GUIDA  Valle d'Aosta/Ritratto della Regione

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Ritratto della Regione

Una mappa della Valle d'Aosta
"Se feit solei lo dzor de Saint Ors,
l'hiver dure incò quarenta dzor."
Traduzione :
Se il tempo è bello il giorno di Sant'Orso,
l'inverno dura ancora quaranta giorni.
  • Il fascino immortale del "Patois valdotain" (modo di comunicare in Dialetto Valdostano ), la rigidità del clima alpino, l'attaccamento a fede e tradizioni secolari, la saggezza della civiltà pastorale del passato. Un vecchio adagio di qualche antenato del moderno meteorologo per esprimere in poche battute la realtà valdostana, in tutta la sua complessa genuinità.
Tratto Fiume Dora Baltea
  • Porta d'accesso nazionale - attraverso il valico del Colle del Piccolo San Bernardo (sito nel Comune di La Thuile ) e l'omonimo Vallone di La Thuile ;il Colle del Gran San Bernardo ( sito nel Comune di Saint-Rhémy-en-Bosses )/ Traforo del Gran San Bernardo e l'omonima Valle del Gran San Bernardo - per l'Europa francofona, si configura quale galassia di piccole e grandi valli orbitanti attorno al fondovalle maggiore, "la plaine" per gli indigeni, la parte pianeggiante dove sorge il capoluogo, Aosta, e si concentra il grosso degli insediamenti umani e dei traffici commerciali. Qui il centro, ai lati la sinistra e la destra, le zone dell'adret e dell'envers disegnate dal corso della Dora Baltea che taglia in due la regione: di qua, versante nord-est, un territorio maggiormente baciato dal sole e per questo più favorevole all'agricoltura; di là, a sud-ovest, la neve si attarda molto più a lungo lasciando spazio soltanto ad attività boschive e di pascolo. Intorno l'inimitabile cornice dei massicci alpini - il Monte Bianco, il Grand Combin, il Cervino, il Monte Rosa, il Gran Paradiso e l'Emilius - che per la quasi assenza di umidità - il 6% del territorio regionale è coperto da ghiacciai - garantisce un orizzonte costantemente terso e luminoso.
Torre Pailleron
  • Natura e posizione strategica nei collegamenti transalpini hanno segnato il suo destino nel corso della storia, a partire dal periodo dei Salassi, di stirpe celto-ligure, e successivamente con la colonizzazione romana, le cui tracce più significative si ritrovano nei resti di parte della Strada delle Gallie ( come a Donnas ed ad Avise ) ;di grandi opere infrastrutturali quali i ponti di Saint-Vincent e Châtillon; nei più datati esempi di incastellamento quali le Torri di Aosta .Alla lunga dominazione Sabauda appartengono le maggiori testimonianze di incastellamento: da quelli romanici di Graines nella Val d'Ayas , di Cly nel comune di Saint-Denis e Saint Germain a Montjovet ai duecenteschi Chatel-Argent a monte di Villeneuve, Montmayeur nella Valgrisenche e Chatelard sopra La Salle; fino ai massimi esempi di architettura militare valdostana del '300 tra cui il Castello di Ussel - che domina da uno sperone di roccia Châtillone Saint-Vincent -, il Castello di Issogne - gioiello del rinascimento e dimora nobiliare degli Challant.
  • Accanto alle fortezze sono più che riconoscibili, nella nuova veste moderna del tessuto urbano, le tracce della civiltà pastorale alpina del passato: nelle case rurali in pietra viva, nelle mulattiere, nei "ru" (canali per l'irrigazione) - bellissimi quelli di Pan Perdu e di Marseiller - e nei caratteristici rascard, i fienili costruiti con tronchi di legno.
  • Altrettanto evidente l'impronta del potere ecclesiastico, nelle splendide chiese romaniche di Arnad, Santa Maria a Villeneuve e Derby a La Salle o nei campanili tipici delle Valli di San Maurizio a Sarre, di Saint-Christophe e Saint-Pierre. Il non plus ultra dell'architettura religiosa è il complesso della Collegiata e Priorato di Sant'Orso custode della grande tradizione orafa e di scultura lignea policroma nel Museo del Tesoro della Cattedrale.
Collegiata di Sant'Orso (scorcio)
  • Ciò che contraddistingue i valdostani è sicuramente la fierezza per la peculiarità delle proprie radici culturali, custodite gelosamente in ogni aspetto della vita: innanzitutto nel modo di comunicare nel quale è invalso, accanto all'italiano, il già citato "Patois valdotain" (mentre una rarità linguistica è rappresentata dal toitschu e dal titsch - originari del ceppo alemanno, espressione della cultura Walser e radicati nella Valle di Gressoney - parlati a Issime , Gressoney-Saint-Jean e Gressoney-la-Trinité ) ; in secundis nelle tradizioni artigianali tessili: dal "drap" (coperte, mantelli, tovaglie) delle zone di Valgrisenche e Châtillon , allo "chanvre" - lavorato con fili di canapa - della Valle di Champorcher, passando per i celebri "dentelles de Cogne" pizzi lavorati al tombolo dalle donne di Cogne; a quelli lignei come i sabot(zoccoli), la grolla - un calice che riprende il nome dal sacro Graal - e la mitica Coppa dell'amicizia, da cui una volta si beveva il vin brulè. Manufatti che trovano una vetrina prestigiosa nella Fiera di Sant'Orso, appuntamento annuale dell'artigianato valdostano imperdibile per commercianti e turisti. Completano il quadro le manifestazioni tradizionali in cui si rispolverano gli antichi costumi della civiltà pastorale. Su tutti sicuramente il Carnevale è l'evento più caratteristico e ricco di spunti storici e folckloristici: quello di Courmayeur - con la celebre maschera del Bouffon - della conca di Bosses - con i personaggi di Tic e Tocca, due anziani burloni - e di Verrès, di notevole fascino storico - legato alle vicende della Casata Challant.