Il Centro Don Orione inaugura, il 6 Dicembre 2014 alle 10,00 presso il Teatro in Via della Camilluccia 112 a Roma, la Mostra Integr’Azione. Vita d’arte e arte di vita, un’esposizione pubblica e integrata dell’espressione artistica informale, partecipata liberamente da pregevoli artisti oltre ogni diversità: Adriano Tartaglia responsabile, Emiddio Aloia, Fausto D’Orazio, Gianluca Rella, Giovanni Pace, Luigi Villonio, Michelangelo Nasto, Oreste Agnello, Paola Cordischi, Renata Gentili, Riccardo De Pascale.
La mostra è realizzata in collaborazione con l’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, presidente il critico arteterapeuta Fulvia Minetti, in Convenzione Formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre e con il Patrocinio dell’ANCI, dell'Assessorato Scuola Infanzia Giovani e Pari Opportunità di Roma Capitale e della Provincia di Roma ed è volta a promuovere i significati universali dell’espressione, per cerimoniare il valore dell’identità umana in tutte le sue sfumature speciali.
“L’evento vuole essere la condivisione aperta di una dimensione etica, per la partecipazione di un sostrato di universalità comune all’umano; di una maieutica, per la promozione dei potenziali espressivi latenti; di una dimensione semantica e gnoseologica, per la significazione critica dei contenuti preconsci dei simboli artistici; di una individuativa, per la funzione transizionale e configurante dell’arte, grembo della rifigurazione di sé e mondo; di una dimensione sociale, per ritrovarsi nella differenza; di una dimensione neurofisiologica, per lo sviluppo della neocorteccia nel processo ipotetico e creativo dell’arte; di una dimensione ludico-veritativa, per il divenire aperto dei significati della vita.
L’Arte, culla della nostra civiltà, è il luogo di formazione, fra natura e cultura, che apre al senso dell’identità umana e avvalora ogni differenza come fonte di riconoscimento, riconoscenza, ricchezza e accrescimento di sé. L’un ridipinge l’altro per essere: il grembo dell’arte scioglie le concrezioni del pregiudizio, come di un significato usuale e di cieca abitudine, riporta la parola al gesto, fino a trovare l’estuario del senso e riapre al divenire dei significati, nel dipinto sempre nuovo dell’abbraccio d’identità e differenza.” (Fulvia Minetti)