GUIDA  Enna/Chiesa di San Marco

Da Wiki.
Chiesa di San Marco interno
Navata Affreschi sul Soffitto
Abside e Altare
Altare Maggiore

La Chiesa di San Marco con l'annesso convento di clausura delle Carmelitane scalze fù costruito nella prima metà del XVI secolo, sui ruderi di una sinagoga ebraica, che delimitava il ghetto ebraico, ancora oggi ricordato dal nome dato alla zona: Iudeca. La facciata possiede elementi decorativi sporgenti lievemente come le due paraste poggianti su alti plinti che la incorniciano, sormontate da capitelli corinzi, fiancheggiate in alto da due semplici volute e la finestra centrale sovrastata da un elegante coronamento nella sua semplicità di linee.

Fastosi stucchi all'interno contrastano la severa linearità della facciata, l'edificio sacro è a navata unica in stile barocco, sovrastata da una copertura a botte con lunette priva di transetto, così da permettere alle suore di assistere alle solenni funzioni nella cantoria, posizionata sul vestibolo, senza contravvenire all'obbligo della clausura per mezzo di una ringhiera costellata di fitti trafori che seguono l'agile andamento a petto d'oca e culminano con una cornice a ricordare, con i suoi artistici intagli, un superbo merletto ligneo.

L'altare maggiore è del '600, in legno artisticamente lavorato e rivestito in oro zecchino che armonizza perfettamente col barocco della balconata; vi si può ammirare la custodia in legno detta la scalonata commissionata al trapanese Antonio Rallo nel 1708 e realizzata su disegno di Agatino Daidone di Calascibetta, formata da quattro gradini che inglobano nella parte centrale il tabernacolo, con un vano simile a un portale timpanato in cui al centro emerge la sigla JH.

Andando oltre il vestibolo, la navata continua nella sua struttura longitudinale con muri perimetrali cadenzato lievemente da paraste che fiancheggiano, sia, concavità poco pronunciate destinate ad ospitare gli altari parietali, sia i due grandi archi mediani, uno aperto deputato a far da ingresso laterale, l'altro simmetrico cieco dotato di una grata che lo separa dal coro interno e si chiude nel presbiterio sopraelevato distinto dallo spazio destinato ai fedeli da una breve scalinata e delimitato da un arco sorretto da pilastri e da un'abside poligonale.

Gli stucchi intervallati secondo un preciso disegno, commissionati nel 1705 dall'abbadessa Suor A. Carnazza a Gabriele De Blanco, conferirono all'ambiente quel tono di sfarzo sacrale naturalmente connaturato alla religiosità isolana e compiacendo l'arte barocca intensificano la ricchezza e l'eleganza dei decori.

La chiesa oltre alle tele dei quattro altari laterali detiene altre opere pittoriche illustrate dagli affreschi realizzate sulle pareti laterali e sulla volta della navata, ma anche sulle pareti e nel catino dell'abside. Sull'unica navata, sul soffitto, in posizione centrale, (opera ignota attribuibile forse al figlio del Borremans), è dipinta con briosità di colori una illusoria architettura resa visibile attraverso una falsa apertura quadrilobata (quattro semicerchi disposti a croce) e composta da tre coppie di colonne di marmo verde che svettando su una trabeazione (struttura orizzontale sostenuta da colonna), di raccordo spezzata da un lato da un grazioso balconcino protetto da una convessa balaustra, simulano un alto tamburo su cui finge di sostenersi svettante una cupola. Agli angoli della finta apertura architettonica, sono dipinti in scialbo monocromo grigio-azzurro i simboli dei quattro evangelisti.

Incorniciata in un'elegante polilobo di stucco, nella conca absidale, vi è un affresco raffigurante la SS. Trinità, con a destra la Vergine che consegna lo scapolare a due santi carmelitani e a sinistra L'Immacolata. Sulle due pareti frontali dell'abside si trova un affresco per lato ossia il Bambino Gesù che appare a Sant' Antonio da Padova, eseguito in omaggio al Bambino così caro alla devozione carmelitana; a sinistra S. Anna che ammaestra la Vergine.

Galleria Foto