Musicale di Civate

Memorie Storiche

Il libro Antiquario della Diocesi di Milano (1828) così riporta:

Civate è celebre per l'antica chiesa di s. Pietro sul monte erettavi dal re Desiderio, il quale ebbe dal papa Adriano il braccio destro di s. Pietro, e la lingua di s. Marcellino, e li pose in questa chiesa, ergendovi vicino un monastero per officiarla: tutto ciò per compimento d'un voto fatto per la ricuperata vista del suo figlio Algisio che l'aveva perduta su di questi monti in occasione di caccia. Si vede ancora la detta chiesa fatta sul modello del Vaticano, l'altare non ha tabernacolo, e il celebrante dice la messa rivolto verso il popolo. Fu visitata da divote processioni venute da terre presso il Verbano, e dai popoli di Caccivio e Lurate nella pieve di Appiano. Il capitolo di Oggionno vi veniva ai 9 agosto col popolo a cantarvi la messa. Vi si vedono vicine le rovine di case che furono l'abitazione degli antichi Monaci. Calarono poi a basso i Monaci, e fatta la traslazione alla loro chiesa da Albenga del corpo di san Calocero dal nostro arcivescovo Ariberto verisimilmente nel 1018, la chiesa e il monastero presero il nome di s. Calocero. Fu questo monastero seguace del Barbarossa, da cui ebbe un diploma favorevole nel 1162, come già abbiamo detto, in cui fu preso sotto la imperiale protezione l'abate Algisio col monastero e con trentuna terre dipendenti. Vi morì e vi fu sepolto Arnolfo III nostro arcivescovo nel 1097. I nostri arcivescovi ne avevano il dominio, e Leone da Perego nelle civili discordie vi trovò sicuro asilo nel 1254. Eravi anche un forte castello, di cui s'impadronì nel 1277 l'esercito dell'arcivescovo Ottone.

La cura d'anime si eserciva già nella detta chiesa di s. Calocero da un sacerdote vicario del commendatario del monastero. Attesi i continui torbidi dell'officiatura, ed i ricorsi del popolo, il cardinal Erba, che era anche commendatario del monastero, levata la cura da s. Calocero e fabbricata la chiesa di s. Vito a spese degli Olivetani possessori già da due secoli del monastero, vi pose la cura nel 1735, la quale ritiene tuttora il rito romano, che si praticava in s. Calocero da dove fu levata.