GUIDA  Piemonte/Ritratto della Regione/Orticoltura

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Piemonte/Ritratto della Regione/Orticoltura

  • Nel settore dell’orticoltura la Regione presenta distretti produttivi vocati e specializzati, con standard qualitativi e di sicurezza alimentare elevati. Mentre fino al 1500 erano coltivate brassicacee (cavoli e cavolfiori introdotti dagli Arabi , asparagi già conosciuti nell’antico Egitto, cipolla, bietole, ortaggi a foglia ed altri ancora) giunsero poi, dall’ America , le specie che hanno rivoluzionato l’assortimento orticolo: fagioli, pomodori e peperoni, patate. Gli ortaggi, dagli “hortus” delle Abbazie, divennero subito un valido complemento dei cereali nell’alimentazione dei contadini e, successivamente, gli appezzamenti ad orto furono presenti in tutti gli insediamenti rurali. All’orticoltura per autoconsumo si affiancò quella professionale, seguendo lo sviluppo delle cittadine piemontesi: appena all’esterno delle mura e più tardi nelle Frazioni intorno al nucleo urbano, l’agricoltura si specializzò in un’orticoltura intensiva per rifornire di ortaggi freschi i mercati cittadini. Tra i prodotti Agroalimentari Tradizionali individuati, censiti e catalogati dalla Regione Piemonte , se ne citano alcuni tra i più significativi: l’aglio di Molino dei Torti , la bietola rossa di Castellazzo Bormida , il cardo gobbo di Nizza Monferrato , la carota di San Rocco Castagnaretta (Frazione di Cuneo ) , il porro di Cervere, la rapa di Caprauna . Le principali aree di coltura degli ortaggi, per ogni specie, sono:
- fagiolo: grazie a particolari situazioni climatiche che caratterizzano gli areali di fondovalle, questa coltivazione ha trovato ampia diffusione in particolare per quanto attiene alla Provincia di Cuneo , dove annualmente vengono destinati a questa coltura oltre cinquemila ettari. Come altri legumi ha costituito, per secoli, uno degli alimenti fondamentali del mondo contadino in quanto ricco di vitamine (vitamina B1; vitamina B2; vitamina PP; vitamina C; vitamina A), sali minerali (potassio, fosforo, calcio, sodio e ferro), fibre e glucidi (in particolare amido) nonché proteine. Le varietà tipiche nel segmento produttivo del “fagiolo secco” vi sono: il “fagiolo Billò” , selezionato nell’area di Centallo negli anni 1960 ed oggetto di coltivazione per molti anni, adatto per la cottura, lessato e per la preparazione di minestre; il “fagiolo tipologia Lamon”, utilizzato in alternativa al Billò per la preparazione di minestre; il “fagiolo della Villata” particolarmente adatto alla cottura ed alla produzione di minestre; il “fagiolo bianco di Bagnasco”, tipico della Valle Tanaro, adatto alla preparazione di insalate di fagiolo lessato; il “fagiolo bianco di Spagna”, coltivato negli areali collinari della Langa, adatto per il consumo in insalata previa cottura. Le varietà tipiche nel segmento produttivo del “fagiolo da raccolta cerosa” vi sono: il “borlotto Bingo, Vedretta e Rossano”, particolarmente diffuso, ed il “fagiolo Maumese” presente in alcuni ambienti collinari dell’ Alta Val Tanaro. Sfruttando diverse altimetrie e semine scalari si è raggiunto un calendario di raccolta che inizia, per le produzioni commercializzate allo stadio ceroso, alla fine della seconda decade di luglio e prosegue sino a fine ottobre; la raccolta del fagiolo secco avviene nei mesi estivi (agosto/settembre) mentre la commercializzazione si protrae per l’intero periodo invernale/primaverile;
- asparago: le aree maggiormente interessate sono il vercellese (zona storica di coltivazione con riferimento all’areale di Borgo d'Ale ), le produzioni di Santena e Cambiano , la zona collinare di Ceresole d'Alba , Monteu Roero e Montà . La produzione , finalizzata all’ottenimento di turioni di colore verde riguarda le specialità "Eros" e "Marte", anche se permangono ancora produzioni della varietà standard “precoce d’Argenteuil”. Sfruttando le diverse aree di coltivazione il calendario di raccolta inizia alla fine della prima decade di aprile e prosegue sino a inizio giugno;
- cavolfiore: le maggiori produzioni di cavolfiore si ottengono negli areali di pianura del cuneese, alessandrino e torinese; sfruttando diverse epoche di trapianto e ambienti significativamente differenti per altimetria e clima, è possibile prolungare i periodi di commercializzazione per l’intera fase tardo estivo –autunnale. In alcuni areali del torinese ed astigiano vengono condotte anche coltivazioni invernali –primaverili posticipando la fase di raccolta e/o anticipando significativamente gli stacchi in fase tardo primaverile adottando tecniche di produzione in ambiente protetto;
- cipolla: le maggiori produzioni di cipolla si ottengono nella zona di Castelnuovo Scrivia , Sale e Tortona ;
- patata: per molti anni questo ortaggio ha rappresentato l’alimento base per molte famiglie, alternativo al pane, ed ancora oggi è coltivata su vaste aree pedemontane e di fondovalle della Regione, assicurando interessanti flussi commerciali associati ad elevata qualità dei tuberi. Tutte le vallate alpine vantano una “tradizione” nella produzione della patata tanto da stimolare la nascita di “consorzi di tutela e valorizzazione” locali che si pongono, quale obiettivo primario, di promuovere lo sviluppo della coltura e la commercializzazione del prodotto. In Alessandria , zona di maggior concentrazione della produzione, opera un’Organizzazione di Produttori che raggruppa un nutrito gruppo di operatori agricoli e fornisce patate per molti mesi dell’anno. Le numerose varietà di patate sono classificate in base alla destinazione da consumo fresco e/o da industria; alle caratteristiche dei tuberi (forma, colore, spessore della buccia, colore della polpa), alla durata del ciclo vegetativo (patate novelle e tardive).Tra le patate a buccia gialla sono particolarmente diffuse la "Monalisa", "Spunta", "Primura", "Agata", "Veronie" e "Finka"; tra quelle a buccia rossa si evidenziano "Desirée" e "Asterix". Esistono poi alcune qualità di patate a pasta bianca (come le "Kenebec") destinate particolarmente alla cottura. Le raccolte iniziano a fine giugno (per le patate precoci ottenute sugli areali di collina e/o con tecniche di forzatura) per poi proseguire sino a settembre inoltrato. Successivamente la produzione viene stoccata in cella frigorifera e/o in magazzino e la commercializzazione prosegue sino all’inizio della primavera.
- peperone: la zona di pianura compresa tra il cuneese, carmagnolese ed astigiano può essere considerata una delle aree di eccellenza della produzione di peperone in Italia. Per valorizzare il prodotto locale e rafforzarne la presenza sui mercati si sono costituiti in questi anni alcuni Consorzi di Tutela e Valorizzazione (Consorzio peperone di Cuneo e Consorzio peperone di Carmagnola) con il coinvolgimento di un significativo numero di operatori agricoli di settore. Particolari situazioni ambientali hanno favorito, nel tempo, la diffusione della coltura nei vari ambienti produttivi ed una spiccata professionalità degli operatori agricoli di settore ha consentito, nel tempo, la selezione di varietà autoctone caratterizzate da buona adattabilità all’area di produzione ed elevata qualità. Sfruttando tecniche di produzione in ambiente protetto e in pieno campo e le diverse epoche di maturazione delle singole varietà, si è formato un calendario di raccolta che inizia alla fine della prima decade di luglio e prosegue sino a ottobre inoltrato. La possibilità di trasformare parte della produzione in barattolo (sotto aceti) consente di prolungare, significativamente, i periodi di commercializzazione del prodotto locale;
- pomodoro: la coltivazione si estende su vaste aree della Regione e, nel particolare: nell’alessandrino vengono prevalentemente effettuate coltivazioni estive di pieno campo finalizzate alla produzione di pomodoro da trasformazione industriale (polpa, concentrato...), mentre nella pianura del torinese, braidese, cuneese ed astigiano si effettuano coltivazioni in ambiente protetto di pomodoro da mensa (prevalentemente “cuor di bue” ed allungato) destinate al mercato del prodotto fresco e tra le qualità più diffuse si cita il “cuor di bue” ;
- sedano : è coltivato nell’area di pianura dell’astigiano (con produzioni sia in pieno campo che in ambiente protetto) e molto diffuso in alcune zone dell’alessandrino (produzioni di pieno campo), del cuneese (zona albese, lungo i terreni alluvionali del Fiume Tanaro) e nel torinese. Fra tutte le tipologie si citano il “sedano dorato d’Asti, selezione Rissone”, utilizzato per produzioni tardo primaverili; il“sedano dorato d’Asti, selezione Giuseppe”, adatto per colture autunnali e il “sedano rosato” di Orbassano. Sfruttando i diversi cicli di produzione il calendario di raccolta per la commercializzazione inizia, normalmente, nella seconda/terza decade di giugno (coltura forzata in serra) per poi proseguire sino a inizio dicembre inoltrato.
- zucchine : a partire dalla primavera sino al sopraggiungere dei primi geli invernali, questo ortaggio viene coltivato in molte aree della Regione con investimenti sia di pieno campo (fase centrale estiva) che in coltura protetta (fase invernale ) e coinvolge un elevato numero di aziende agricole nell’area di pianura dell’alessandrino, del vercellese e parte della pianura cuneese, per una collocazione sui mercati interni nazionali; nell’area del torinese, sia in ambiente protetto che in pieno campo, prevalentemente per il mercato locale; negli ambienti di serra dell’astigiano e del cuneese ed in alcune aree di fondovalle del cuneese , destinate prevalentemente ai mercati liguri e/o del nord Italia. Nel segmento di produzione delle zucchine “verde scuro” si evidenziano le qualità "Xsara", "Afrodite" e "Monitor"; nella tipologia “verde chiaro” si segnalano gli ibridi “Altea” e “Greyzini” . Sfruttando tecniche di produzione in ambiente protetto ed in pieno campo con l’adozione di semine e/o trapianti scalari, si è formato un calendario di raccolta che inizia alla fine della terza decade di marzo/primi di aprile e prosegue sino a inizio dicembre quando, con il sopraggiungere del gelo, si interrompono i processi di vegetazione delle piante