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L’OSSIMORO NELL’ARTE TOTALE DI CARLO CAPONE

Carlo Capone web page Artista Normanno

Cavalli scalpitanti, allo stato brado, scavalcano la siepe, per sfondare il muro del silenzio, invadendo il campo visivo dell’attento fruitore; capitelli corinzi, senza più colonne, attendono il pittore arcaista, per il risveglio ad una nuova vita; vestali illibate sognano veli di sposa, per una dolce fusione d’amore. Il taglio fotografico e cinematografico, l’arte sacra e profana, le tre grazie antiche ed i nudi femminili contemporanei evidenziano una chiara dicotomia, nell’arte classica e moderna, figurativa ed informale, concreta ed astratta di Carlo Capone. Lui ha due cifre stilistiche, due animas mundi, due maniere pittoriche, per esprimere il complesso ossimoro dell’arte totale, nell’altro paradiso della sua amata Campania felix e nello spiritus loci della prediletta Venezia, dei paesaggi immaginari e delle fantasie poetiche, delle vecchie Cinquecento e delle nuove Ferrari. Senza ripetere o seguire i triti, obsoleti, superati dettami, regole e canoni accademici, delle maschere pirandelliane e dei tabù abbattuti, lui ottiene sorprendenti effetti chiaroscurali, prospettici, di colori in movimento, con la tecnica singolare del mèlange di affreschi e graffiti, non sui muri, ma sulle tele, non fuori, ma dentro flussi e riflussi psichici, sezionando il tessuto connettivo e ritmando il supporto spaziale. I suoi svolazzi in libertà si traducono in segni sognanti sullo sfondo, in volumi rotolanti al centro ed in forme suadenti in primo piano, sempre in bilico tra l’attesa dell’ignoto, la sospensione dell’anima e la rivelazione del mistero, tra la rarefazione della luce e l’astrazione della materia, Ogni sensazione visiva di Carlo Capone si traduce in una nuova emozione interiore, in una nuova forma dinamica, in una nuova immagine prismatica, enigmatica, mediatica, che rispecchia mutevoli stati d’animo, nel biondeggiare di campi di grano, nel rosseggiare di papaveri in fuga e nell’iridescenza di una cascata diamantina. Ne risultano una percezione esterna ed interna, un rilevo esteriore ed interiore, un sentimento personale e collettivo, un’etica individuale ed universale, che bucano la tela, per coinvolgere il fruitore, farlo entrare nel quadro e renderlo partecipe dell’azione scenica, dell’ambiente architettonico e della visione artistica. Convinto assertore dell’arte libera, globale, assoluta, Carlo Capone dispone del dono dell’infinito, della scintilla d’immortalità e del settimo splendore, per una sublimazione della natura naturans, per una metafora del mondo circostante e per una metafisica della realtà effettuale. La sua insolita, inimitabile, inconfondibile corrente artistica, presente in gallerie reali e virtuali, ha creato una nuova categoria dello spirito umano, per la trasfigurazione della realtà in forma, per l’esaltazione della verità in dogma e per la trasformazione della prosaica routine quotidiana in mirabili poesie visive. Nel suo giardino incantato non allignano erbacce infestanti, foglie morte, alberi sradicati, ma simboli ideali, virtù teologali, soggetti puri, senza il peso del rimpianto, senza il tarlo del rimorso, senza le remore del peccato o del comune senso del pudore, in un caleidoscopio cromatico, dove tutto è puro, bello, beato, per le sue seducenti immagini eteree. " Gianni Latronico "