Un pomeriggio di inizio autunno e come al solito nulla da fare. Occasione ideale per fare una passeggiata nella città dove ho frequentato la scuola superiore, Crema. Wikipedia la definisce la città più importante del territorio cremasco.
Cosi prendo la macchina e la parcheggio dove ora c’è il nuovo cinema e il nuovo complesso residenziale, che ricorda uno di quei quartieri tutti colorati ed eleganti in stile inglese che ogni tanto vediamo in TV. Quando io andavo a scuola qua c’erano delle vecchie case e qualche prato. Ma le cose cambiano e il mondo gira.
Attraverso la strada che porta alla stazione ferroviaria e arrivo a piedi sino alla piazza del mercato. In questo luogo tutti i martedì, giovedì e sabato si tiene il mercato coperto ed era un ottimo modo per ammazzare il tempo nei giorni in cui si usciva prima da scuola e il pullman che ci riportava a casa non arrivava prima di qualche ora. È rimasta la stessa piazza, anche se sono cambiate alcune insegne. Non c’è più il bar nel “cubo” come lo chiamavamo noi. Una vecchia torretta in stile romanico ora adibita a sede di una delle banche locali.
Dalla piazza del mercato, che di pomeriggio è adibita a parcheggio, è facile arrivare nella piazza del Duomo. In questa piazza in stile cinquecentesco fa da padrone la grande facciata del Duomo dedicato a Santa Maria Assunta. Uno stile lombardo gotico trasformata in parte in barocco dalla ristrutturazione avvenuta a seguito della distruzione che Federico Barbarossa portò in queste terre. Alcuni tendono a definirla in stile romanico, per la presenza di un fantastico rosone centrale, ma le guglie e gli archi a sesto acuto bastano a riportarci al periodo gotico.
Per la prima volta scendo a vedere i resti della piccola cappella, cosa che non ho mai fatto in tanti anni, forse sempre scoraggiata dall’odore di muffa, talmente forte da non permettermi quasi di respirare. Ci sono ancora ben visibili alcune parte di antichissime mura e le celle, dove una volta i frati si ritiravano a pregare, anche se ora sono adibite a semplici stazioni della via crucis. Risalendo i gradini verso la navata della chiesa mi rendo conto di quanto sia buia e cupa, tanto che i miei occhi hanno bisogno di un attimo prima di vedere.
Si sente ancora l’atmosfera severa che la Chiesa aveva negli anni della sua costruzione, quando la religione era autoritaria e rispettata in tutte le sue clausole. E trovo anche il crocefisso, quello della leggenda. che narra che quando i soldati stavano per gettarlo nel fuoco ritrasse le gambe e per questo venne risparmiato dal saccheggio del Barbarossa.
Esco di nuovo sulla piazza e per un attimo la guardo, cercando di capire se qualcosa è cambiato rispetto all’anno in cui qui, con tutte le scuole della città, si fece la manifestazione contro la guerra nel Golfo. Ma sembra ancora tutto uguale. Il pavimento a pavè, dove le gomme delle biciclette fanno rumore quando passano, come se stessero su una rete metallica. Il torrazzo, o meglio l’arco che porta dalla piazza in Via XX Settembre. Il palazzo del Municipio. Tutto è rimasto come era 15 anni fa. Anche la gelateria, dove mi siedo per bere qualcosa, cercando di riconoscere nei passanti qualche vecchio compagno di scuola.
(Foto di MarkusMark in Pubblico Dominio)
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