Raccontano storie d’amore, cibo, lavoro, gioco e paura… Hanno forme umane, di animali o di mostri. Non solo piccole opere d’arte di terracotta ma fischietti con simboli universali. Sull’altopiano di Asiago, in Veneto, sono chiamati Cuchi e vengono donati per corteggiare una donna. Ma i fischietti non sono solo veneti, bensì russi, americani e anche afgani; ne esistono di grandezze e fogge diverse, addirittura risalenti a molti secoli fa.
Come dimostra l’originale Museo dei Cuchi di Cesuna, una frazione di Roana, paese dell’Altopiano di Asiago. Una collezione privata che conta migliaia di pezzi di tutto il mondo, un Museo nato dalla passione dei proprietari, i signori Valente.
E sono loro che organizzano, in collaborazione con le istituzioni locali, concorsi internazionali ed esposizioni dedicati a questa ocarina a due note. Eventi molto partecipati, che vantano anche il contributo di Federico Bonaldi, uno dei maestri italiani della ceramica.
La signora Vania Valenti, proprietaria e direttrice del Museo dei Cuchi, intervistata per Comuni-Italiani.it.
Da dove nasce la passione per questi piccoli oggetti?
Ha detto bene, da una passione. Per mio marito, ma anche per me, i cuchi sono come una droga. Abbiamo iniziato con tre e ora ne abbiamo più di 12mila esemplari. Una collezione che, pezzo dopo pezzo, è diventata un museo privato che ha compiuto vent’anni nel 2007.
Noi li chiamiamo cuchi, in dialetto veneto, sono dei fischietti in terracotta che riproducono il canto del cuculo. Non è una nostra peculiarità, perché esistono in tutto il mondo. Abbiamo cuchi russi, dell’America Latina e alcuni addirittura dall’Afghanistan che sono molto antichi, hanno, infatti, più di 4mila anni.
Ma come mai un Museo dei Cuchi qui sull’altipiano di Asiago?
Io e mio marito siamo originari di questa zona, dove il cuco ha un significato speciale. Ogni anno, qui, il 25 aprile si ripete una tradizione antica: è il giorno in cui si festeggia San Marco a Canove ed è anche il giorno della Sagra dei Cuchi.
Il fischietto è un oggetto popolare non solo decorativo ma simbolico, un richiamo alla primavera e al canto del cuculo. È un simbolo di fertilità: durante questa giornata l’innamorato regala un cuco alla ragazza che intende corteggiare. Quaranta giorni dopo la vigilia di Pasqua, il giorno dell’Ascensione, la donna che ha ricevuto il fischio ricambia il dono con un uovo sodo, simbolo pasquale e di fertilità. L’appuntamento è davanti al Duomo di Asiago, alle sei del mattino. Allora El Matio (Il Matteo), così si chiama il campanone più grande, comincia a suonare e si parte per un percorso lungo 33km, con tre tappe.
È una ricorrenza religiosa ma anche popolare e, dopo la messa, avviene lo scambio delle uova sode colorate, nel prato si stendono teli e coperte e s’inizia un picnic collettivo. Poi si riparte per un percorso, il cosiddetto Giro del mondo, che raggiunge anche il Monte della Penitenza. Sia il cuco, sia l’uovo sono due simboli della fertilità e della buona stagione in arrivo.
Chi sono gli artigiani oggi che creano i fischietti? Nel vostro comune ce ne sono?
Sono soprattutto cucari della pianura, non dell’altopiano. C’è una cooperativa ad Asiago che produce numerosi oggetti di terracotta, tra cui i cuchi. C’è poi un corso speciale per ragazzi disabili, ai quali s’insegna a lavorare e a decorare i fischietti; questo gruppo ha anche partecipato a un concorso internazionale organizzato dal nostro Museo.
Il vostro Museo è nato da una collezione privata, rimarrà tale anche in futuro?
Penso proprio di sì, rendere il Museo “pubblico” significherebbe dar via tutta la nostra collezione di cuchi… Nonché la nostra casa, perché noi qui viviamo. Certo sarebbe per la collettività, ma io e mio marito siamo davvero affezionati ai nostri fischietti, fanno parte della nostra vita. Li curiamo, li spolveriamo, li studiamo e in un certo senso ce li godiamo.
Ovviamente ci sono anche i contro: ci servirebbero più fondi per ampliare le sale, comprare nuove vetrine; molti cuchi sono, infatti, ancora negli scatoloni e non sono esposti. Oppure ci piacerebbe creare l’accesso attrezzato per i disabili o per gli anziani. Oltre all’impegno costante che spendiamo nel Museo, noi siamo sempre disponibili a far da guida e raccontare la storia dei nostri cuchi. E spesso il nostro è l’unico Museo aperto nella zona, nonché l’unico, per tipologia, in tutta Europa.
Quali sono i suoi cuchi preferiti, quelli del cuore?
Ce ne sono tanti. Personalmente, preferisco i fischietti russi, sono i più fantasiosi, creativi e spesso vincono i primi premi dei concorsi internazionali. Io e mio marito, infatti, in collaborazione con il Comune di Roana e l’Associazione Amici dei Cuchi, abbiamo organizzato nove manifestazioni a cui hanno partecipato centinaia di artisti e appassionati. Sono state e sono occasioni d’incontro e dibattito tra culture diverse, con persone e fischietti che arrivano da lontano, addirittura dalla Thailandia.
Qual è stata la collaborazione più interessante anche dal punto di vista artistico?
A parte quella con gli artigiani russi, di sicuro la collaborazione più fruttuosa in termini creativi è stata quella con il maestro della ceramica Federico Bonaldi. In occasione del ventesimo anniversario del nostro Museo abbiamo ospitato una sua mostra. Bonaldi, originario di Bassano del Grappa è un cucaro, ma non solo. È un artigiano-artista, che rende degli umili fischietti preziosi giochi.
Riferimenti:
Museo dei Cuchi
Via XXVII Aprile, 16 – 36010 Cesuna di Roana (Vi)
Telefono: 0424-694283
Sito web: www.museodeicuchi.it/
Email: info@museodeicuchi.it
(Foto del Museo dei Cuchi, per gentile concessione)
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