GUIDA  Torre Annunziata/Villa di Lucio Crasso Terzo/La Fanciulla di Oplontis

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E’ il calco di una giovane donna trovata, insieme ad altre vittime dell’ eruzione del 79 d.C., in uno degli ambienti della villa detta B ad Oplontis, lo stesso ambiente dove, accanto ad alcune di queste vittime, furono trovati i gioielli.
 
E’ il calco di una giovane donna trovata, insieme ad altre vittime dell’ eruzione del 79 d.C., in uno degli ambienti della villa detta B ad Oplontis, lo stesso ambiente dove, accanto ad alcune di queste vittime, furono trovati i gioielli.
 
Sì tratta di un calco eseguito con una tecnica ideata dal restauratore Amedeo Cicchitti e sperimentata per la prima volta ad Oplontis nel 1984, che al gesso, materiale usato tradizionalmente fin dal 1863 quando il Fiorelli introdusse il sistema dei calchi, sostituisce una resina epossidica.  
 
Sì tratta di un calco eseguito con una tecnica ideata dal restauratore Amedeo Cicchitti e sperimentata per la prima volta ad Oplontis nel 1984, che al gesso, materiale usato tradizionalmente fin dal 1863 quando il Fiorelli introdusse il sistema dei calchi, sostituisce una resina epossidica.  
Il procedimento, alquanto complesso, consiste nel realizzare prima un calco in cera, intorno al quale si costruisce una matrice in gesso; quindi, con una tecnica simile a quella della «cera perduta», si sostituisce alla cera la resina epossidica. Si ottiene, in tal modo, un calco piú resistente, di quello in gesso, agli urti ed alle variazioni climatiche, piú facile da trasportare e che, grazie alla sua semitrasparenza, consente di vedere i piccoli oggetti che, eventualmente, la persona indossava. Così, in questo caso, si è potuto recuperare, sostituendoli con copie, il bracciale che la fanciulla aveva al braccio e il borsellino con monete, e gemme, che era accanto alla mano. All'interno, ricoperte e fermate dalla resina, restano, in tutta la loro tragica testimonianza, le ossa  ed il teschio.
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Il procedimento, alquanto complesso, consiste nel realizzare prima un calco in cera, intorno al quale si costruisce una matrice in gesso; quindi, con una tecnica simile a quella della «cera perduta», si sostituisce alla cera la resina epossidica. Si ottiene, in tal modo, un calco piú resistente, di quello in gesso, agli urti ed alle variazioni climatiche, piú facile da trasportare e che, grazie alla sua semitrasparenza, consente di vedere i piccoli oggetti che, eventualmente, la persona indossava.  
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Così, in questo caso, si è potuto recuperare, sostituendoli con copie, il bracciale che la fanciulla aveva al braccio e il borsellino con monete, e gemme, che era accanto alla mano.  
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All'interno, ricoperte e fermate dalla resina, restano, in tutta la loro tragica testimonianza, le ossa  ed il teschio.

Versione delle 11:37, 19 mag 2010

E’ il calco di una giovane donna trovata, insieme ad altre vittime dell’ eruzione del 79 d.C., in uno degli ambienti della villa detta B ad Oplontis, lo stesso ambiente dove, accanto ad alcune di queste vittime, furono trovati i gioielli. Sì tratta di un calco eseguito con una tecnica ideata dal restauratore Amedeo Cicchitti e sperimentata per la prima volta ad Oplontis nel 1984, che al gesso, materiale usato tradizionalmente fin dal 1863 quando il Fiorelli introdusse il sistema dei calchi, sostituisce una resina epossidica.

Il procedimento, alquanto complesso, consiste nel realizzare prima un calco in cera, intorno al quale si costruisce una matrice in gesso; quindi, con una tecnica simile a quella della «cera perduta», si sostituisce alla cera la resina epossidica. Si ottiene, in tal modo, un calco piú resistente, di quello in gesso, agli urti ed alle variazioni climatiche, piú facile da trasportare e che, grazie alla sua semitrasparenza, consente di vedere i piccoli oggetti che, eventualmente, la persona indossava. Così, in questo caso, si è potuto recuperare, sostituendoli con copie, il bracciale che la fanciulla aveva al braccio e il borsellino con monete, e gemme, che era accanto alla mano. All'interno, ricoperte e fermate dalla resina, restano, in tutta la loro tragica testimonianza, le ossa ed il teschio.