Le gualchiere di Remole e la "verde" salvezza sul "filo di lana"Il recupero delle gualchiere di Remole non sembra più così lontano. Il mulino trecentesco di
Bagno a Ripoli, rarissimo esempio di
archeologia pre-industriale in Europa e simbolo della grande tradizione laniera sulle rive dell'Arno, tornerà a nuova vita grazie a un progetto che vede nell'incontro tra sapere antico e tecnologia moderna la ricetta verde per salvare l'ambiente.
Il clima è favorevole, vista anche la mobilitazione d'oltremanica a sostegno dell'impresa. Di contro, però, ci sono anni e anni di annunci disattesi e colpevoli
silenzi che hanno condannato il sito a un disonorevole degrado e che pertanto invitano alla cautela.
PROFILO STORICO
Le prime
gualchiere - anche dette "mulini da follare" (da
gualca o
folla, nome del macchinario di legno che serviva per infeltrire la lana) - fanno la loro comparsa in Inghilterra, nell'XI secolo. Il termine in sè indicava, in origine, il macchinario usato per gualcare (=trattare) la lana, passando in un secondo momento a identificare l'intero edificio.
E' con l'introduzione delle gualchiere che l'industria tessile medievale prende il volo, grazie alla velocità e maggior quantità di produzione che il nuovo sistema garantiva. Un aspetto che in
Italia, a
Firenze in particolare, fa la fortuna di grandi famiglie di mercanti e degli stessi
Medici e sancisce il primato fiorentino nel campo della tecnica prima ancora che in quello finanziario.
Grazie alle gualchiere e alla lana salgono alla ribalta nuove dinastie mercantili come gli
Albizzi, i
Rucellai e i
Valori; gli stessi che nell'ordine detengono la proprietà delle gualchiere di Remole tra i secoli XIV e XVI.
L'edificio, ubicato sulla riva sinistra dell'Arno, di fonte a Le Sieci, aveva avuto in origine altra funzione, considerata la particolarità della cornice turrita e dell'ampia struttura muraria: per alcuni sarebbe stato in precedenza un castello, risalente al X secolo, per altri una fattoria, convertita nel corso del '300 in opificio in seguito alla costruzione della pescaia, della foderaia e delle gore.
DECLINO
Verso la metà del XIX secolo inizia il declino dell'
industria laniera fiorentina e le Gualchiere di Remole vengono riconvertite in mulino da ritrecine, per sostenere la crescente domanda alimentare, legata alla designazione di Firenze a capitale del Regno d'Italia.
I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e i disastri provocati dall'
alluvione del '66 (con la distruzione di un edificio adiacente e del traghetto con il porticciolo) fanno il resto. E' il
1980 quando le pale del mulino cessano definitivamente di solcare le acque dell'Arno.
In balia dell'usura del tempo e dei detriti alluvionali, le gualchiere diventano oggetto di annunci e promesse da parte dei vari esecutivi succedutisi a Palazzo Vecchio, decisi ora a farne un museo, ora un albergo.
Nel quadro generale di un rilancio dell'area attraverso l'istituzione del
Parco fluviale dell'Arno, l'ipotesi della sede di un museo di macchinari idraulici (legati alla tradizione laniera) sembra risultare la più plausibile, anch'essa tuttavia destinata a rimanere lettera morta.
La totale assenza di manutenzione porta la struttura a uno stato di
degrado al limite della reversibilità.
IPOTESI DI RECUPERO
A smuovere le acque e a far affiorare un barlume di speranza è stato un meeting organizzato lo scorso luglio, sotto l'egida
Unesco, cui hanno preso parte alcune tra le più prestigiose
fondazioni internazionali - come quella di Maria Nobreaga e Carlo d'Inghilterra - unite dalla volontà di dar nuova vita alle gualchiere di Remole.
Nell'occasione è stato accolto con grande entusiasmo il progetto di realizzarvi un
centro internazionale sulle conoscenze tradizionali. Un'istituzione unica al mondo, che accoglierebbe la più completa catalogazione delle tecniche tradizionali, affiancata da un campus universitario e da un laboratorio che consentirebbero la divulgazione e l'applicazione concreta di queste tecniche, per una gestione sostenibile delle risorse e per le operazioni di recupero e salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale.
Un progetto ambizioso - per il recupero del sito occorrono circa 10 milioni di euro - che ha il più convinto sostenitore in
Pietro Laureano, un
architetto - tra le altre cose consulente Unesco per le zone aride, la civiltà islamica e gli ecosistemi in pericolo - che ha fatto dell'
ars costruendi uno strumento di tutela e valorizzazione del creato, che si tratti sia dei
Sassi di
Matera - inclusi nel patrimonio Unesco grazie a un rapporto firmato dallo stesso Laureano - sia della
Casbah di Algeri.
Una missione che porta avanti sotto il segno di
Ipogea, organismo no profit da lui fondato e presieduto, distintosi nell'impegno alla lotta contro la desertificazione, proprio attraverso il recupero e la divulgazione delle tecniche tradizionali.
Prossima tappa il 20 settembre, quando si costituirà davanti al notaio il team di esperti che curerà la fase progettuale del recupero delle gualchiere.
"
Ci sono tutte le condizioni favorevoli - interviene Laureano -
perchè la cosa vada in porto. Le fondazioni hanno confermato il loro sostegno finanziario e altri istituti bancari internazionali e locali dovrebbero essere coinvolti grazie anche all'impegno della nuova amministrazione comunale di Firenze. Il fatto poi che si sia optato per fondi privati e non pubblici dovrebbe accelerare i tempi di realizzazione".
Lo stesso Laureano spiega i motivi della scelta di ospitare il centro nelle gualchiere.
"La prima motivazione - riprende l'architetto -
è di natura storico-culturale, legata alla possibilità di produrre energia pulita attraverso il moto idraulico, rinverdendo in questo modo la grande tradizione di artigianato di qualità che ha rappresentato il vero motore dell'economia di Firenze nel medioevo. L'altra motivazione è simbolica e attiene alla valorizzazione dei luoghi d'acqua che l'Unesco ha posto al centro della sua attività, nell'ottica generale di una politica di gestione sostenibile delle risorse e di contrasto al fenomeno della desertificazione. In tal senso acquista maggior valore la scelta di dar vita a un' istituzione che sia nel contempo una sede museale e un centro di ricerca e di applicazione dell'immenso patrimonio conoscitivo del passato".
Con quali applicazioni?
"Si va dalle tecniche di purificazione - conclude Laureano -
delle acque e di isolamento degli edifici, ai sistemi di sfruttamento delle energie eolica e solare. Con il comune di Bagno a Ripoli è già allo studio un progetto di utilizzazione del cotto per la raccolta delle acque piovane e per la costruzione di pareti speciali che attraverso un sistema di pannelli solari fungano da isolatore termico".