GUIDA  Portici/Villa d'Elboeuf

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Villa d'Elboeuf e il Vesuvio



Indice

Storia

La Villa fu fatta erigere nel 1711 da Emanuele Maurizio di Lorena, principe d'Elboeuf e nipote di Carlo VI. E' uno dei capolavori di Ferdinando Sanfelice, uno dei più importanti rappresentanti dello stile tardobarocco napoletano, amante di illusionistici giochi scenografici e prospettici.

Per la costruzione si utilizzarono materiali provenienti dall'antica Ercolano, mentre i giardini furono realizzati con la fertile lava del Vesuvio che ricopriva l'area dei lavori. I giardini erano alimentati da un complesso acquedotto che attingeva direttamente al fiume Clanio. L'Elboeuf era un appassionato di antichità e presto si accorse che i materiali che venivano impiegati per la costruzione della sua dimora appartenevano all'antica Ercolano; egli, in pratica, scoprì gli scavi.

Nel 1716 la villa fu venduta dal principe al Duca di Cannalonga Giacinto Falletti Arcadi. Nel 1738 Villa d’Elboeuf fu acquistata dai Borbone che la adibirono a dependance della Reggia di Portici, in quanto era attigua alla riserva di pesca del Granatello, dove Carlo III amava pescare.

Ferdinando IV promosse ulteriori lavori; si costruirono il Bagno della Regina, raro esempio di architettura balneare in quanto il costume di andare in spiaggia non era molto popolare, ed un viale che dalla Reggia di Portici metteva direttamente in comunicazione con la villa.

La villa vide il suo triste tramonto con la costruzione della ferrovia che la privò del parco e con l'alienazione dei beni dei Borboni; fu acquistata dalla famiglia Bruno e divisa fra tanti affittuari.

Descrizione

L'imponente edificio, di forma rettangolare, è costituito da quattro piani coronati da un tetto leggermente spiovente. Manifestazione del genio sanfeliciano è la magnifica scalinata ellittica formata da due rampe laterali che dal piano terra giungono al piano nobile, creando una terrazza chiusa da una prodigiosa balaustra in affaccio sul mare.

Il piano nobile è scandito da coppie di paraste contigue decorate con fastosi capitelli cui segue una trabeazione a sbalzo con doppia modanatura e cornice che sorregge il balcone del secondo piano che corre scenograficamente lungo tutta la facciata del palazzo. Al piano nobile delle piccole lesene scanalate e decorate con mensole ed ovuli incorniciano le preziose finestre sormontate da timpani lineari poggianti sugli architravi modanati, tramite delle mensole; sopra il timpano campeggiano delle valve decorate con volute. I portali d'ingresso sono decorati, invece, con dei timpani composti da un arco ribassato poggiato su due curve spezzate e terminanti con delle volute; lungo le porte corrono delle particolari lesene che hanno, sopra l'abaco, un dado scanalato sul quale poggia l'architrave.

Il secondo piano ed il terzo piano sono decorati con un altro tipo di timpani lineari poggianti su di una trabeazione recante un fregio; mentre l'ultimo piano si connota per la presenza di timpani tradizionali. Tutti piani sono scanditi dalle lesene. Il viale d'ingresso della villa passa attraverso gli archi aperti sotto le rampe della scalinata.

Attualmente la villa giace in grave stato d'abbandono e decadenza. Le grandi scalinate d'accesso sono state depredate delle balaustre in marmo, e molti degli interni sono in rovina a causa di intemperie ed incendi. Il tetto, costruito con una struttura portante in legno, è crollato in diversi punti.

Indirizzo

Granatello Piazza S. Pasquale 5

Particolare con una delle due scalinate

Futuro Prossimo della Villa

La villa, dopo anni di abbandono e rovina, è stata inserita nei progetti di recupero afferenti il Miglio d'Oro, un grande itinerario che attraversa i comuni ad est di Napoli, contrassegnato dall'alternarsi di parchi e sontuose ville nobiliari. Dopo un primo progetto che prevedeva di adibire la villa ad hotel, si è pensato di trasformarla in un condominio di lusso.

A complicare le cose è la situazione debitoria della società proprietaria dell'immobile, che ha costretto la V Sezione Espropriazione del Tribunale di Napoli, a mettere all'asta lo storico edificio. La gara, indetta nei primi mesi del 2010, ha avuto una base d'asta intorno ai 7 milioni di euro, ma è andata deserta.

La situazione di stallo ha accelerato il deterioramento della struttura, fino al cedimento dei solai interni e del muro di contenimento (che la separa dai binari della linea ferroviaria Napoli-Salerno), verificatosi il 5 febbraio del 2014. Il triste destino di questo sito storico, peraltro posto sotto il vincolo della Sovrintendenza, sembra ormai segnato.

Memorie Storiche

Diego Rapolla nel libro Memorie Storiche di Portici (1891) così racconta l'origine della villa (pag. 79-81):

Il duca Emmanuele d'Elbeuf innamorossi perdutamente della figliuola del duca di Salsa, nobile, savia ed avvenente dolzella, e dopo poco la tolse in moglie, formando l'idea di edificare un palagio che a tanto elevato connubio corrispondesse.

I dintorni di Napoli son tanto e poi tanto vaghi che il doversi decidere a sceglierne uno tra essi per dimora come più ridente ed ameno non è la più facile cosa del mondo. Ciascun luogo ha la sua particolare attrattiva, la sua bellezza speciale. Elbeuf volse intorno lo sguardo e dopo aver ammirato le isolette ed i promontori, le colline ed i campi, fermossi a considerare quel monte che forma la maraviglia di Europa.

Divenne estatico. Da esso collo sguardo passò al golfo che ne lambisce giocondamente il pittoresco piedistallo, e col correre coll'occhio dal monte Vesuvio al mare venne esaminando la lussureggiante e maestosa selva che dai fianchi del vulcano estendeasi sino alla marina, intramezzata da ville e palagi e giardini e casali tranquilli e deliziosi.

Restò fisso a contemplare Portici. Credette rinvenire (e con ragione) tutto quello che egli ricercava. Vedeva in questo luogo riunito come per incanto un mare tranquillissimo, un monte sorprendente, e poi bosco, giardini, quiete, aere purissimo e cielo d'Italia! Che potea desiderar di più? [...]

Il duca d'Elbeuf stabilì quindi di costruire in Portici un sontuoso castello.

Più avanti il Rapolla fa anche una descrizione della Villa (pag. 89-90):

Il Palagio del duca d'Elbeuf si estendeva tanto sulla spiaggia del mare, che i flutti venivano a lambire un lato dell'immensa scalinata che immetteva negli appartamenti.

Oggidì osservasi ancora quella magnifica e grandiosa opera d'arte tutta cinta da colonnette arabesche, da piperigno a screzii, e da marmi preziosi, la maggior parte raccolti da scavamenti fatti nelle prossime località, i quali si resero celebri per quello che da essi derivò per fortuito incidente.

Avea in quel tempo quella residenza l'aspetto di un maniero degno d'albergare un tanto elevato personaggio.

Le stanze erano alte e sfogate, i loggiati stupendamente magnifici, i vani amplissimi e le porte somiglianti a quelle dei castelli baronali.

Le supellettili erano fastosissime e la copia dei marmi, delle statue, dei bronzi e delle armature era così profusa che non esistea in tutto il contorno in sulla spiaggia del Tirreno palagio principesco (ed eranvene parecchi) che con esso potesse in ricchezza e delizia e lusso rivaleggiare.

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