29 Agosto 2009 alle 16:11

torre Angioina del Castello di Roccadaspide

di gianniB (Roccadaspide, Campania. Castelli e Fortificazioni. Categoria B)

Roccadaspide - torre Angioina del Castello di Roccadaspide


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La Campania è molto ricca, numericamente e tipologicamente, di strutture militari oscillanti da insigni esempi ad elementi privi di significato e di epoca più tarda rispetto a quella medioevale.
I castelli della nostra regione si differenziano notevolmente dalle fortificazioni delle atre regioni italiane e trovano delle analogie stilistiche soltanto con quelle della Calabria, della Lucania e del Molise, probabilmente dovuta al lungo periodo di potere centrale unificato a partire dall’epoca dei Re normanni (XII sec.). Nella maggior parte dei casi, a determinare una struttura planimetrica irregolare che doveva adattarsi al terreno per una più efficace difesa dei siti già strategicamente forti per condizioni naturali, era la morfologia dei luoghi.
I castelli più antichi sono di epoca longobarda precedenti all’anno mille, e malgrado i successivi rifacimenti, avvenuti nei secoli successivi, è possibile effettuare una lettura stratigrafica, riuscendo così a risalire agli aspetti e alle caratteristiche della tecnica difensiva e dei modi costruttivi medioevali.

Vi sono diverse fortificazioni dell’alto Sannio, dell’Irpinia e del Cilento che, se pur in progressivo disfacimento, risultano essere molto interessanti in quanto presentano ancora le loro caratteristiche originarie. Inoltre, vi sono anche numerosi castelli facilmente accessibili ed integralmente inseriti nel contesto urbanistico attuale, divenendo così l’elemento peculiare di centri che conservano ancora caratteristiche medievali. In tale ambito è da inserirsi il castello di Roccadaspide che, di origine probabilmente medievale, nonostante le modifiche subite nel corso dei secoli si presenta ancora oggi quale elemento di notevole interesse.
Tuttavia è opportuno cercare di stabilire alcuni punti essenziali dell’evoluzione che l’architettura militare campana ha subito nel corso dei secoli in modo da poterne individuare una tipologia.
Con l’avvento della società feudale si assiste ad una sorta di frazionamento delle opere difensive, legate all’economia e all’assetto stanziale del momento; gli eserciti in moto, legati a difficoltà logistiche di vario genere, non consentono, nè richiedono apprestamenti eccezionali. Dunque cominciano a prevalere postazioni garantite soprattutto dalla loro posizione di vetta o dalla difficoltà ad avvicinarle. Tra questi esempi molti risultano quasi inverosimilmente limitati e testimoniano precarietà e rudimentalità di abitudini di vita e di rapporti sociali oggi faticosamente immaginabili. Si trovano così nuclei formati anche da una sola torre (torre maestra, mastio o dongioone) attorno alla quale soltanto in un secondo momento si costruirà un più vasto recinto merlato nel cui interno il doggione isolato conserva multiple funzioni di punto forte, di ultima difesa e di abitazione padronale. Solitamente all’interno del recinto vivono pochi uomini d’arme che il signore può mantenere e, in caso di invasione si riparano i contadini fuggiti dai borghi vicini. Anche i borghi estramuros cercavano di difendersi nel migliore dei modi costruendo delle alte torri nei passaggi obbligati delle vallate. Tuttavia delle strutture precedenti al dodicesimo secolo è rimasto ben poco.
E’ a partire dall’epoca Sveva che il castello diviene espressione, in Italia meridionale del potere centrale. I castelli costruiti dagli svevi non ebbero caratteristiche tipologiche molto diverse da quelle di epoca più antica in quanto non erano avvenute sostanziali innovazioni dal punto di vista dell’attacco. La grammatica costruttiva di quell’epoca realizzò così torri, cortine, merlate, muri verticali atti alla difesa piombante, mentre ebbero carattere accidentale la solidissima struttura di grandi blocchi squadrati, l’impianto planimetrico quadrato o poligonale sia del complesso difensivo che delle torri. Inoltre non risulta che nel periodo svevo siano state costruite torri cilindriche; questo tipo di torre, benchè conosciuto da epoche più remote, non fu mai adoperato durante la dominazione normanno-sveva. L’impianto delle torri su base circolare può essere considerato come elemento caratteristico dell’architettura militare nel periodo Angioino,
Nel periodo di transizione tra l’epoca angioina e quella aragonese, successivamente alla ristrutturazione delle opere difensive, si rese necessaria la cimatura delle alte torri e si riscontrò la convenienza di conservare la forma cilindrica adottando però, basi scarpate anche per le mura delle cortine. Tali elementi si canonizzano definitivamente in epoca aragonese con l’uso di larghi torrioni cilindrici casamattati. In tal modo, tra la fine del XV e il principio del XVI secolo, vennero rinnovate quasi tutte le opere difensive del regno napoletano e le nuove costruzioni sostituirono le preesistenti fortificazioni medievali; esempio tipico ne è il Castelnuovo di Napoli.
Con la fine della monarchia le fabbriche medievali e la funzione dominante del castello subirono delle modifiche. Infine le alterazioni, avvenute nel XVII e XVIII secolo, portarono all’apertura di numerose finestre nelle torri e nelle cortine esterne ed alla creazione di ricchissime ornamentazioni così che nelle torri il coronamento archeggiato su mensole e le piombatoie, non ebbero più funzione difensiva e non furono elementi organici, ma divennero semplicemente un elemento decorativo-simbolico dell’architettura medievale.
Una delle strutture difensive che meglio rappresenta gli elementi caratterizzanti di ciascun epoca finora analizzata è senza dubbio il Castello di Roccadaspide il quale ha subito numerose variazioni.
Il castello di Roccadaspide sorge sulle basi granitiche di un colle; ha di fronte il monte Alburno, lato nord; a sud il monte Vesole. Staticamente, con le sue 44 stanze, si presenta in ottimo stato. Il suo perimetro misura 400 metri. Il nucleo originale, costituito da un’unica torre, probabilmente sorgeva nell’attuale parte centrale della struttura risalente ad epoca medievale. Successivamente con l’invasione normanno-sveva la struttura venne ampliata con tre torri a base quadrangolare, di cui due oggi ancora esistenti in direzione opposta tra esse (est-ovest), ed una terza in direzione sud successivamente trasformata con l’aggiunta di una torre circolare di epoca successiva (agioina). Le cortine erano caratterizzate ma merlature, e da muri verticali atti alla difesa piombante. Tuttavia è in epoca angioina che il castello subisce una maggiore trasformazione e va assumendo caratteristiche ancora oggi presenti.
L’elemento tipicamente angioino è costituito dalle cinque torri a base circolare che servivano essenzialmente per attuare una difesa di fiancheggiamento in aggiunta a quella frontale, esercitata dall’alto delle cortine merlate, integrata dalla difesa piombante, estesa a tutto il perimetro della costruzione, resa possibile dalle caditoie a livello della merlatura di coronamento mediante l’aggetto su mensole di pietra.
Le torri suddette non sono più piene nella parte inferiore come nei periodi precedenti ma vuote con feritoie in corrispondenza dei vari piani sovrapposti. Non troppo sporgenti nel vano delle cortine, che sopravanzano in altezza, hanno pareti esterne verticali nella parte superiore, mentre alla base della muratura sono presenti le scarpate ridotte a 2/3 dell’altezza della fortificazione per impedire la scalata delle mura, e create allo scopo che i proiettili colpissero normalmente il muro (i merli con i fori per le arciere e le balestre venivano coperti in tempo di guerra, da opere sussidiarie di legno, mentre le caditoie vennero introdotte solo dopo le crociate, costitute all’inizio, da gallerie di legno, sporgenti dal cammino di ronda e munite di fori per la difesa piombante, furono, poi trasformate in pietra, e divennero parte integrante della costruzione).

L’articolazione con tali torri cilindriche, deriva senz’altro da ben precisi criteri di difesa. La matrice è, probabilmente, attribuibile al XII secolo; di tale epoca, infatti, è il castello francese di Montbrun, di carattere tipicamente feudale costruito in un’epoca in cui l’opera del singolo artefice era quasi annullata da quella delle corporazioni medievali, tale che le architetture difensive, il più delle volte non esprimevano una conformazione spaziale particolare, bensì derivavano le loro forme da schemi e modelli che venivano realizzati anonimamente da collettività operative, specializzate in tale tipo di lavoro.

Però dobbiamo dire che la torre cilindrica non è stata inventata nel medioevo; essa esisteva già nell’antichità e nel periodo antecedente la conquista angioina. Un esempio ci è dato dal torrione del castello di Caserta vecchia, che va posto in relazione con le torri federiciane del ponte di Capua, e in generale con la produzione sveva.
Un’altra torre cilindrica, di forma anomala attribuita all’età angioina è quella di Bitonto in Puglia. Si è propendi a credere che di angioino ci sia stato soltanto l’intervento di restauro e quindi, dovrebbe trattarsi di un’opera sveva. Voler quindi identificare interventi angioini genericamente nelle torri cilindriche non è corretto. Agnello, considera l’affermazione secondo la quale “i torrioni cilindrici, estranei alla consuetudine costruttiva dell’arte sveva, si debbono all’azione innovativa di Carlo: errore gravissimo che è pianamente smentito da due costruzioni federiciane - castelli di Siracusa e di Catania - la cui caratteristica è proprio data dal solenne impiego delle torri cilindriche, La verità è che la letteratura sui castelli è ancora satura di luoghi comuni e di concetti superati. In queste condizioni, dunque è difficile precisare la portata delle innovazioni angioine, quantunque sia storicamente accertato che quasi nessun castello dell’Italia meridionale si sia sottratto alle cure dei nuovi dominatori, i quali, nel potenziamento di una così ricca e varia eredità militare fondarono la saldezza del loro potere. Ma le nostre ipotesi non sono basate sulla torre cilindrica pura e semplice, bensì su una tipologia che considera, è vero, la torre cilindrica, però con tutti quegli accorgimenti difensivi notati e di un preciso rapporto volumetrico fra le varie parti che la costituiscono e che la fanno emergere dalla produzione difensiva dell’epoca”.

Durante il XVII ed il XVIII secolo il castello ha comunque subito ulteriori modifiche ancora oggi visibili, quali ad esempio le finestre e i balconi e gli elementi prima utilizzati per difesa assumono valore esclusivamente ornamentali.

FONTE: www.prolocoroccadaspide.it/

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