GUIDA  Vallepietra/Santuario della Santissima Trinità

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Sulla cima del monte Autore è situato il Santuario della Santissima Trinità; le sue origini non sono ben definite, ma legate a due leggende: la prima narra di un contadino che mentre arava i suoi campi situati proprio in queste zone, vide improvvisamente fuggire i suoi buoi che poi caddero in uno strapiombo; disperato al pensiero del peggio, invocò la grazia della Santissima Trinità, e poco dopo ritrovò i suoi buoi vivi in posizione di adorazione dell'immagine della Trinità dipinta su una parete della grotta sottostante.

La seconda leggenda, invece, si basa sul contenuto di una memoria scritta che avrebbe trovato Don Salvatore Mercuri, uno degli abati del Santuario: due ravennati per sfuggire alle persecuzioni si sarebbero rifugiati in una grotta tra i monti Simbruini, dove avrebbero ricevuto le visite di Pietro e Giovanni, e dove sarebbe apparsa un'immagine della Santissima Trinità. Altri sostengono che il Santuario sarebbe sorto sulle rovine di un antico tempietto pagano.

A prescindere dalle leggende, in ogni caso l'ipotesi più fondata pare essere quella secondo cui San Domenico di Sora (o di Lucullo) avrebbe fondato questa chiesa nel 1031, come è riportato nella biografia del Santo.

La chiesetta si trova quindi all'interno di una grotta profonda 15 metri e suddivisa in due sezioni: la parte alta è il vero e proprio santuario, mentre in quella inferiore - chiamata Grotta dell'Angelo - c'è la Cappella del Crocifisso. Si crede che un tempo il santuario avesse tutte le pareti ricoperte di affreschi; oggi ne restano solo due gruppi di figure, disposti rispettivamente sulla parete occidentale e su quella orientale. Al primo gruppo appartiene l'affresco più antico, quello della Santissima Trinità, rappresentato però in modo inconsueto da tre Cristi benedicenti, poi quattro scene del Vangelo, e delle raffigurazioni dei mesi dell'anno, di cui sono giunte a noi solo quella di gennaio e febbraio. Sulla parete orientale ritroviamo affreschi del Volto di Maria, di San Domenico, di San Giuliano.


La processione e il Pianto delle zitelle
Il Santuario oggi è meta di frequenti pellegrinaggi, che si trasformano in vere e proprie processioni in occasione della prima domenica dopo la Pentecoste e del 26 luglio, quando si celebrano dei riti davvero particolari. Questi riti cominciano con il Pianto delle zitelle (delle giovani fanciulle), una sorta di rappresentazione cantata della Passione di Cristo, riconducibile ad un canto del 600' su base gregoriana, durante la quale ogni donna impersonifica un simbolo o un personaggio di questo episodio della vita di Cristo, con un invito alla riflessione sui peccati dell'uomo. Il canto assume toni più drammatici man mano che la processione si avvicina alla grotta: i pellegrini passando devono toccare con la mano destra la sua parete, e alla fine si riuniscono in una preghiera solenne. Per quanto legata ad un episodio religioso, questa celebrazione ha richiami fortemente paganeggianti.