GUIDA Portici/Villa Zelo
Storia
Le costruzioni datano del 1740, elevate su pre-esistenti insediamenti rurali della seconda metà del XVII secolo. Gli atti di acquisto dei terreni su cui furono impiantate le fabbriche risalgono anch’essi alla prima metà del XVIII secolo. Essi furono stipulati dal Sacerdote D. Tommaso Bernabò per conto del Dottor D. Giuseppe Siniscalco (*1680 †1751), Mastro d’Atti della Città di Napoli e parente dello stesso Bernabò per averne sposata nel 1733 la vedova del fratello D. Felice, adottandone successivamente il figlio Mattia. Nel 1825 la Villa con le sue Dipendenze è acquistata da D. Giuseppe Zelo, Tesoriere Generale della Reale Tesoreria dei Domini di qua del Faro, cioè napoletani, poiché la dicitura “al di là del Faro” era riservata alla Sicilia. Il nuovo proprietario negli anni dal 1826 al 1834 commissiona importanti lavori di riattamento che, comunque, non trasformano l’aspetto generale della proprietà.
Descrizione
Originariamente costituito da soli due piani, piano terra e piano nobile, il palazzo aveva una facciata barocca a sette campate; i corpi di fabbrica situati alle estremità erano limitati ad un sol piano sovrastati con terrazzi prospettanti ad oriente sulle falde del Monte Vesuvio e ad occidente sul mare. Il portale d’ingresso in pietra era sormontato da un balcone centrale, fiancheggiato da finestre, a loro volta seguite da balconi. Su ciascuna delle due stanze cantonali del piano nobile si ergeva un altro vano a mo’ di torrione e quello ad occidente era fiancheggiato dal campanile della Cappella. Il rimaneggiamento ottocentesco, affidato all’architetto Tommaso Benevento (*1808 †18??), consistette essenzialmente nella trasformazione della facciata barocca in facciata neoclassica, nella costruzione di un altro piano, e nell’apertura di accessi dalla strada ad alcuni ambienti del piano terra mediante cornici ad arco a tutto sesto. Il portone che consente l’ingresso alla Cappella, conserva invece l’aspetto originario del XVIII secolo. Oggi il portale d’ingresso in pietra è ricoperto da stucchi di stile neoclassico ed è sormontato dallo stemma della Famiglia Zelo decorato della Croce del S.M.O.Costantiniano di San Giorgio(1851). Il cortile scoperto è unico; vi si accede dall’atrio ed è concluso da un’esedra semicircolare sulla quale si aprono gli accessi alla rimessa delle carrozze, alla stalla, alle cucine, alla cantina, al pozzo e, infine, al Parco. Dall’atrio, una scala del tipo "a tenaglia" costituita da un unico blocco disposto lateralmente all’asse di simmetria, sormontata da una volta a cupola ogivale fortemente ribassata, decorata con un leggiadro dipinto a tempera con grottesche, consente l’accesso al piano nobile. Essa costituisce l’episodio saliente della composizione planimetrica: la sua preminenza nell’economia dell’organismo è confermata dalla connessione tra la sua configurazione e quella degli ambienti del piano nobile. La sua articolazione e il suo impianto, per evidenti somiglianze architettoniche con altre opere della stessa epoca, sono attribuibili all’architetto Maurizio (Muzio) Nauclerio (*1699 †1747 Napoli), che fu anche ingegnere e scultore, figlio di Luigi, Regio Ingegnere, e fratello del più noto Giovanni Battista Nauclerio (*1666 †1739).Gli ambienti del piano nobile, tutti “voltati”, recano decorazioni “a tempera” commissionate al Cav. Camillo Guerra (*1797 †1874) che negli stessi anni eseguiva dipinti ed affreschi nella Cattedrale di S. Paolo ad Aversa per conto di Mons. D. Domenico Zelo (*1803 †1885), Vescovo di quella Diocesi (1855-1885). Nell’ala sud-occidentale della Villa si trova la Cappella palatina, dedicata alla Vergine de’ Sette Dolori, per cui, a costruzione ultimata, nel 1741 Giuseppe Siniscalco istituisce dapprima un beneficio semplice, come si legge nell’atto di fondazione, e poi, nel 1743, un vero e proprio diritto di Cappellania. Fino alla metà dell’800 la Cappella palatina serviva come chiesa succursale della distante parrocchia di Portici. Per tale motivo essa rivestì grande importanza per la zona fino al 1835 quando nelle adiacenze fu costruita una nuova chiesa anch’essa dedicata alla Madonna Addolorata.
Particolarmente interessanti sono il cortile che termina con una bella esedra e l'atrio ricoperto da volte a vela decorate con preziosi stucchi e lo stemma di famiglia.
Un possente scalone di piperno si dipana dalla destra dell'atrio e conduce ad un pianerottolo intermedio da quale partono due rampe laterali, con un bel gioco di strutture.
Nell'ala bassa a sinistra sorge la cappella: una volta a botte copre il piccolo vano che custodisce un bell'altare realizzato con marmi policromi.






