GUIDA  Tonezza del Cimone/Ossario di Monte Cimone

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Soldati italiani sul Monte Cimone
Descrizione degli avvenimenti
Fanteria Italiana
Strada degli Alpini - Descrizione
Strada degli Alpini -Segnavia 240- Monte Cimone mt1226 - Arsiero mt 424....
....dislivello viceversa mt 802 - Tempo percorrenza 2h30
Schizzo lavori di mina eseguito dallo stesso Mlaker-Fonte austriaca
Posizioni austriache e italiane. Piantina di destra riportati ancora una volta i lavori di mina,notare in basso gli schizzi con le camere di mina con la parola LADUNG= CARICA KG. 14.200. La linea "rossa" indica le posizioni italiane- Fonte austriaca
Subito dopo lo scoppio gli austriaci si costruiscono sul cratere i primi ripari
Austriaci nel cratere
Il cratere dell'esplosione e l'uscita sud della galleria settentrionale- Fonte austriaca
Come si presenta ai giorni nostri la parete nord del cratere e l'uscita sud della galleria settentionale
Parete nord del cratere con l'uscita sud della galleria settentrionale ora non più accessibile per franamento
Resti di postazione austriaca per mitragliatrce...
L'iscrizione riporta: Costruita da MGA I/59. MGA è l'abbreviazione di Machinen-gevehr-abteilung= reparto mitraglieri
Perforatrice italiana



L'Ossario del Cimone: il Sacrario dei sepolti vivi

Tonezza nel vortice della Grande Guerra.

Il 1915 primo anno di guerra per gli abitanti della zona era trascorso senza particolari preocupazioni. La gente aveva continuato a vivere nelle proprie case coltivando i campi tutto questo comunque convivendo fra una moltitudine di soldati, baraccamenti, munizioni, cannoni.

La guerra investì direttamente questo settore all’alba del 16 Maggio 1916, con l’ Offensiva di Primavera (chiamata dagli Italiani Strafexpedition = Spedizione Punitiva) quando alle sei di mattina 369 bocche da fuoco austro-ungariche concentravano il loro tiro su 6 km di fronte.

Verso le ore 12 dello stesso giorno i reggimenti del XX° Corpo d’Armata dell‘armata imperiale, comandati dal futuro Principe ereditario Arciduca Carlo d’Asburgo mossero all’attacco, con loro le due migliori divisioni di fanteria: la 3° Edelweiss di Linz e la 8° Kaiserjaeger di Bolzano, prima di sera gli imperiali avevano già conquistato le cime nelle vicinanze di Tonezza: Pioverna Alta, Costa d’Agra e Monte Coston.

Il 18 Maggio 1916, prima del ripiegamento della fanteria italiana gli abitanti di Tonezza dovettero abbandonare il paese, iniziava così il triste dramma del profugato. Scesero a valle seguendo la Strada degli Alpini. Il mattino seguente due battaglioni imperiali occuparono il forte Campomolon

L’attacco nemico al Cimone ebbe inizio alle ore 6 del 25 Maggio, quando 20 batterie imperiali aprirono il fuoco sulla linea italiana, alle 17,15 reparti nemici riuscirono a penetrare in un tratto di trincea italiana costringendo gli italiani a ritirarsi verso la cima del Cimone, dove resistettero altre 3 ore prima di abbandonarla e ripiegare sul Monte Cavioio.

Con enormi perdite fallirono tutti i tentativi italiani per la riconquista di Cima Cimone, presidiata dalla 12° compagnia del 59° Reggimento Reiner, ma il 23 Luglio dopo 15 ore di bombardamento continuo sulle postazioni imperiali, il battaglione Val Leogra, che aveva risalito le strapiombanti pareti rocciose con corde e scale, assieme ad una battaglione della Brigata Novara che era risalito per la Strada degli Alpini, riuscirono a riconquistarla.

I continui bombardamenti italiani sul ciglio meridionale del monte dove gli imperiali avevano saldamente costruito la loro linea difensiva principale e ulteriori attacchi da parte da parte degli alpini e fanti furono respinti per la tenace resistenza dei fanti salisburghesi

Le trincee italiane e austro-ungariche in certi punti erano lontane soltanto 50mt.

Anche tutti i contrattacchi da parte degli Imperiali per conquistare ancora Cima Cimone fallirono.

Fu cos’ì che gli austrici decisero di distruggere la posizione italiana con una mina.

LA MINA:

Il 5 Agosto sul Cimone sud (zona difesa dagli imperiali), arrivano visite importanti: il Principe Schoenburg comandante del Corpo e il generale di Divisione Horsetzky e ordinano definitivamente che il Cimone venga minato. L’incarico di realizzare l’esplosione viene assegnato al tenente Albin Mlaker e ai suoi zappatori di Linz, con ordine del 9 Agosto: “ tutti i lavori di mina sulla vetta del Cimone passeranno dal 11 Agosto al tenete Mlaker. Il s.t. Woda e i distaccamenti del 1° e 7° compagnia in totale 64 uomini saranno sottoposti ai suoi ordini. Il tenente Mlaker riceverà istruzioni direttamente dal Comando di Divisione”

Come inizio dei lavori di scavo viene scelta una caverna non ultimata a soli 25-30 passi dalla linea italiana, per poter proseguire i lavori anche di giorno gli austriaci realizzano una postazione a 100 passi dal nemico, costruita con sacchi di sabbia e scudi corazzati protettivi, nella quale prendevano posto a turno due tiratori scelti muniti di fucile con cannocchiale, quando nelle feritoie italiane si notava un minimo movimento partiva una fucilata infallibile. Tutto questo faceva passare ai soldati italiani la voglia di osservare i nemici da quella posizione.

Il 22 Agosto, (un mese e un giorno prima dello scoppio della Mina)., il Generale Comandante della Prima Armata italiana Guglielmo Pecori Girladi scrive al Comando del X Corpo d’Armata:

"...qualche indizio non controllabile fa intravedere la possibilità che il nemico prepari lavori di mina per scacciarci dal Cimone. Se queste voci sono giunte come credo alla E.V. (Eccellenza Vostra), non dubito che saranno prese tutte le misure per opporsi al tentativo avversario. Personalmente segnalo e faccio presente l’opportunità di impiegare sul luogo un reparto di minatori per il servizio di ascoltazione e di preparazione di contromina valendosi di geofani dei quali loro sono dotati"

Nonostante tutto i lavori degli austriaci proseguono e al fine di nascondere agli italiani le loro intenzioni fanno arrivare le attrezzature per lo scavo e il materiale tecnico scomposte quindi: un gruppo elettrogeno dotato di motore a benzina da 30cv, un compressore, una perforatrice elettropneumatica arrivano a pezzi e montate sul posto. Il 30 Agosto tutto è pronto perché possano iniziare le operazioni di scavo.

Il Tenete Mlaker, per disorientare il nemico decise la costruzione di due gallerie la prima a Est e la seconda a Ovest. I minatori a gruppi di otto alla volta lavoravano per sei ore consecutive, le pareti della galleria avevano una larghezza massima di 80cm, e l’altezza era di 1,mt10, la lunghezza prevista per arrivare sotto la vetta era stata calcolata 300mt.

In 10 giorni fu scavato un cunicolo fin sotto la trincea italiana, nel tratto terminale il cunicolo venne allargato per ricavare tre camere da mina nelle quali furono stipati 14.220kg di esplosivo, innescato con ben 20 detonatori collegati per sicurezza ad un doppio circuito di accensione elettrico e con miccia detonante. Adottando tutte le misure di sicurezza e cautela alle prime ore del mattino del 20 Settembre inizia il caricamento delle tre camere da mina. Vennero trasportati all’interno 4.500kg di dinamite, 8.700 kg di dinamon,(meno potente della dinamite) 1000kg tra polvere nera, gelatina esplosiva e 21 kg di dinamite in candelotti speciali impiegati come carica iniziale. Le imboccature delle tre camere da mina vengono sbarrate con sacchi di sabbia e barre di ferro per ridurre al minimo lo sfiato della mina in direzione della galleria.

Alle due del mattino del 23 Settembre gli uomini del 59° Reiner che occupano gli avamposti della vetta del Cimone, assieme a altri effettivi entrano nelle caverne, restano di guardia alcune sentinelle che con apposito segnale saranno fatte rientrare in caverna anche loro. Alle 5.45 il comando elettrico che provoca l’esplosione della mina viene attivato a premerlo è lo stesso Tenente Mlaker.

La vetta del Cimone non esisteva più, al sul posto si apriva un enorme cratere profondo 22mt e largo 50.

Il bombardamento da parte degli italiani e l’offerta di una tregua austriaca per aiutare i sepolti vivi.

Argomenti tralasciati se non in rari casi dalla storiografia italiana ma questi eventi sono ben documentati dagli atti militari austriaci:

...frattanto sul Cimone e Sud e Ovest il fuoco di artigliera italiana a continua a imperversare.Nel pomeriggio sulla cima cadono addirittura alcune bombe al cloro ad effetto soffocante. Iniziativa ripugnante di qualche batteria italiana incurante della situazione nella quale si trovano i loro camerati sepolti dall’esplosione ma ancora vivi. Non ci è possibile recuperare il resto degli italiani intrappolati nelle caverne a causa del continuo fuoco, finora abbiamo portato in salvo 70 italiani di cui 30 feriti gravi, ma una intera compagnia rimane sepolta e quasi tutti sono morti per asfissia

Il Comando di divisione austriaco sapeva che c’erano ancora molti italiani da salvare (anche perché si sentivano i lamenti e le urla di aiuto) se il fuoco di rappresaglia non avesse impedito qualsiasi movimento nella zona devastata dall’esplosione. Lo stesso Comando si attivo tempestivamente come da questa comunicazione della Divisione di fanteria austriaca diramata con dispaccio alle ore 12,20 del 24 Settemmbre:

Domani 25/9, tra le 7 e le 8 un nostro parlamentare attraverserà le trincee della Val d’Astico con l’incarico di proporre agli italiani una sospensione del fuoco dalle 14 alle 19 di domani, per prestare soccorso ai soldati italiani ancora sotto le macerie. A tal fine si prega di fare attenzione a non aprire il fuoco ne di fanteria ne di artiglieria nella Val d’Astico dalle 7 di domani mattina in particolare contro le tre persone isolate che potrebbero muoversi lungo la strada. Si fa presente che il parlamentare non sarà più riconosciuto come tale dal nemico non appena noi facessimo fuoco durante il suo passaggio. Seguiranno altri ordini

Comunicazione delle ore 15,55 della Brigata austriaca al Comando di Divisione: Siamo convinti che sulla vetta del Cimone ci sono ancora più di 40 italiani sepolti vivi. Essi potrebbero essere recuperati solo se fosse concordata una tregua minimo di ore 6. Si sentono le loro grida di aiuto, ma non possiamo avvicinarci perché il fuoco di artiglieria nemica ce lo impedisce. Si richiedono provvedimenti e istruzioni….

Negli atti della 3a Divisione austriaca c’è il testo del lasciapassare e della procura per il parlamentare:

Alto Comando delle forze combattenti settore Tonezza del Cimone. PROCURA Per il capitano assegnato allo stato Maggiore Albert von Persa e per i suoi accompagnatori Trombettiere e alfiere (Mancano di entrambi i nomi) , che viene autorizzato in qualità di parlamentare di attraversare le nostre linee avanzate nella Val d‘Astico il 25 Settembre 1916 per trasmettere la nota allegata al comandante delle regie forze combattenti italiane autorizzato a riceverla. Detto capitano è autorizzato ad attendere la risposta - urgente data la situazione del regio comandante italiano. Allo stesso si voglia comunque richiedere il ricevimento della nota allegata e controfirmarlo….

Il testo è redatto in forma minuta: Il Comandante delle forze combattenti austro-ungariche nell’ambito del territorio di Tonezza del Cimone al Commandante delle regie truppe italiane opposte. Sotto le macerie del Monte Cimone che noi abbiamo fatto saltare in aria si trovano ancora un gran numero di soldati italiani in vita, che gridano e chiedono aiuto, noi siamo pronti a liberarli dalle loro fosse se l’artiglieria e la fanteria italiana sospendono il fuoco su Monte Cimone oggi 25 Settembre tra le ore 2 e 7 del pomeriggio. Naturalmente questo vale anche per le artiglierie in Val d’Astico e per quelle sulle alture ad est ed ovest del torrente……quindi se la vostra artiglieria non spara sul Cimone e la Vostra fanteria resta tranquilla ciò a dire non spara e non intraprende movimenti di sorta anche di singole pattuglie noi libereremo i Vostri camerati sepolti vivi dalla terribile sorte alla quale sono altrimenti destinati

Vengono descritte nella nota le modalità con la quale la tregua da parte di entrambi (italiani e austraici) dovrà essere segnalata per essere visibile alle truppe.

Il testo si conclude: Se il regio Comandante italiano non darà ascolto alla presente, i soldati italiani saranno vittime del loro destino. Si voglia rimettere la conferma della relativa risposta entro le ore 12 del 25 Settembre alla nostra linea di avamposti presso Forni

Tengo a segnalare che il Comando italiano al quale si presentò il parlamentare austriaco era situato a Pedescala distante poco più di 1km dal comando austriaco di Forni.

A mezzogiorno in punto giunse la sconcertante comunicazione: …gli italiani non vogliono Il parlamentare, capitano Von Persa telefona dal IV°/98° (battaglione della X Divisione in Val d’Astico: il Comando italiano non ha dato ascolto alla proposta di interruzione del fuoco con la motivazione che finora ci sarebbe stato tempo sufficiente per recuperare i morti e i feriti sia austro-ungarici che italiani. La nota di risposta è firmata dal Capo di Stato Maggiore del Gruppo d’Armate Generale Albricci Fu immediatamente ripristinato il rapporto di combattimento e per far capire agli austriaci che gli italiani non accettavano la tregua alle 12,15 sul Cimone si riversò una salva di granate italiane

Il rapporto di von Persa ai superiori oltre che a essere preciso e dettagliato è anche un raro documento di guerra. Von Persa parlava benissimo italiano e altre volte aveva svolto il compito di parlamentare.

Sembra che la risposta del Comando d’Armata italiano sia stata dettata al Comandante di Settore di Pedescala, capitano Azzi direttamente dal Generale Albricci.

Von Persa racconta: …il Comandante di Settore sembrò non aver capito alla prima volta la risposta e pregò di ripetere le dettatura, la controllava nuovamente e si rivolgeva a me scuotendo la testa e commentando: “ mi dispiace molto, anzi moltissimo è incomprensibile….quei poveri soldati, dopo un breve silenzio soggiunse…è un‘assurdità e crudeltà esporre i feriti alla tortura della morte per fame e sete....


Comunque durante la giornata del 25 gli austriaci riuscirono a salvare altri 16 soldati italiani. Il 26 Settembre si sentivano ancora grida di aiuto, 4 italiani riescono a liberarsi da soli e presi in consegna dagli austriaci comunicavano che nella loro caverna c’erano ancora diversi uomini, gli austriaci nonostante il violento fuoco allargano il cunicolo bloccato dai detriti e venivano portati in salvo 21 italiani illesi e 4 feriti del 219° Reggimento.

Per giungere al finale di questa tragedia che ha dell’incredibile. gli ultimi italiani vivi furono tratti in salvo sempre dagli austriaci il 2 di Ottobre: sette soldati e un cadetto.

Due giorni prima dello scoppio della mina e più precisamente il 21 Settembre il Tenente Generale Maurizio Gonzaga scrive al Comando del X Corpo d’Armata italiano: …si ha l’onore di notificare che la nostra galleria di contromina ha ormai raggiunto la profondità di 22mt., detta profondità è dai competenti ritenuta più che sufficiente per avvertire qualsiasi lavoro di guerra sotterranea fosse in corso da parte del nemico….ed al proposito si aggiunge che i risultati delle giornaliere audizioni coi telegeofoni e delle osservazioni dal Monte Cengio eseguite con cannocchiale monocolo di qui alla precedente lettera nr. 4703 del 22 Agosto, sembrano escludere che il nemico avanzi con lavori sotterranei verso la nostra posizione....

Quanto soprariportato sono le tragiche valutazioni italiane sui lavori avversari. Gli austriaci da oltre una settimana essendo ormai vicini al loro obbiettivo avevano smesso di usare esplosivi per avanzare ma lavoravano scavando con mezzi e attrezzi manuali.

Il Cimone non venne mai più riconquistato dagli italiani, gli austro-ungarici se ne andarono il 2 Novembre 1918.

L’OSSARIO:

Dopo la fine della guerra sul Cimone erano state collocate delle bare in legno nelle quali i visitatori che salivano quassu potevano deporre i resti umani che venivano trovati soprattutto intorno al cratere della mina, ma anche sul versante ovest del monte. I resti venivano in seguito traslati nel cimitero monumentale di Arsiero

Nel 1927 si costituì il “Comitato per l’erigen do Ossario”, presieduto dall’Avvocato Antonio Franceschini, allora Podestà di Vicenza, Franceschini trovò i fondi per realizzare un sacrario sulla sommità del Cimone, grazie anche al contributo del Commissariato del Governo per le Onoranze ai Caduti in guerra

Il Monumento eretto sul margine meridionale del grande cratere prodotto dall’esplosione della mina austriaca, fu progettato gratuitamente dall’ingegnere vicentino Thom Cevese, che sempre gratuitamente diresse anche i lavori. L’incarico di costruirlo fu assegnato ad una cooperativa di scalpellini e muratori di Tonezza, con l’organizzazione di Antonio Canale, valente capomastro ma soprattutto abile scalpellino.

Le pietre furono prelevate dalle cave dell’altopiano e venivano trasportate con carretti per la mulattiera che da Contrà Campana saliva in un piazzale a monte della “Strada degli Alpini” e poi venivano portate a spalle da donne e ragazze che si erano raccomandate per avere un lavoro, fino al cantiere.

I lavori durarono pochi mesi e quando la costruzione fu ultimata, sulla parte frontale delle chiavi di volta dei 4 archi, il capomastro Canale scolpì in rilievo 4 scudi araldici con gli stemmi di Vicenza, e di Tonezza, il fascio littorio e il leone di San Marco.

Il Monumento-Ossario fu inaugurato il 22 Settembre 1929, giusti 13 anni dopo la tragica esplosione, era presente il principe ereditario Umberto di Savoia.

A differenza di altri Ossari quello del Cimone si distingue in quanto è privo di loculi ma è composto da un unico vano interrato dove inizialmente vennero tumulati i resti di 1210 soldati ignoti. Successivamente furono inumati nell’ossario anche i caduti ignoti proveniente dagli ultimi cimiteri di guerra dismessi in anni più recenti che fecero aumentare le salme a 2173.

L’altare al centro del sacello è un masso cubico col piano superiore livellato, il masso è stato raccolto dal cratere della mina, sopra all’altare è appesa una lampada votiva in ferro battuto fatta con materiali di residuati bellici raccolti nella zona.

In origine nel pavimento del sacello esisteva una botola chiusa da un’inferriata attraverso la quale i passanti potevano deporre nell’ossario sottostante le numerose ossa che venivano trovate. Una targa collocate sul monumento invitava a raccogliere con sentimenti di fratellanza e amore i resti dei soldati caduti.

Bollettini di Guerra (Nella trascrizione riporto soltanto i fatti del Cimone, tralasciando tutti gli altri avvenimenti della giornata)

24 Settembre

….. In Valle dell’Astico, all’alba del 23, durante un’ intenso bombardamento su Monte Cimone lo scoppio di due poderose mine nemiche obbligò i nostri a ripiegare di un centinaio di metri dalla vetta del monte. La posizione abbandonata è tenuta sotto il fuoco di interdizione delle nostre artigliere….

Nel bollettino del 25 nessun riferimento al Cimone.

26 Settembre

….. In Valle Astico l’efficace e incessante tiro di interdizione delle nostre artiglierie sulla vetta del Cimone mandò a vuoto ogni tentativo nemico per occupare stabilmente la posizione e rafforzarla….

Nei bollettini del 27 -28 nessun riferimento al Cimone

29 Settembre

…..In Valle Astico continuano i nostri tiri di interdizione su Monte Cimone.

Tutti i bollettini venivano firmati dal Generale Cadorna.

La cima del Cimone venne conquistata da parte degli Imperiali lo stesso giorno dell’esplosione, dopo un’eroica resistenza dei sopravissuti italiani che seppero subito riorganizzarsi, ma alla fine dovettero arrendersi. Come si può notare nessun riferimento alla proposta di tregua per il recupero dei sepolti vivi.

Qui per sua volontà è stata tumulata anche la salma del suor architetto Thom Cevese.

NOTA

Il figlio di Maria Bergamas che il rito di Aquileia consacrò "MADRE SPIRITUALE DEL MILITE IGNOTO", Antonio Bergamas nato nel 1891 a Gradisca d'Isonzo, fu arruolato nell’esercito austriaco in quanto sia Gradisca d‘Isonzo e Trieste al tempo erano parte integrante dell’impero austro-ungarico, nel 1914 Antonio disertò e si arruolò volontario nel Regio esercito, fu ucciso in combattimento il 18 Giugno 1916 sul Monte Cimone, il suo corpo non venne più ritrovato. Aveva 25 anni

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