marsi ha scritto:Vedendo queste foto "impressionanti" mi rendo sempre piu' conto che le foto d'impatto devono per forza contenere l'elemento umano e mai un paesaggio o una foto naturalistica potra' raggiungere queste intensita'.
Be' se vuoi l'impatto a livello emozionale, credo che l'elemento fondamentale debba essere non l'uomo, bensì il dolore dell'uomo. La guerra e le grandi catastrofi sono state una grande palestra per i fotografi, e non da oggi.
La bravura del fotografo, in simili situazioni, è nella sua capacità di interpretare la scena che gli sta davanti in una maniera non banale, anche esteticamente gradevole. Un esempio, in questo gruppo di fotografie è senz'altro questo:
http://www.corriere.it/gallery/esteri/1 ... c.shtml#46Così come e me piace moltissimo quest'altra
http://www.corriere.it/gallery/esteri/1 ... c.shtml#54 . Il terrorista Abdul Aziz a colloquio con la figlioletta. Mi piace il gioco degli sguardi, mi piace quell'aria di pace che vi si respira.
Il fotografo ha per un istante spogliato Abdul Aziz del suo ruolo e della sua responsabilità di efferato terrorista, per dargli quello più umano di un padre che ama la figlioletta che non vedrà mai crescere, di cui non sentirà più la vocina (Aziz, in seguito alla condanna a morte, è stato ucciso nel novembre 2008, un anno dopo questa fotografia).
Al di là di ogni significato, io percepisco in questa foto una grande emozione.
marsi ha scritto:Ma per scattare foto alla gente non c'e' tutto quel "can-can" del diritto alla privacy, sul farsi firmare una liberatoria, sul divieto di riprendere minori senza il consenso dei genitori ....
... ma voi pensate che il fotografo, dopo aver scattato la foto sia andato dal militare per farsi firmare una liberatoria ?
Esistono situazioni in cui diventa lecito riprendere e pubblicare fotografie in cui sia ben visibili delle persone, soprattutto se compiono l'azione in un ambito di grande respiro, di interesse generale. Penso, tuttavia, che in casi come questi che stiamo vedendo si muova tutta l'organizzazione delle agenzie di stampa, a cui spesso i fotoreporters fanno capo, per ottenere quelle autorizzazioni necessarie per distribuire le mondo le immagini.
marsi ha scritto:...e allora noi poveri mortali come possiamo fare per provare almeno ad emulare la loro tecnica ?
Non è, secondo me, questione di emulare. Questa è gente che ha affinato con l'esperienza la propria tecnica. Ma parlare asetticamente di tecnica sminuisce il valore del fotografo, ne inaridisce il lavoro. Egli deve sapere, principalmente, osservare, riconoscere ed isolare la "scena" che dovrà riprendere; la bravura è "tutta qua".
