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piazza libertà a udine
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11 commenti a “la plassa di caco e di ercole”
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Notturno molto ma molto suggestivo,complimenti kaos.
ce furlan da … che tu ses… ercole e caco… italianotto…
a si clamin florean e venturin…
ps not to mention “la plassa”… no si clamave “place”?
mandi oscar
busse i frus e mole il bevi
Il nostro Paolo oltre ad essere il nostro vecchio capo da quando è diventato senior controlla anche il livello linguistico dialettale dei friulani, caspita quanto è diventato pignolo. Bravo Oscar, molto bello questo notturno di piazza libertà che quasi quasi mi viene la voglia di passare una serata ad Udine per assaporarne e fotografare le sue bellezze notturne.
jò i soi di dilà da l’aga (les tiliment) e mi sfuarzi a fevelà come chei di ùdin, i sai di iesi bastardàt cui meneghei ma no stit pensa di iesi vuatris i purisç da marilenghe, la çiargnie, la çiargnie al’è il cùur dal friùl.
mandi fiòi,
in ogni càs grassie paolo di vemi ricuardàt na roba chi vevi dismenteàt, e a franz dal passagjo, tant gradìt, (erin li doi e mieza di nòt, erin dome zovenàs in zìr, e jò, come un pandolo cul trapiè e la machine a fa fotos).
ciao, oscar
scusami oscar, era solo un commento bonario… figurati se io, goriziano di madre lingua istriana meticciata pesantemente con il triestino, udinese per matrimonio, che parlo un friulano che sembra un grammelot tra la variante isontina (quella con la a finale e la c morbida) e le tante varianti che ho sentito girando per i paesi, figurati se posso permettermi di dare lezioni di marilenghe a chicchessia…
sai, ogni tanto si sente il bisogno di non prendersi sul serio e di buttarla sul sorriso…
mandi e continua a postare belle foto come tuo solito
Ecco in questi frangenti per stemperare la cosa un buon bicchiere di bianco accompagnato da un buon san Daniele e formaggio montasio mette daccordo tutti
e due fettine di salame?
brovada e musèt? …….. no?
e alore covente ancje une butilie di neri
Ecco, questo sono i momenti più belli. Una bellissima foto che ispira alla lingua dialettale, la lingua madre come diceva Pasolini, che Friulano era e ha scritto cose fra le più belle in friulano. Goriziano, Udinese, Napoletano, Romano, che importa?
Scriveva Pasolini (da Casarsa) a Mario dell’Arco (a Roma) nel 1947: “Cosa vale tutta la pianura Padana e tutto l’Appennino che la carta geografica minacciosamente ammassa tra le nostre due residenze? I nostri libretti, come candidissimi bachi hanno filato una rete più fitta di quella dei meridiani e dei paralleli…”
Libri di poesia, fotografie: oggi per me si equivalgono, e dunque ben venga il dialetto che ci accomuna…
C.V.D. Quando Paolo ci si mette di mezzo, finisce sempre così: piedi sotto il tavolo e bicchiere in mano!!!
P.S. Sono anch’io per il nero (parlando di vino…)
Scherzi a parte, hai fatto una gran bella foto!!