GUIDA  Torre Annunziata/Chiesa dello Spirito Santo

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Meglio conosciuta dal popolo oplontino come Chiesa del Carmine, è stata eretta in poco meno di un secolo. L'edificio eretto su progetto di Vincenzo Lamberti, inizialmente non era situato nel territorio torrese ma nell'università di Boscotrecase, successivamente annesso a quello comunale con un decreto di Gioacchino Murat. La chiesa fu inaugurata nel 1880 e per erigerla fu necessario abbattere altre piccole cappelline adiacenti, ricostruite poi poco distante. Non presenta all'interno grandi affreschi o accorgimenti, ma colpisce per la sua imponenza.

Il Santuario dello Spirito Santo, di patronato comunale, fa parte della Diocesi napoletana. L’attività pastorale iniziò il 19 gennaio 1668, con l’istituzione di una parrocchia nel quartiere di Terravecchia (dall’attuale corso Garibaldi fino a via Vesuvio), sotto il titolo di Spirito Santo, con sede nella cappella della Pietà dei fratelli Strina. Fu scelta la zona vicina al vicolo Zappalà, lì dove c’era una depressione, detta ancora oggi “vallone”.

La chiesa è conosciuta come Chiesa del Carmine poiché fu eretta a lato dell’antica cappella del Carmine, che sorgeva lì dove si trova attualmente l’Arciconfraternita del SS. Sacramento. La cerimonia della prima pietra avvenne il 2 aprile 1786.Il 1 febbraio 1880, monsignor Guglielmo Sanfelice consacrò all’Altissimo la nuova sede parrocchiale dello Spirito Santo.

La chiesa subì gravi danni con il terremoto del 23 novembre 1980 e, dopo lunghi e travagliati lavori di restauro, è stata nuovamente riaperta nell’anno 2000. Nei primi mesi del 2005 è stata restaurata la cripta sottostante la Chiesa, per forte volontà di Don Mario Albertino, parroco fino al 7 agosto del 2005, giorno della sua morte.L’attuale parroco è don Pasquale Paduano.

La chiesa è a croce latina, ad una navata (lunga m.58,20 e larga m.12,70, con un massimo di circa 35 metri nel transetto) con sei cappelle laterali e due cappelloni all’estremità del braccio trasversale. La volta è a botte, con affreschi opera di Achille Iovane (1850).