Arianna Concu ha iniziato a occuparsi di giornalismo fin dai tempi dell’università, discutendo una tesi di laurea in Scienze Poltiche sui due principali quotidiani sardi.
Giornalista professionista, collabora come free lance per diverse autorevoli testate: L’Unione Sarda, Il Corriere dello Sport. A queste unisce l’attività di caposervizio per il quindicinale provinciale La Gazzetta del Medio Campidano.
Negli ultimi anni ha approfondito gli studi e gli interessi per la comunicazione pubblica e istituzionale. Attualmente ha un contratto di collaborazione alla Asl locale, area comunicazione.
Le peculiarità di Sanluri, dall’informazione alla sfera culturale, sono oggetto dell’intervista rilasciata per Comuni-Italiani.it
Arianna Concu e il giornalismo: quand’è iniziata quest’avventura e che ruolo ha avuto Sanluri in questa scelta?
La mia avventura nel giornalismo è iniziata a quattordici anni. E’ a quell’età che cercavo e non trovavo nelle interviste ai miei idoli, le domande che avrei fatto. E mi dicevo: “Se fossi stata io la giornalista..”. Sembrava un sogno…ma chi lo dice che i sogni non si avverano?
L’odore dell’inchiostro, del giornale fresco di stampa, mi affascina, mi ricorda il mio essere bambina quando andavo nella tipografia di mio zio. Avevo undici anni e provavo a dare una mano: “intercalavo”, mettevo uno sull’altro i fogli appena impressi sfornati dalle rotative e piegavo in due le grandi pagine, li trasformavo in giornali pronti da essere sfogliati.
Sanluri e la presenza di un quindicinale locale mi hanno permesso di iniziare a scrivere presto. Ancora adolescente, scrivevo le cronache della squadra di pallacanestro nella quale giocavo. Poi sono iniziati i resoconti dei tornei estivi e infine le cronache delle gare di calcio domenicali. Il resto è venuto da sé.
Fare informazione a Sanluri: che peculiarità ci sono?
Sanluri è capoluogo di provincia ma in fondo resta un paese di 9 mila abitanti, solo poco più grande dei centri limitrofi. Sicuramente è una cittadina vivace, dove sono presenti tutti i principali servizi, spunto per articoli di approfondimento e di colore. Per fortuna esiste solo una piccola criminalità fatta prevalentemente di vandalismo e qualche furtarello, i fatti di cronaca nera sono davvero pochi.
Ai sanluresi piace invece molto il pettegolezzo, nell’accezione positiva del termine. Il rapporto con il mondo politico e sociale penso sia uguale per ogni giornalista: ti amano quando scrivi bene di loro, ti denigrano quando ne scrivi male.
Prima della giornalista, c’è la cittadina che vive Sanluri quotidianamente. Quali luoghi le sono più cari?
Nonostante spesso “critichi” Sanluri nei miei articoli, adoro la mia cittadina. Nata e cresciuta qui, anche quando ho vissuto fuori non vedevo l’ora di tornarci. I luoghi che amo sono tanti.
C’è Piazza Porta Nuova luogo di incontro con gli amici più cari, il Castello medievale - un pezzo importante di storia sarda - e poi il convento dei cappuccini. Ho vissuto gran parte del tempo libero della mia adolescenza lassù, con i ragazzi della gioventù francescana e con il mio padre spirituale, padre Beppe che ora non c’è più. Il convento è nella parte più alta di Sanluri, si gode un bellissimo panorama, mi piace andarci e ogni volta riscoprirlo.
Tra le altre cose, scrive anche di sport. Su cosa si concentra maggiormente l’informazione sportiva locale?
Ho iniziato scrivendo sport. L’ho fatto per tanti anni poi ho lasciato per dedicarmi alla cronaca, bianca, nera, giudiziaria. Ho ripreso a seguire lo sport quattro anni fa. Calcio con il Sanluri che, grazie a un presidente che ha investito tanto, dalla terza categoria ha raggiunto la Serie D collezionando una promozione di seguito all’altra. E’ stato esaltante vedere la crescita, i successi di questa squadra.
Lo sport qui in Sardegna è soprattutto calcio, te lo chiedono i tifosi e i capiservizio. Ma Sanluri è anche pallavolo maschile (Serie C) e femminile (Serie D), e recentemente anche attività podistica e danza sportiva. Poi, grazie ad alcune associazioni storiche, è anche tiro con l’arco olimpico e storico.
Sanluri e la cultura. Guardando a manifestazioni come “Sa Battalla”, che stimoli offre sotto il profilo culturale?
Sanluri è una cittadina ricca di cultura e storia a lungo dimenticata. I sanluresi e i sardi 13 anni fa hanno riscoperto un pezzo della loro storia, una battaglia tra esercito sardo e aragonese, combattuta proprio nelle campagne di Sanluri il 30 giugno 1409, Sa battalla appunto.
Ogni due anni viene proposta la rievocazione di quella battaglia, negli stessi luoghi in cui si svolse realmente. Sembra il set di un film. Dietro c’è tanto lavoro, ma soprattutto si sta facendo, seppur lento, un’importante opera di recupero.
C’è un articolo su Sanluri che è sempre nella prima pagina del suo album di ricordi?
Due articoli. Il mio primo incidente mortale. Arrivai sul posto, era una mattina di gennaio, di quelle fredde che dalle mie parti ne capitano raramente. Un furgone autonoleggio che portava a Cagliari i pendolari era uscito di strada a causa dell’asfalto viscido. Si era rovesciato, una ragazza era rimasta incastrata sotto l’abitacolo. Morta sul colpo. Ho visto il suo corpo infangato, i suoi capelli lunghi e ricci, gli anfibi come quelli che avevo io. Avrà avuto la mia età, ho pianto tanto.
L’altro articolo, anzi furono diversi, riguardò un braccio di ferro tra il demanio e l’allora amministrazione comunale. Il Comune voleva acquisire un’area demaniale denominata “le casermette” composta da fatiscenti edifici risalenti alla Seconda guerra mondiale, divenuti rifugio di senza tetto. Erano terra di nessuno, delle favelas nel cuore del paese. Il demanio si disinteressava di quell’area, l’amministrazione comunale non poteva intervenire. Proteste, raccolte di firme tutte rigorosamente documentate dai miei articoli e alla fine il comune acquistò all’asta l’area a un prezzo ragionevole. Quelle casermette sono ora un ricordo, in quell’area, dopo varie vicissitudini, c’è un bel parco comunale, il primo nel centro abitato. Presto sorgerà anche una scuola.
Ciò che ama e e che cambierebbe della sua città in un breve editoriale.
Sanluri pensa di essere una cittadina, un capoluogo di provincia, ma alla fine è solo un paese un po’ più grande degli altri che stanno attorno. Però in fondo non manca niente.
Dal punto di vista strutturale mi piacerebbe una cittadina più ordinata dal punto di vista architettonico e più pulita. Ma i maleducati sono dappertutto e Sanluri non è un’eccezione.
Alla luce della sua esperienza sul web, come vede il futuro della professione giornalistica rispetto alla nuova frontiera del digitale e alle forme di citizen journalism?
Alla fine scrivere per il web non è tanto diverso dalla carta stampata. Frasi brevi, parole semplici. Scrivere cercando di farsi capire, da tutti. Ormai attraverso il web tutti possono comunicare, ma il giornalismo è un’altra cosa.
Penso però che il web dia una possibilità di conoscenza e di informazione in tempo reale senza precedenti. Il giornalismo sul web è un valido strumento da utilizzare sempre nel rispetto delle regole, quelle della correttezza e verifica delle informazioni, del rispetto della privacy e dei minori e di tutto ciò che riguarda la deontologia della professione. Ma l’odore del giornale fresco di stampa, le dita che qualche volta s’impregnano di inchiostro, sono sensazioni che spero di poter provare ancora a lungo.
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