Il forum dove poter parlare dei problemi dei comuni e delle iniziative in corso, dove poter entrare in contatto con parenti e amici lontani e trovare informazioni che solo chi è del luogo può fornire.
"Maggie Simpson parla. Di nuovo, dopo sedici anni. La piccola della famiglia gialla più famosa del mondo non si toglieva il ciuccio di bocca dal 1992, quando in una puntata disse "papà" a Homer, che sperava proprio di avere un figlio che non lo chiamasse per nome. Quella volta la voce della piccola Maggie fu presa in prestito da Liz Taylor. Stavolta invece il contributo è stato chiesto a Jodie Foster. La puntata si svolge in un asilo, dove Maggie dà prova di grandi doti architettoniche con i mattoncini del lego. Ma viene sgridata per la sua eccessiva creatività. Qui il link al video http://www.huffingtonpost.com/2009/05/1 ... 01595.html "
Ricordo a tutti, che la lista delle finaliste è formata dalle 20 del voto popolare e 10 uscite dallo scrutinio segreto, messe nell'ordine di iscrizione al concorso, dalla più vecchia, a quella più recente!
Vandali sfregiano la tomba di Totò Rubato lo stemma. La figlia: «Tradito»
NAPOLI (31 maggio) - Profanata la tomba di Totò: uno dei simboli della città, meta di preghiere e di pellegrinaggi, non ha più lo stemma nobiliare. Ignoti lo hanno portato via, indisturbati, lasciando solo un’ombra sulla facciata bianca della cappella. Il raid è avvenuto in piena notte, all’interno del cimitero del Pianto. Poco più avanti riposano altri due grandi, Nino Taranto ed Enrico Caruso. Tutt’attorno degrado, rifiuti, incuria. Un compito facile per ladri e malviventi che hanno potuto entrare in azione senza correre il rischio di essere scoperti. Non dev’essere stato facile per loro staccare lo stemma dalla cappella che il «principe della risata» aveva costruito con le sue mani. Al massiamo avranno impiegato qualche ora. Nessuno si è accorto di nulla.
La scoperta solo all’indomani, quando ormai non c’era più niente da fare. Dell’accaduto sono state informate le forze dell’ordine e la figlia di Totò, Liliana de Curtis, raggiunta in Sud Africa, che ha commentato: «Napoli non può fargli questo, chiuderò la cappella».
NAPOLI - Prima Enrico Caruso, poi Totò. Le loro tombe sono state oggetto di raid vandalici, a Napoli, al cimitero di Santa Maria del Pianto. La città si dice sdegnata. Ma, intanto, c'é chi denuncia che in quel cimitero, dove sono sepolti anche Nino Taranto ed Edoardo Scarpetta, tra gli altri, regna l'incuria. Totale. La figlia del 'principe della risata' punta il dito proprio contro Napoli: la città che "ha tradito" suo padre. E dire che sulla tomba di Totò, Napoli, ogni giorno, lascia 'pezzi di cuore'. Da anni. Lettere, foto, perfino bomboniere del matrimonio. I napoletani affidano proprio a Totò desideri, speranze, anche un semplice saluto. Questa volta, però, il gesto lasciato non è stato d'affetto: ignoti hanno portato via lo stemma nobiliare che lo stesso Totò realizzò. Liliana De Curtis si dice "indignata, sconcertata". "Napoli non può fargli questo, ora chiuderò il sepolcro" annuncia. "Mio padre ha amato Napoli più della sua vita, ha lottato per difenderla - dice - quella tomba se l'é costruita con le sue stesse mani, ha scelto i marmi, persino il luogo dove riposare per sempre. E adesso lo hanno tradito in questo modo".
Credo che lo abbiate letto tutti...ma mi sembra giusto riportare anche qui la buona notizia: lo stemma e gli arredi trafugati sono stati recuperati e rimessi al loro posto!
Si possono vedere ben 484 foto dell'Evento Fra le quali anche le opere di Vincenzo e Massimo. Potete vedere la location, tantissimi partecipanti, la Redazione al completo e alcune foto veramente buffe!
Credo sia doveroso ricordare oggi questi semplici eroi:
Cortina, l'elicottero del 118 precipitato: addio a quattro angeli della montagna Spaziani, De Filip, Da Forno e Zago: ecco chi erano i componenti dell'equipaggio morti nella tragedia del Cristallo
di Giuseppe Pietrobelli CORTINA (23 agosto) - La montagna era la loro grande passione, che ciascuno interpretava con il proprio carattere anche quando ci andava con picozze e ramponi, non per aria a salvare chi si era smarrito. La montagna li ha traditi nella dimensione in cui il soccorso costringe a superare i canaloni con un fragile, in apparenza efficiente mezzo meccanico.
Adesso l’AB1209 del Suem è una bara sul greto del Rio Gere, con l’acqua del colore di fango che scorre tra Faloria e Cristallo. Del pilota Dario De Filip, dell’assistente pilota Marco Zago, del tecnico del soccorso alpino Stefano Da Forno e del medico Fabrizio Spaziani rimangono solo le foto che li ritraggono perloppiù sulle vette. Non solo le Dolomiti, ma anche gli Ottomila del mondo. Non si vola con l’elicottero sopra le cime, se non si ama visceralmente quell’ambiente aspro, di bellezza vertiginosa che Iddio ha creato per mettere alla prova forza e debolezza dell’uomo.
Stavano facendo quello che ogni giorno li impegnava, un’ispezione sopra una frana, richiesta anche per la presenza di un’auto abbandonata. Avevano dedicato la loro vita a tutto questo, chissà quante persone hanno salvato nella loro vita, come quella famiglia di Matera, padre, madre e due bambini, recuperati a Ferragosto mentre erano in evidente difficoltà. Li chiameranno eroi, angeli delle vette, salvatori capaci del sacrificio estremo. Erano dei professionisti, in montagna e nel volo. Ma le loro esistenze raccontano soprattutto la loro umanità. Semplice, attaccata ai valori essenziali. Capace di grandi passioni e di gesti coraggiosi. I familiari si sono chiusi nelle case, a piangere. Gli amici si sono raccolti all’ospedale di Pieve di Cadore, da dove è partito l’ultimo volo. C’è poca voglia di parlare e di raccontare.
Fabrizio Spaziani, 46 anni, era un medico, ma anche un esperto alpinista. E delle ricerche in alta quota aveva fatto una specialità. Ad aprile si era precipitato in Abruzzo, a coordinare il primo intervento del Suem di Belluno. La notorietà l’ha avuta per aver fatto parte della spedizione degli Scoiattoli di Cortina che diede l’assalto al K2 nel cinquantesimo anniversario della conquista da parte di Lacedelli. Era un punto di riferimento nell’organizzazione, nella specializzazione e nella gestione degli interventi in situazioni di emergenza.
Il pilota Dario De Filip, 49 anni, sposato, di Pieve d’Alpago, proveniva dai vigili del fuoco. Era poi passato a Elidolomiti, la società che fino a qualche anno fa gestiva i soccorsi nel Bellunese. Aveva lavorato anche per Elifriulia, una società analoga che opera sulle montagne friulane. Grande esperienza, grande preparazione per il lavoro in montagna. Lascia la moglie e due figlie.
Marco Zago, 42 anni, di Belluno, tecnico aeronautico e componente del Soccorso Alpino, era stato assunto in Elidolomiti. Non si occupava solo di volo, dove la sua specialità erano gli interventi con i verricelli, per trasportare barelle e feriti, ma era anche un ottimo alpinista (aveva arrampicato anche in Patagonia). Era sposato con Barbara, che fa la maestra, aveva un figlio che ieri compiva tredici anni. Il ragazzo era ad un campo estivo in Val Visdende dove la mamma e lo zio sono andati per dirgli che papà non c’era più, è morto nell’adempimento del dovere. Tra due giorni, terminato il turno, avrebbe finito il servizio in elicottero con la Inaer (che è proprietaria dell’elicottero del Suem), per passare a un’altra ditta.
Stefano Da Forno, 40 anni, originario di Pozzale, tecnico di elisoccorso e componente del Soccorso Alpino di Feltre, era un alpinista che aveva collezionato alcune imprese, come l’Aconcagua e il McKinley. Prima di dare l’assalto a questa seconda vetta, rimase bloccato per dieci giorni tra bufere di neve. Non era sposato e aveva il soccorso alpino nel sangue, per lui era diventato una ragione di vita, al punto che si era trasformato in un perfetto addestratore regionale per altri tecnici. fonte: http://www.gazzettino.it