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Turni (n.Voti/n.Sfide): 1° = 6/14 (43%); 2° = 6/13 (46%); 3° = no; 4° = no;
Il Castello Cantelmo di Alvito è un’antica fortezza della Valle di Comino, territorio della provincia di Frosinone a confine con l’Abruzzo e il Molise. È posto sulla cima di un colle sovrastante la piana d’Alvito, che si sviluppa in direzione nord-est sud-ovest, dove è pure l’abitato di Castello, frazione intramoenia di Alvito e centro di fondazione dell’attuale città, uno dei primitivi abitati sorti dopo il disfacimento della benedettina Civita di Sant’Urbano. Dagli anni Novanta è di proprietà del Comune di Alvito, che sta provvedendo a ricostruirlo nelle parti andate distrutte nel tempo e a riconsolidare quanto rimasto, per promuovervi incontri culturali e manifestazioni sociali. È anche conosciuto col nome di Castello di Alvito, benché amministrativamente si indichi in tal senso l’intera frazione alvitana in cui il maniero è sito.
La città di Alvito è strutturata a più livelli, lungo una delle propaggini meridionali del Monte Morrone, su di una cima minore conosciuta un tempo come Monte de Albeto o Serra de Albeto. L’attuale assetto urbano è il risultato di un insediamento progressivo e diffuso, iniziato nell’XI secolo, che interessò tutto il territorio della città di Sant’Urbano, un antico centro amministrativo cominese, fondato dall’abate Aligerno di Montecassino nel 976, là dove oggi una contrada è detta Colle della Civita. Nello stesso luogo esisteva già una Civita Sancti Urbani, che fu probabilmente distrutta dai Saraceni sulla fine del IX secolo, quando saccheggiarono e devastarono la Terra di San Benedetto, e Aligerno, passato il pericolo arabo, s’interessò della sua riedificazione, commissionando in loco la costruzione di un castello. L’opera si inseriva nel piano di riappropriazione territoriale della Terra di San Benedetto, portato avanti dall’abate, che aveva diretto il ritorno dell’abbazia nella sua naturale sede cassinate dopo il cosiddetto «esilio di Teano». Alcuni nobili di Vicalvi ottennero il permesso di costruire la fortificazione, su un colle presso la strada che dalla Valcomino, per Pescasseroli, portava negli Abruzzi; l’opera si inseriva in un sistema di interventi territoriali frequente nella Terra di San Benedetto, successivi alle invasioni dei Saraceni. Così fu pianificato anche un insediamento di coloni, come già altrove nel Lazio meridionale, secondo il sistema produttivo delle curtes, l’antica base sociale ed economia della Terra di San Benedetto. La nuova fondazione però non assicurò vita duratura al borgo. Forse a causa dell’incremento demografico che si verificò nell’area alla fine dell’XI secolo il centro fu presto abbandonato, insostenibile per il castello che mai riuscì ad integrare la realtà urbana nello spazio agricolo circostante, e gli abitanti si insediarono stabilmente nelle località dove erano concentrate le principali attività agricole del territorio, specialmente Santa Maria del Campo, Sant’Onofrio e presso l’abitato di Alvito La Valle. L’intervento di ricostruzione giovò comunque a Montecassino: il cenobio campano incoraggiò il ripopolamento della montagna fra l’Alto Sangro e la Terra di Lavoro, dove istituì i più importanti centri di produzione, per il sostentamento dei monaci dell’abbazia, al contempo disponendo di autonomia economica e consolidando il confine settentrionale del principato di Capua e le propaggini della diocesi di Sora nel territorio marsicano.
Dagli anni Novanta il castello è di proprietà del comune di Alvito, che sta provvedendo a ricostruirlo nelle parti andate distrutte nel tempo e a riconsolidare quanto rimasto. I primi interventi risalgono al 1994 e sono stati affidati dalla provincia di Frosinone all’architetto Giulio Rossetti, che ha curato la ricostruzione, con le pietre originarie, di parte delle torri, delle merlature e dei principali ingressi, ripulendo gli accessi e restaurando le volte principali. Alcuni ambienti sono ancora in fase di ricostruzione. La struttura ospita nel periodo estivo una manifestazione culturale denominata Castello Reggae, in cui diversi musicisti si esibiscono con composizioni e performance di ispirazione caraibica, con gli strumenti e i suoni tipici della musica reggae, dello ska e del rhythm and blues. In uno dei cortili interni è stata installata una voliera.
La sua storia è lunga e complessa e può essere interessante visitare il sito sottoriportato.
fonte: it.wikipedia.org/wiki/Castello_Cantelmo
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5 commenti a “Castello Cantelmo di Alvito”
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Occhio…….! questo castello e nel comune di VICALVI,(confinante con il comune di ALVITO)
grazie ora verifico, saluti, gianni
per la redazione: pregasi correggere questo mio errore, grazie
TITOLO: castello di Vicalvi
TESTO:Non si conoscono molte notizie certe su questo maniero del secolo XI°. Le prime notizie si fanno risalire all’età dei Normanni. Situato su un colle, su uno sperone roccioso ad oltre 600 m. d’altezza controlla tutta la Valle di Comino. Lo si può riconoscere per una croce di colore rosso dipinta durante la Seconda Guerra Mondiale. Le truppe tedesche lo trasformarono in campo ospedaliero. Il castello longobardo è a pianta poligonale e costruito da Filippo I° Colonna posato sulla roccia e dove c’era un tempo una antica acropoli romana. Un maniero in totale abbandono. Appena entrati dal cancello alzando gli occhi sulle mura è possibile ammirare una Latrina sospesa, uno dei pochi esempi presenti in Ciociaria. Nell’anno 1000 è Signore del castello un certo Odorisius. Divenne una fortezza di confine. Infatti dal castello non partirono nel 1187 uomini per la Terra Santa. Viene distrutto nel 1191 da Enrico Di Hohenstanfen. E nel 1349 fu di nuovo distrutto questa volta da un terremoto. Ad est è possibile vedere la torre che è situata nel punto più alto del castello. Negli anni successivi fu ristrutturato e furono aggiunti altri manufatti. Nel 1600 le cronache riportano la presenza di una fortezza molto forte, in alto ed inespugnabile. In effetti visitandolo è proprio così. Si ha l’impressione di una grande fortezza, una macchina da guerra. Infatti qui si rifugiò Carlo V° con le sue truppe durante la battaglia, per la conquista dell’Italia, contro Francesco I° Re di Francia. Sul camminamento delle mura perimetrali è possibile spaziare con lo sguardo su tutta la Valle di Comino. Nelle stanze ai piani terra si possono ancora intravvedere resti di affreschi. Molte stanze erano completamente affrescate.
Il castello è meta di turisti e visitatori soprattutto stranieri che tornano d’estate e per le feste patronali. Si può ammirare, dalle mura, un panorama che offre una visione a tutto campo con i boschi, le montagne e i paesi circostanti della Valle. Al di sotto il borgo antico di Vicalvi ancora in abbandono.
COMUNE: Vicalvi
PROVINCIA:Frosinone
……………………………………….grazie della gentilezza e grazie a cristina, gianni
…se la vedevo prima ti avrei avvisato, ma vedo che hai potuto sistemare la denominazione del Castello di Vicalvi…ciaoo
grazie capitan nibbio….ma tanto ha avuto un basso punteggio…, un saluto, gianniB