GUIDA Trapani/Memorie Storiche
Memorie Storiche su Trapani
Indice |
Dizionario di Antonio Busacca
Nel Dizionario del 1858 di Antonio Busacca la città viene così descritta:
Trapani - Città vescovile marittima nei val di Mazzara, capo luogo sede di un intendente, piazza d'armi, dista da Palermo 68 m. Pop. 24848. territ. sal 15198. Di questa città ne parlano Polibio, Diodoro, Dionisio Alicarnasso, Tolomeo, Stefano, Virgilio, Cornetto, Plinio ed altri. Drepanum fu detta, ed un tal nome le fu dato dalla curvità del luogo ove sorge, che si rassomiglia ad una falce. La sua origine è incerta. Vi è chi la fa derivare da Cam, ossia Saturno da cui fu detta Camesana. Da Diodoro e da Stefano ci è detto che Saturno fu in Sicilia, che fabbricò delle torri nella parte occidentale, che occupò, ma nulla dicono di Trapani. Trapani è decorata di un bello ed insigne porto, di cui fa elogio Diodoro nel lib. 15 al c. XI scrivendo la guerra di Dionigi con i Cartaginesi. Al tempo della prima guerra punica, questa città era assai grande, e fu molta accomodata a questa impresa come dimostra Plinio nel primo libro. Cornelio Nipote nel suo libro degli nomini illustri dice: Essendo stato mandato Attilio Calatino dai Romani in Sicilia contro i Cartaginesi, egli cacciò i presidii dai forti dei nemici d'intorno ad Enna, Trapani e Lilibeo, città grandi e ben munite. Trapani dai Romani fu fatta una delle città consolari e sempre ha goduto e gode distinto rango in Sicilia.
Questa città è di 3 m. di circuito, cinta di mura e di fortificazioni: È divisa in tre quartieri adorna di vari monasteri, conservatori, case religiose, conventi, ha un collegio, due monti di pietà. Si trovano nella sua costiera marmi bellissimi; e vi si lavora il corallo rosso e nero, che si pesca in quei mari. Vi sono celebri manifatture di sal marino. - Si lavorano pure degli alabastri, conchiglie, e se no fanno belli ornamenti. In faccia al porto vi è una piccola fortezza chiamata la Colombaja che si crede essere un colombajo dell'antico Tempio di Venere Ericiana, che era dov'è oggi il monte S. Giuliano. Tre isolette sono sul littorale fra Trapani e Lilibeo nominate Forbanzia, Egusa e Sacra, oggi Levanzo, Favignana e Marittimo.
Lunga è la serie degli uomini illustri che ha prodotto Trapani, fra i quali sono più celebri S. Alberto Carmelitano e principalmente l'abate Michelangelo Fardella, che fa onore non solo alla Sicilia, ma all'Italia ancora; il P. Tommaso, ed il P. Francesco Maria Delmonaco, il primo insigne oratore dei PP. Domenicani e profondo teologo, ed il secondo teatino, fondatore di una casa a Parigi, fu Vescovo in Francia morto nel 1651: Filippo Triolo poeta e letterato celebre del XVII sec. il medico Pietro Parisi che fu mandato in Malta e nell'Africa nel XVI sec. in occasione di un terribile contagio e pubblicò con le stampe varie opere di medicina; il P. Nicolò Terranova domenicano del XV sec. primo teologo di quei tempi; il dotto giureconsulto Nicolò Riccio del XVII sec; il dottor D. Marcelle Fardella Duca di Cumia dotto giureconsulto onore del foro di Palermo nel XVII sec; Martino Barbaro storico e poeta che morì di naufragio nel 1646 Leonardo Orlandino che pubblicò una descrizione di Trapani nel 1605, ed altre opere; il medico Erasmo Salato che morì in Palermo nel 1640, che comentò Galeno; il cav. Cesare Farro storico ed antiquario che nel 1637 pubblicò un catalogo di tutti i cavalieri dell'ordine gerosolimitano dall'anno 1401 sino al 1637; il giureconsulto Antonio Ferro, che fiòrì nel sec. XVII; il gesuita Ferro chiaro in quel secolo per le sue erudizioni ed eloquenza; i giureconsulti Antonio Bulli zio e nipote che fiorirono nel secolo XVII; il sacerdote medico Antonio Crirpo nato nel 1600 autore di varie opere di medicina; Giacomo Zita domenicano che scrisse la storia della città di Trapani. Fra gli artisti celebri sono da notarsi i pittori G. Loverde, Andrea Carrega e Vito Carrera; fra gli scuttori Giovanni Anselmo e poi Andrea ed Alberto Tipa; È da ricordar pure il P. Leonardo Ximenes prof. di matematiche in Firenze, che colle sue opere stampate acquistò nome di gran matematico. Il celebre cav. Giuseppe Errante pittore dei primi di Europa, ed il sig. Michele Laodicina incisore in pietre dure.
L'Italia meridionale
Il libro L'Italia meridionale o L'antico reame delle Due Sicilie (1860) così riporta su Trapani:
Trapani, con 27 mila abitanti, capoluogo della provincia, sede vescovile suffraganea di Palermo, fabbricata sopra una penisoletta, cinta di mura e di fortificazioni, con strade regolari, adorne di belli edificj pubblici e privati, tra' quali sono da notare la casa comunale e molte chiese ricche di marmi e dipinti pregiatissimi. È da notare una torre di maniera gotica edificata da' Saraceni nella strada detta Giudecca; e un acquidotto che, partendo dal monte S. Giuliano, alimenta le fontane della città. Il suo porto, quantunque in parte ricolmato ed occupato dalle saline, è sicuro e riceve legni mercantili di ogni portata. La città ë molto industriosa e commerciante, e circondata di fertile territorio. Possiede fabbriche di tele, di lane, lavori di marmo, di alabastro, di corallo, di ferro, fabbriche di sapone, ec. Il commercio è quasi tutto di esportazione, e comprende sale, frutta, formaggio, sommacco, lino, olio, soda, vino, alabastro, pelli, ed altri prodotti delle sue fabbriche.
Corografia dell'Italia
In Corografia dell'Italia (1832) così viene descritto il comune:
TRAPANI, città di Sicilia, situata all' estremità occidentale di quell' isola, al 10° 10' di long, ed al 38' 4' di lat., 25 miglia a greco da Mazzara e 40 a libeccio da Palermo. Una diga lunga un miglio conduce alla penisola, solla quale s' innalza questa città unitamente al suo castello chiamato il Colombara. È piazza di guerra di seconda classe, cinta di mura bastionate e difesa da varie opere esterne. È residenza di una gran corte criminale, di un tribunale civile e di commercio, e delle primarie autorità provinciali. Vi è un' accademia reale per gli studii, un collegio, due monti di pietà e varii istituti di beneficenza. La lingua di terra qui sopra indicata, sporgente nel mare Mediterraneo, unitamente ad un' altra di terra bassissima situata ad ostro, formano il porto, il quale è molto buono, e può ricevere benanche navi da guerra. Le mercantili possono avvicinarsi sino alla spiaggia.
All' ingresso di quel porto vi è una scogliosa isoletta, sopra la quale opportunamente vi si è eretto un faro. Vedi porto di trapani. Tale vantaggio rende questa città fra le più commercianti della Sicilia, esportandosi sale di ottima qualità, cercali, vini, olii, coralli, alabastri in massi o lavorati, in vasi o statue, tonni marinati, zolfo ed altre poduzioni della provincia. Le strade sono regolari e selciate da grosse lastre d' una pietra molto sdruccevole quand'è umida. Ingenerale vi sono belle case, ma nessun palazzo. I pubblici edificii però hanno uno stile architettonico molto ricco. Vi si annoverano circa 25,ooo abitanti, le cui donne hanno fama d'essere le più avvenenti della Sicilia, come tale era la riputazione di quel sesso nei tempi antichi.
In generale sono bianche come la neve; hanno occhi e sopracciglia nerissimi; sono profilate alla greca, e della più esatta regolarità nella statura. Sopra il vicino monte Erice eravi in fatti un famoso tempio dedicato a Venere. Da quella montagna, in oggi chiamala Sangiuliano, parte un acquidotto lungo 3 miglia, il quale alimenta le fontane di questa città. I dintorni offrono vaste saline, il cui prodotto è riputato il migliore di quant' altri mai producano i mari italiani. Fra le manifatture di questa città, oltre ai lavori di corallo rosso e nero , meritano onorevole menzione i cammei e le incisioni in pietre dure, le quali dispotano il pregio colle più celebrate nell' antichità. Si fanno egual. rrienle bellissimi lavori in agate, alabastri, avorio e conchiglie. Abbondano pure i dintorni di elettissimi marmi.
Questa città occupa il luogo dell’ antica Drepanum, la quale fu da Virgilio illustrata con i suoi versi immortali: in essa ebbe sepoltura Anchise. Anche gli storici greci e latini le diedero gloriosa fama. Siccome situata in posizione importante, sì commerciale che militare, divenne cagione di sanguinosissimi combattimenti fra i Cartaginesi ed i Romani, popoli che pretendevano al dominio esclusivo del mare Interno. Prima di quell' epoca vi aveano dominato successivamente i Fenicii, i Troiani ed i Greci; fu poscia una città dei Siccani, e servì di navale agli Ericini. Amilcare, padre di Annibale, nella prima guerra Punica, avendo distrutta Erice, quivi trapiantò i superstiti abitanti, e la costituì piazza d’ armi cartaginese. I Romani avendo allestita una flotta osarono porre il piede sopra l' instabile elemento, del quale non mai conosciuti aveano né i pericoli né il modo di domarli e vincerli: a forza di perseveranza pervennero ad emulare chi da cent' anni chiamavansi i padroni del mare. Nel 200 furono vincitori in un navale conflitto.
V. colonna di Duilio. Undici anni dopo, cioè nell'anno 249 a. l’e.v, rimasero sconfitti dagli stessi Cartaginesi, i quali poscia per quasi sette anni, capitanati dal medesimo Amilcare, e depredarono le marittime regioni dell' Italia, e ciò sino a tanto che debellati furono nelle stesse acque dal console Lutazio Cattulo nel 242. Con questa battaglia ebbe fine la prima guerra punica che durava da 24 anni. I vincitori costrinsero i Cartaginesi ad abbandonare tutte le isole situate fra l’Italia e l’ Africa. Sotto i Romani, Trapani fu città consolare, poscia fece parte dell' impero orientale, e con tutta la Sicilia soggiacque poi al giogo dei Musulmani-magrebiani venuti da Cairvan nell’anno 835, nello stesso tempo che presero Palermo. Da quegli Africani non fu liberata se non nel 1077 pel volere dei Normanni.
Fu in Trapani, cioè nella vicina isoletta del Malconsiglio, che si concertò il modo per l’ esecuzione dei Vespri Siciliani. Alli 4 marzo 1392 la regina Maria, figliuola di Federico, quivi fece la solenne sua entrata in Sicilia con il suo sposo il principe Martino di Aragona. Quivi pure nel 1 535 sbarcò l’imp. Carlo V dopo la sua fortunata spedizione di Tunesi. In oggi in Trapani non trovasi verun prezioso avanzo d'antichità, se non che quello di un tempio di Venere. Lunga serie di dotti produsse questa città anche nei moderni tempi, e ci basterà notare il P. Leonardo Ximenes; Giovanni, Andrea ed Alberto Tippa, i quali furono i primi a scolpire sopra le conchiglie e sopra il corallo; il cav. Giuseppe Errante, celebre pittore, e l'incisore in pietre dure Michele Laodicina. Più di 3,000 Trapanesi continuatamente si occupano in lavori di corallo, che da essi si estrae da gli scogli che stanno nel porto e nelle vicine spiagge. Quasi altrettanti si adoperano nella pesca dei tonni e nel raccogliere il sale. Il distretto di questa città dividesi in 5 cantoni, Favignana, Marsala, Montesangiuliano, Pacco e Trapani.
Dizionario di Giuseppe Ortolani
Nel Dizionario del 1819 di Giuseppe E. Ortolani la città viene così descritta:
TRAPANI, città marittima nel Val di Mazzara, e nella sua Diocesi, Capoluogo e sede di un' Intendenza. Popol. 24330. Piazza d' armi, distante da Palermo 60 miglia. È l’ antica Drepanum: dai Romani fu fatta città consolare, e sempre ha goduto , e gode distinto rango in Sicilia. Questa città ha 2 miglia di circuito, cinta di mura, e di fortificazioni, ha un bel porto, ed è divisa in tre quartieri, adorna di varj monasteri, conservatorj, case religiosi, conventi, un collegio, due monti di pietà . Si trovano nella sua costiera marmi bellissimi; vi si lavora il corallo rosso e nero, e principalmente vi son celebri le manifatture di sal marino, che con somma industria dall' acqua del mare si cava. Si lavorano pure gli alabastri e le conchiglie e se ne fanno belli ornamenti.
In faccia al porto vi è una piccola fortezza chiamata la Colombaia che si crede dagli autiquarj essere un Colombajo dell' antico tempio di Venere Ericina , che era come dissimo, dove è oggi il monte S. Giuliano . Tre isolette sono sul litorale fra Trapani, e Lilibeo, nominate Forbunxia, Egusa , e Sacra oggi Levanso, Favignana, e Marettimo . Lunga è la serie degli uomini illustri che ha prodotto la città di Trapani, fra i quali sceglier si potranno come più celebri S. Alberto ; Angelo , e principalmente l' abaie Michelangelo Fardella, da noi elogiato nel la nostra Biografia, e che fu l' onor non solo della Sicilia, ma dell' Italia tutta; il P. Tommaso ed il P. Francesco Maria Delmonaco, il primo domenicano, oratore, teologo, e filosofo de' tempi, maestro del sagro palazzo del pontefice, che mori nel 1613, lodato dal nostro Rocco Pirri ; ed il secondo teatino , fonda tore di una casa in Parigi, vescovo in Francia, morto nel 1651; Filippo Triolo poeta, e letterato celebre del XVII secolo, che scrisse in latino ed in italiano; il medico Pietro Parisi, tanto celebre che fu mandato in Malta, e Dell' Africa nel XV I secolo in occasione di un terribile contagio, e che pubblicò colle stampe varie opere di medicina; il P. Nicolò Terranova, domenicano del XV secolo, che fu tanto caro ad Alfonso re di Napoli e che riputazion si fece di primo teologo de' suoi tempi, il dotto giureconsulto Nicolò Riccio del XVII secolo; Martino Barbaro storico e poeta che morì di naufragio nel 1646; Leonardo Orlandino che pubblicò in Palermo una breve descrizione di Trapani nel 1605 in 4 ed altre opere; il medico Erasmo Salato che morì im Palermo nel 1640, e che stampò in Napoli i Cementar sopra Galeno; il cavaliere Cesare Ferro , antiquario e storico che nel 1637 pubblicò un catalogo di tutti i cavalieri, e servienti dett’ ordine gerolomitano dell' anno 1401 sino al 1637; il giureconsulto Antonio Ferro che si distinse nel principio del XVII secolo; il gesuita Ferro che pure a quell' epoca si rese chiaro per la sua erudizione ed eloquenza: i giureconsulti Antonio Balli zio e nipote che si ottennero gran riputazione nel XVI secolo; il sacerdote medico Antonio Crispo, nato nel 16oo, antore di varie opere ben riputate sopra la medicina; Giacomo Zita, domenicano, che secondo il Pirri scrisse la storia della città di Trapani.
Fra gli artisti celebri oltre i pittori G. Loverde il più celebre scolare lei Morrealese, Andrea Carrega, e Vito Carrera; fra i scultori che i primi furono a scolpire sulle conchiglie e sul corallo, meritano special menzione Giovanni Anselmo e poi Andrea, ed Alberto Tipa; e finalmente ricordar dobbiamo colui che ha fatto tanto onore alle matematiche in questti ultimi tempi il P. Leonardo Ximenes, ex gesuita, che fissato in Firenze venne dal gran duca eretto in professore di matematiche ed in regio Idraulico, carica che con somma celebrità sostenne, e quindi con le sue opere in istampa fama di gran matematico si acquistò. Nominar dobbiamo ancora il celebre vivente Cav. Giuseppe Errante , pittore dei primi d' Europa, ed il vivente signor Michele Laodicina incisore in pietre dure.






