| Contest | Foto | Partecipanti | Candidatura | Data Fine | Stato |
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| Castelli, a volte ritornano | 383 | 101 | 4 Settembre 2010 | 15 Settembre 2010 | 18.09 (134°) |
Cervo (Cèrvu in ligure) è un comune italiano di 1.150 abitanti della provincia di Imperia in Liguria. Incastonato sulle pendici fronte mare, è stato completamente ristrutturato con competenza e buon gusto, salvaguardando le caratteristiche originarie del borgo. E’ considerato uno dei borghi puù belli d’Italia, mantenendo intatto lo spirito abitativo del luogo.
Secondo alcune fonti storiche locali il toponimo Cervo deriverebbe dalla parola latina Servo, ossia offrire servizi, già presente su alcune insegne o tavole risalenti all’Impero romano. L’attuale denominazione si ebbe nel tardo Cinquecento con il passaggio dalla lingua latina al volgare.
A terra il borgo era difeso dalla cinta muraria, dal Castello, dal bastione eretto intorno al 1557 in posizione dominante, opportunamente armato, e dalle torri di avvistamento in riva al mare.
Il Castello dei Clavesana fu costruito dai marchesi di Clavesana attorno al XIII secolo, inglobando nella costruzione un’antecedente torre in stile romanico. Il castello oltre che servire come difesa della popolazione da eventuali assalti pirateschi, fu scelto come dimora ufficiale dei marchesi già signori del borgo. L’edificio è stato costruito interamente in pietra con pianta rettangolare e completato con le quattro torri agli spigoli della struttura. Nella sua storia fu adibito ai più diversi usi ad oratorio dei disciplinanti di Santa Caterina d’Alessandria, oggi situato nella piazza omonima - e persino convertito in ospedale. Lo spazio interno fu suddiviso in camerate rettangolari con volte a botte in mattone, mentre nei locali quadrati, le coperture sono in crociera. Una delle torri fu trasformata in cucina e in un vasto locale intermedio si realizzò un fienile.
Nel tempo l’ospedale divenne anche cronicario per anziani non autosufficienti, e tale rimase fino al 1920, quando la funzione ospedaliera venne a cessare e il Castello fu nuovamente trasformato e occupato da famiglie indigenti.
Nei primissimi anni Ottanta è stato restituito all’uso pubblico: le sale del primo piano sono sede del Museo Etnografico del Ponente.
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