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Foto Gozzano:
2012, 2009, 2008

Gozzano è situato nel Piemonte in Provincia di Novara. Il 7 gennaio si festeggia il Patrono, San Giuliano. Tra gli edifici religiosi: Basilica di San Giuliano; Parrocchiale di San Biagio (in frazione Auzate); Chiesa della Madonna di Luzzara.

Confina con i comuni di: Pogno, Orta San Giulio, San Maurizio d'Opaglio, Gargallo, Soriso, Invorio, Bolzano Novarese, Borgomanero e Briga Novarese.

Indice

Dove Mangiare

  • Ristorante La Valsesiana, Via XXV Aprile, 27
  • Ristorante Poncetta, Via Fratelli Rosselli, 13

Biblioteche

  • Biblioteca Civica, Via Dante Alighieri, 90

Complessi Bandistici

  • Corpo Musicale Carlo e Domenico Martinetti, Via Dante, 79

Memorie Storiche

Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1841) Goffredo Casalis così descrive il comune:

Gozzano (Gaudianum), capoluogo nella prov. dioc. e div. di Novara. Dipende dal senato di Casale . intend. prefett. ipot. di Novara, insin. d'Orta. Ha un uffizio di posta delle lettere. E situato in sulla strada da Novara ad Orta, a scirocco di s. Giulio d'Orta, da cui è discosto tre miglia.

Come capo di mandamento ha soggetti i seguenti comuni: Auzate, Bolzano, Bugnato, Gargallo. Pogno, e Soriso: questi villaggi, fra i quali sta Gozzano, sono tutti posti su qualche altura, e si perviene ad essi per comode vie carrozzabili, se pure si eccettui Soriso per cagione della duplice sua salita: trovansi tutti a poca distanza da questo capo di mandamento, tranne il luogo di Pogno lontano più di due miglia.

Da Novara si perviene a questo borgo per una strada postale in retta linea dopo il corso di venti miglia italiane. Gozzano con tutte le terre che gli sono soggette confina, da levante, col fiume Agogna, che lo fiancheggia; da ostro, colla pianura di Borgomanero; da ponente, coi monti della Valsesia; da borea, col principio del lago detto di s. Giulio. Il mandamento adunque confina con Arona verso levante; con Borgomanero verso mezzodì; con Borgosesia, per vie disastrose, verso ponente; e col borgo di Orta verso tramontana. È distante due miglia circa da Borgomanero, quattro da Arona, e quattro pure da Borgosesia.

La giacitura di Gozzano è in un piano, cui circondano colline in tutti i lati, fuorchè nell'australe. Al di dietro di esso, verso mezzanotte, in continuazione della strada postale, che viene dal capoluogo di provincia, si discende dolcemente al lago, col quale ha termine il suo territorio.

L'abitato offre indizii di antichità quasi in ogni sua parte: le contrade sono alquanto tortuose, e con frequenti angoli: l'area del borgo è ineguale in diversi luoghi: le moderne case sono di un gusto semplice, e per lo più d'aspetto civile. Il paese è attraversato da una piccola roggia, per cagion della quale gli animi di questi borghigiani furono anticamente in modo aspro divisi.

Nell'interno di Gozzano, e al di lui fianco verso levante, vedesi una collinetta, su cui eravi l'antico castello, del quale più non rimangono che le vestigio, onde si scorge ch'esso negli antichi tempi era molto bene fortificato: se ne veggono ancora gl'indizi di sette torri.

Sapendosi per antica e costantissima tradizione che i gozzanesi furono i primi degli abitanti della riviera d'Orta, a cui fosse bandito il Vangelo dai santi fratelli Giulio e Giuliano sullo spirare del secolo IV, o sul principio del secolo V, non è da stupire, se vi si crede eziandio che questi santi erigessero un tempio sotto il titolo di s. Lorenzo in Gozzano, affinchè i convertiti da loro potessero assistere alla celebrazione dei divini misteri. In quel tempio che esiste tuttavia in prossimità dell'abitato, fu per lungo tempo conservato il corpo del santo diacono Giuliano, che in questo borgo terminò la sua mortal carriera.

Verso l'ottavo secolo quei borghigiani innalzarono sulla collina, ove sorse il castello, una chiesa sotto il titolo di s. Giuliano, così ampia da poter contenere la crescente popolazione, e vi costrussero anche in prossimità un'abitazione, ove facevano vita comune i sacerdoti ed i chierici destinati ad uffiziarla: ivi pure esisteva un ricovero pei malati indigenti, verso i quali si esercitavano continui atti di carità da quei zelanti ministri del culto divino.

Poichè Ottone imperatore verso l'anno 1001 donò queste terre alla chiesa novarese, il vescovo Pietro Ardicione nel 1205 eresse colà in vicinanza della chiesa collegiale il vescovile palazzo, che venne posteriormente ampliato e ristaurato da sette vescovi di Novara successori dell'Ardicione, e furono questi Guglielmo Amidano, Angelo Arcimboldo. il venerabile Bescapè, Giovan Battista Visconti, Marco Aurelio Bertone, Buronzo del Signore, ed in fine S. E. il cardinale Morozzo, che notevolmente accrebbe ed ornò quell'antico e sontuoso palazzo, in cui egli ebbe l'onore di accogliere ospite, nel 1828, S. M. il re Carlo Felice, che in compagnia dell'augusta sua Consorte si degnò allora di visitare la riviera d'Orta, le cui popolazioni con ogni maniera di festeggiamenti gareggiarono a dimostrargli come fossero lieti della presenza di lui, e quanto grande sia la loro devozione ai Reali Sabaudi.

In progresso di tempo, giacchè l'anzidetta chiesa era già rovinante, s'incominciò, nei primi anni del secolo XVIII, sull'area stessa, la fabbricazione di un nuovo tempio, che nel I720 già vedevasi condotto al suo termine. Esso è vasto, cospicuo, d'ordine corinzio ad una sola navata: lo adornano alcuni pregevoli dipinti: l'aitar maggiore ne è tutto di marmo. Al di sotto del presbiterio vi si fece uno scavo per costrurvi una cappella su bellissimo disegno; la quale venne terminata ed arricchita di fini marmi nel 1774; e ciò fu fatto per opera del benemerito sacerdote Battista Dralli di Varese, e per le pie offerte dei gozzanesi, animati singolarmente dall'esempio e dalla generosità dei canonici fratelli Raineri. In quel bellissimo scurolo stava dentro una magnifica urna il venerato corpo di s. Giuliano, la cui traslazione dal sepolcro, ove era stato deposto da s. Giulio suo fratello, avvenne intorno alla metà del secolo XIV, e fino all'anno 1690 se ne celebrò la festa nella quarta domenica di ottobre: la qual festa, per decreto della sacra congregazione dei riti, si fa ora solennemente nel dì 24 d'ottobre, in cui il capitolo dell'isola di s. Giulio si conduce ad uffiziare in Gozzano.

Nell'anzidetto tempio dedicato a s. Giuliano, si stabilì poi l'insigne collegiata sotto il titolo dello stesso santo, la quale già esisteva in Gozzano l'anno 962, ed aveva ottenuto singolari donazioni e privilegii da varii Imperatori, e cospicui lasciti dalla generosità dei fedeli. Il gozzanese capitolo era già composto di undici canonici, non compreso il preposto, i quali per distintivo corale vestivano l'almuzia. Quest'insigne collegiata venne abolita nel 1801, e ne furono venduti i possedimenti; ma il zelantissimo cardinale Morozzo arcivescovo, vescovo di Novara, ristabilì questo capitolo, che ora si trova in numero di sette canonici.

Per riguardo alla primaria chiesa di Gozzano, osserveremo ancora, ch'essa era capo di pieve, e che il prevosto ed i canonici, ond'era uffiziata, estendevano la spirituale giurisdizione su varie terre all'intorno, e singolarmente sui luoghi di Soriso, Auzate, Pogno, Gargallo, Bugnato e Bolzano. A non molta distanza dall'antica chiesa di s. Lorenzo, di cui parlammo qui sopra, vedesi un elegante tempietto dedicato alla Gran Madre di Dio. Furono in esso dipinti dal valente Cristoforo Rocca nel 1681 i fatti principali della vita di Maria Vergine.

Verso l'anno 1778 il vescovo di Novara Marco Aurelio poco lunge dall'anzidetto vescovile palazzo fece costruire a sue spese un edifizio per uso di seminario di chierici: mandando così ad effetto il divisamento del Visconti suo predecessore. Quell'edifizio venne poi ingrandito e ridotto a maggior perfezione dall'eminentissimo cardinale Morozzo. I giovani chierici ivi attendono agli studii filosofici sotto la direzione di esimii professori, e passano quindi a studiare la teologia nel seminario di Novara.

In questi ultimi tempi il benemerito sacerdote don Giulio Bonfantini, stabilì in Gozzano un collegio, di cui egli prese la direzione; e alla fondazione di così utile stabilimento si mostrarono assai favorevoli i gozzanesi.

II territorio è poco fertile; e le campagne coltivate vanno anche troppo soggette alla grandine e al soverchio impeto del vento australe. L'agricoltura non vi è per anco in via di progresso, sia perchè il terreno ghiajoso e freddo mal corrisponde alle fatiche dei villici; sia perchè avvezzi eglino negli scorsi tempi alla coltivazione dei tabacchi, poco si curano dei recenti metodi atti a farvi prosperare le campagne con altre maniere di coltivatura.

Tranne una piccola pianura nel mezzo d'un semicircolo di colline che fiancheggiano Gozzano da levante e da ponente, non evvi altro suolo arabile. I poderi esistenti in quest'angusta pianura, trovandosi ben concimati, ed eziandio coltivati con lodevole cura, forniscono grano, segale, meliga, miglio, patate e canapa; se non che l'annua ricolta del grano non può ragguagliarsi che alla metà del consumo che ne fanno annualmente i terrazzani. Le colline gozzanesi presentano boschi e vigneti; il vino, e massimamente il bianco, vi riesce spiritoso, favorevole alla digestione, ed è perciò molto riputato; onde rincresce che la coltivazione delle viti or più non vi sia in quel fiore in cui si trovava per l'addietro.

I terrazzani sono per la più parte addetti ai lavori di campagna; gli altri o si occupano al trasporto della legna, del carbone e dei sassi verso Novara, o si conducono in Lombardia, in Germania e nella Romagna per esercitarvi qualche arte o mestiere: i giovani, che appartengono alle famiglie civili, inclinano agli studii della giurisprudenza e della teologia, ed alcuni fra loro si recano in lontani paesi, ed ivi procacciano di arricchirsi applicandosi al commercio.

I gozzanesi in generale sono assai robusti, solerti, costumati e molto cortesi, principalmente co' forestieri.

I pesi e le misure sono ancora come nel novarese, se non che hanno il sei per cento di più, segnatamente nel distretto di Gozzano. Il corso delle monete nei rogiti, in altri atti e nei pagamenti delle imposte, ragguagliasi a quello delle monete di Piemonte: ma nelle contrattazioni del piccolo traffico, che non riguardano le finanze, si sta al corso, o valore abusivo delle monete di Milano.

Nel territorio di Gozzano si rinviene:

  • Calcareo rosso conchiglifero, di frattura concoide; il colore pende talvolta al rosso giallognolo: è suscettivo di bella levigatura. La balaustrata della chiesa di Gozzano fu costrutta con questo marmo. Il masso è posto in Gozzano stesso nella parte più alta del villaggio, ove sono collocati il seminario ed il palazzo vescovile: nell'interno del paese il marmo si mostra con tracce di calcaria cristallizzata; ma fuori di esso e particolarmente sotto ad un prato del seminario, vi si scorgono racchiuse conchiglie fossili dello stesso colore e di eguale durezza della roccia. Questo marmo è il medesimo che quello detto macchia vecchia, che si estrae da Arzo e Vigiù presso Como.
  • Conchiglie fossili (terebratule) rosse, indurate come il detto marmo rosso entro cui trovansi.
  • Marmo rosso con macchie traenti al giallo ed altre al roseo pallido. D'un masso che occupa una ragguardevole estensione, tuttochè avventizio, e che trovasi in quantità presso l'abitato di Gozzano. Da quel masso potrebbonsi estrarre tavole, cammini e simili.
  • Serpentino. Del gran masso che trovasi sulla strada presso Gozzano e che fu tagliato per costruire la strada medesima.
  • Terra talcosa ed argillosa, di grana fina e di colore giallastro, di cui servonsi i fonditori per farsi le pretelle, ossieno i modelli dei getti in bronzo ed in ferraccia. Trovasi questa terra od arena in un basso terreno a mano diritta della discesa che da Gozzano mette in un terreno coltivato a vigna, di proprietà di certo Gaetano Mina d'Orta, ed a pochi passi di distanza dal suddetto serpentino. Lo strato di questa terra od arena è ricoperto da metri 0,75, a metri 1 di terra vegetale, ed occupa un'estensione ragguardevole. La direzione dello strato è da scirocco a maestro, ed il terreno che lo racchiude è fra la classe dei terreni di trasporto. Conviene però mescolarla con altra terra più tenace, giacchè questa è troppo micacea ed arenosa.

Popolazione 1763.

Cenni storici. Gozzano, borgo antichissimo, fu per molti secoli soggetto non solo alla giurisdizione ecclesiastica dei vescovi di Novara, ma eziandio al loro dominio temporale; e diffatto, eglino siccome conti e signori di tutta la riviora d'Orta, ne prendevano il legale possesso.

II re Berengario avendo usurpato alla sede novarese, il luogo di Gozzano insieme cogli altri della riviera, le fu poi ridonato dall'imperatore Ottone I, che trionfò di quel re. Gozzano fu non solo capo di pieve, ma pur anche di una contea da esso denominata.

In sul principio del secolo XIII il comune di Novara essendosi impadronito di parecchie terre della riviera d'Orta, venne poi condannato nel 1219 a restituire al vescovo i paesi esistenti a loco Gaudiani supra.... come appare da un giudicato, che tuttavia si conserva.

Nel 1343 d'ordine di Guglielmo vescovo di Novara, venivano riformati e rinnovati gli statuti di Gozzano, i quali furono ampliati da parecchi vescovi, che succedettero a Guglielmo nella sede di Novara.

Con diploma del mese di dicembre dell'anno 1417 l'imperatore Berengario dava a Gariperto vescovo la facoltà di far tenere un'annua fiera in Gozzano nel di della festa di s. Giuliano, cujus in plebe ossa ejus miraculis coruscare dignoscuntur. Il vescovo Dagimberto, nel tempo che il re Berengario occupò queste terre, ne ottenne esenzioni e privilegii a favore del mercato di Gozzano, che da età rimotissima si teneva nei giorni di lunedì, come si riconosce da molto antichi diplomi, ed era considerato come uno dei quattro principali che si facevano nella novarese provincia.

Questo borgo aveva un consiglio amministrativo con molte attribuzioni, non solo per riguardo al comunale interesse, ma pur anche per rispetto alla pulizia, al quieto vivere, ai bandi campestri, alle strade, a tutto ciò che potesse influire sulla pubblica sanità, e sul buon ordine interno: aveva in fine il potere di stabilire, accrescere o diminuire le imposte, ed infliggere pene contro i contravventori di ciò che il consiglio avesse ordinato. Deputava due de' suoi principali consiglieri, perchè intervenissero al generale consiglio, in cui unicamente si trattavano gli affari del pubblico risguardanti i vantaggi od i pericoli di tutta insieme la riviera.

In questo borgo risiedeva un canepario, a cui incumbeva l'obbligo di riscuotere le rendite e le taglie non solo di questo, ma di alcuni altri comuni all'intorno. Il consiglio ordinario di Gozzano era composto di dodici membri tratti a sorte fra venti consiglieri prescelti dai principali capi di famiglia: due dei personaggi componenti quel consiglio venivano scelti per consoli del borgo. I provvedimenti del consiglio particolare di Gozzano erano annuali, ma prendevano talvolta la forza di legge duratura, quando erano sanzionati dal vescovo principe, e soprattutto quando venivano inseriti nelle leggi statutarie del comune. Aveva questo un luogotenente castellano con esteso potere, il quale però cessava al momento che il castellano principale, residente nel castello dell'Isola d'Orta o di s. Giulio, compariva in Gozzano per esercitarvi la sua giurisdizione; locchè accadeva una volta la settimana.

Delle sentenze del castellano destinato ad esercitare la giustizia nella riviera, potevano i riverani appellare al tribunale supremo del vescovo. Nel giorno del solenne ingresso del vescovo di Novara, la pieve di Gozzano doveva pagargli duecento lire imperiali.

L'anzidetto luogotenente castellano era sempre nominato pretore di Soriso superiore, finchè questo stette incorporato alla pieve di Gozzano, ed era obbligato ad intervenirvi per le sedute civili nei giorni di giovedì. Egli non aveva la facoltà di condannare alla pena capitale; di tale facoltà era investito il castellano dell'isola, con condizione per altro, che non solo il processo fosse esaminato dal vescovo principe, ma che si ottenesse la conferma della sentenza dal senato di Milano prima dell'anno 1767, e dal R. senato di Torino da quell'epoca in poi.

La forza militare della riviera veniva divisa in tre parti sotto il comando di tre maggiori, di cui uno risiedeva in Gozzano. Le cose procedettero a un di presso a questo modo sino all'anno 1767, in cui si stipulo un atto tra il vescovo principe Marco Aurelio Balbis Bertone per una parte, e S. M. il Re di Sardegna per l'altra, in virtù del quale atto quel vescovo cedette l'alto dominio del suo principato al Sardo Monarca, e questi ne lo compensò con molti diritti, estesi anche alla popolazione della riviera, come appare dalla stipulata convenzione, e dalle R. Patenti del 19 ottobre dell'anzidetto anno 1767,

Dopo che, pei disordini politici avvenuti in Piemonte, l'Augusta Casa di Savoja, addì 9 dicembre 1798, dovette allontanarsi da' suoi Stati di terraferma, e soprattutto dopochè nel 1800 la Lombardia venne eretta in repubblica, si temeva qualche fatale cambiamento su tutta la riviera d'Orta; ma il generale consiglio vi si comportò con tanta saggezza, che gli venne fatto di quasi conservarvi l'ordine di cose già stabilito.

Dopo la ristorazione politica la riviera d'Orta potè anche essa ritornare in grado di godere pienamente i frutti della sopraccennata convenzione del 1767; e poichè la sede vescovile di Novara trovavasi vacante in quel tempo, il capitolo della cattedrale rimesso nei primieri diritti, nominò un canonico a governatore, il quale, secondo quella convenzione, rappresentasse l'ecclesiastico principato della riviera. Il canonico a ciò prescelto fu il cavaliere D. Giuseppe Ferrari di Cozzano, dottore d'ambe leggi.

Finalmente nel 1818 la riviera essendo stata aggregata agli Stati del Re nostro Signore, Gozzano cessò di esser capo della Riviera inferiore, ed il suo consiglio amministrativo prese diversa forma. Il luogotenente castellano fu mutato in un giudice mandamentale, e il borgo di Gozzano venne dichiarato capo di mandamento.