28 Febbraio 2010 alle 03:56

Tra i monti lucani

di Mizar (Campomaggiore, Basilicata. Panorami. Categoria A)

Campomaggiore - Tra i monti lucani


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I primi insediamenti in zona risalgono all’epoca romana, come testimoniano i ritrovamenti in località Chiapparro e La Macchia. Dall’anno mille in poi Campomaggiore fu dominio degli Arabi arrivati dalla vicina Pietrapertosa, dei Bizantini, dei Normanni di Tricarico ed in seguito degli Angioini che la rasero al suolo e ne giustiziarono gli abitanti.
Nel 1700 iniziò la ricostruzione della città ad opera dei Conti Rendina, ai quali era stato assegnato il feudo da Re Filippo IV.

La costruzione del paese iniziò alla fine del 1700, architetto che si dedicò alla sua ideazione fu Giovanni Patturelli, allievo del Vanvitelli, che impose alla sua progettazione le idee delle teorie utopistiche di Robert Owen e Charles Fourier, il paese fu infatti progettato per sole 1600 persone, con case disposte a scacchiera, i cui abitanti avevano tutti un pezzo di terra da coltivare con un numero di ulivi destinato e una vigna, al centro del paese la Chiesa, intitolata alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e il Palazzo baronale che si affrontano l’uno all’altro nella Piazza dei Voti. La Piazza fu chiamata così per ricordare l’impegno che presero le prime 16 famiglie il 20 Novembre 1741 con la famiglia Rendina nella costruzione del paese. I conti Rendina emanarono dunque un editto che prevedeva un alloggio e terreno da coltivare a chiunque si fosse trasferito a Campomaggiore, richiamarono poi delle maestranze di Bitonto per la piantaggione di Ulivi nel territorio circostante. Nel 1833 la popolazione era di 1500 persone, era una delle prime ad avere una stazione ferroviaria, un cimitero e una grande fontana come lavatoio, e vari frantoi dislocati sul territorio, e il comando delle forze armate. Era un paese all’avanguardia.

Il 2 febbraio 1885 una leggenda narra che due contadini con dei muli furono avvisati dalla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, protettrice di Campomaggiore, che da li a poco ci sarebbe stato un evento nefasto per il paese, una frana che avrebbe distrutto l’intero borgo. I due contadini videro sgretolarsi davanti a loro il ponte che stavano per attraversare, che i muli erano restii ad attraversare. Tornati al paese radunarono la popolazione e assistettero alla distruzione del paese, e al crollo del sogno utopico dei conti Rendina.

Il paese venne ricostruito nel sito attuale, circa 400mt più in alto, a 4 km delle rovine del Vecchio paese, i cittadini fedeli alla vecchia architettura hanno rispettato la pianta a scacchiera, al centro del paese ci sono ancora la Chiesa e il Palazzo Comunale, e gli abitanti sono ancora legati alla agricoltura del vino e degli ulivi.

Fonte: wikipedia

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