Due gonne lunghe e colorate, in un fine luglio molisano, potrebbero essere dirette in un posto qualunque.
Due gonne lunghe e colorate che si conoscono da quando erano solo due paia di calzoncini da maschiaccio, stanno sicuramente andando a condividere un qualcosa che le accomuna; qualcosa che, conoscendo un po’ questi due gonnelloni, è certamente musicale e con ogni probabilità danzante.
Due gonne lunghe e colorate, amiche da sempre, in un fine luglio molisano, vanno a Scapoli, alla Festa della Zampogna. In questa occasione, i 945 scapolesi circa, che popolano questo paesino a ridosso delle Mainarde, si moltiplicano brulicando di spettatori raccolti nella Piazza dei Martiri.
Se non si tiene la mano stretta al proprio accompagnatore si rischia di perdersi di vista, inglobati dal turbinio di gente che corre a saltare sotto il palco dove si suona musica folkloristica, con artisti spagnoli, campani, calabresi, liguri e trentini.
Guardando qua e là, puoi incorrere in volti amici che non rivedi da tempo, capelli al vento, piedi calpestati da sandali scalcianti sotto gonnelloni uguali ai tuoi, e volti annoiati, sistemati tutti in fila in un angolo, a guardare divertiti o storditi o entrambe le cose. Ma per chi decide di voler partecipare alle danze, la festa si svolge diversamente, sviluppandosi in fasi:
Fase incalzante: la fase della festa in cui i fiaschi di vino, corrono di mano in mano e sembrano acquistare vita propria, come fossero anime di vetro che sorvolano i danzanti per debellare ogni soggezione e liberare i gesti delle danze popolari, nascosti nelle gambe di tutti i presenti.
Fase sobria: data la tua scarsa familiarità con vino e dintorni, segue a ruota la fase in cui decidi di ascoltare la musica senza ausili alcolici, ballando e trovando anche il tempo di scorgere gli scorci scapolesi dove la gente non si è riversata, quei vicoli che portano al laboratorio artigianale dove le zampogne vengono fabbricate per divenire pezzi eccezionali, di fama internazionale.
Fase fusa: A questo punto, le fasi si amalgamano tutte e solo qualche frangente interrompe il fluido di continuità danzante per portarti, come di consueto, da qualche altra parte, in un laboratorio piccolo e un po’ buio magari, dove qualcuno vive per qualcosa di prezioso, pezzi unici, creati uno alla volta, in silenzio, o magari tra le chiacchiere, ma sempre in una dimensione intima, sicuramente familiare.
Fase riflessione: Pausa. Piedi e salti bloccati per cinque secondi almeno. Obiettivo del momento: comprendere il motivo per cui ogni volta che tu e il tuo gonnellone vi trovate in un contesto affollato, rumoroso, divertito, sudato, urlante e sorridente, riesci a divertirti, ma gli attimi di isolamento si materializzano nella tua mente come un qualcosa di eccezionalmente allettante, come l’oasi nel deserto; un deserto pieno di gente dove certo non manca da bere. Sarà il fascino di questi posti piccoli e contorti nei vicoli che sembrano dover sempre nascondere delle immagini, delle storie piccole e intense.
Fase calante: Nonostante il ritmo della musica sembra non poter cessare, c’è un momento in cui le danze s’arrestano, fanno una pausa per farti capire quanto eri sfinita e quanto hai rischiato di rimanere senza fiato.
In quell’attimo, col volto esposto al vento che sale dallo strapiombo su cui è sospesa la Piazza dei Martiri, ascolti le note zampognare che continuano a suonarti nella testa. Quella musica che per te ora è festa, per qualche antico pastore scapolese era la compagnia nei pascoli, l’arte da esportare in altri luoghi, note itineranti.
Quando la pausa al vento fresco si trasforma in stasi al vento freddo, decidi di farti un giro nel paesino, un po’ oltre la calca festaiola. Dopo qualche braccialetto esposto in bancarella e un vicolo non troppo lungo, ti imbatti piacevolmente in una statua che raffigura lo zampognaro scapolese, con cappello di feltro, cioce ai piedi e mantello sul panciotto. Una figura antica che diventa in un attimo familiare alla tua mente, in espansione verso i ricordi delle feste natalizie, nell’appartamento isernino della tua infanzia. Qui, l’arrivo delle feste era annunciato da questi personaggi che giungevano nel portone del palazzo a suonare nei loro abiti tradizionali, per raccogliere qualche spicciolo nel cappello. Da allora, Scapoli per te è uomo alto con mantello; uomo alto con mantello è zampogna e zampogna è Natale. Natale ovviamente è festa, così che la Festa della Zampogna non è altro che un Natale di fine luglio. Tipico sillogismo da pausa dalle danze.
Con qualche nozione precedentemente acquisita sulle cose da visitare a Scapoli, si è portati con più facilità a notare che la piccola statua dello zampognaro non è collocata dietro un semplice albero, ma dietro l’albero sottostante l’androne, antistante il palazzo dei Marchesi Battiloro: lo Sporto. Da qui, si accede al Cammino di Ronda, un percorso che segue il profilo della roccia sulla quale sorge Scapoli, offrendo una vista da contemplare, magari in silenzio. Ripercorrendo il cammino a ritroso, la magia delle fibre ottiche fa accendere una lucina al tuo passaggio, illuminando una piccola stanza che all’andata non avevi notato; l’interno è arredato per ricostruire una postazione di guardia della seconda guerra mondiale, con tanto di brandina, borraccia e porta munizioni. Tale flashback militare continua discreto alla tua destra, dove è posizionata una fotografia d’epoca che ritrae il generale Utili con un piccolo seguito. Qualche centimetro dopo, naturalmente, un’iscrizione: il generale Utili guidò il Corpo Italiano di Liberazione costituitosi proprio a Scapoli; il generale, conquistò Monte Marrone e penetrò la linea Gustav a Monte Cassino. Il generale Utili. Due labbra si materializzano nella tua mente, ti sorridono e ripetono queste parole: il generale Utili. Un nome che di colpo assume l’identità che aveva sempre avuto nei cassetti più polverosi della tua testa: il personaggio di uno dei racconti preferiti dell’infanzia, quelli raccontati da tua zia che ti spiegava chi erano i partigiani, dove si nascondevano, perché lo facevano e chi era quell’uomo che volle essere seppellito con i suoi soldati. Il generale Utili. Tutto torna ora. E nei soliti percorsi associativi e immaginifici della tua mente, al funerale del generale, si suonavano zampogne.
Quando poi ti accorgi che il tuo “mi allontano cinque minuti” è diventato una buona mezz’ora di totale sparizione, decidi di tornare sui tuoi passi al richiamo delle zampogne.
Non sono certamente gli stessi passi degli antichi pastori, ma a questo punto, sotto quelle note, Scapoli ha un nuovo volto.
(Foto Pitboy in Pubblico Dominio e di Bryan in Licenza Creative Commons)
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