| Contest | Foto | Partecipanti | Candidatura | Data Fine | Stato |
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| Sui passi delle Grandi Guerre | 89 | 34 | 10 Ottobre 2010 | 12 Ottobre 2010 | 58.33 (4°) |
L’episodio del Paterno (4 luglio 1915)
Poichè dal Paterno si può dominare tutto l’altopiano delle Tre Cime, il suo possesso era per gli austriaci una necessità tattica in quanto avrebbero potuto controllare le posizioni italiane fino alla Forcella Pian di Cengia, minacciare Forcella Lavaredo ma soprattutto impedire agli italiani di dirigere efficacemente il tiro dell’artiglieria.
Il cap. Jaschke convince Innerkofler (convinto assertore del possesso continuato della cima del Paterno) a salirvi quotidianamente per tenere occupata la vetta almeno di giorno ed infatti così avviene nei giorni 24, 25, 26 e 27 maggio. Ma dopo il 27 le condizioni meteo peggiorano e pioggia e neve rendono proibitiva la salita dal versante nord. Invece gli italiani sfruttano efficacemente il maltempo risalendo il 29 maggio per la via sud, completando così l’occupazione di tutta la catena di vette dalla Croda dell’Arghena alla Forcella Pian di Cengia. Gli artiglieri italiani nel seguito issarono un cannone sulla Forcella del Camoscio ed il 19 giugno distruggono un baraccamento ad ovest della Torre di Toblin: due giorni dopo lo stesso cannone centra in pieno l’hotel Alpensee. Alla fine di giugno le forze austriache in zona sono notevolmente aumentate tanto che il comando di divisione (maresciallo Goiginger) stabilisce due operazioni offensive:
1. Operazione Tre Cime: tendente ad impadronirsi della Forcella Col di Mezzo e del Col di Mezzo stesso;
2. Operazione Paterno: per conquistare la Forcella Lavaredo ed il Paterno
Il cap. Jaschke (IX/3° Landesschützen) disapprova l’operazione Paterno e si pone in aperto contrasto con il capo di Stato Maggiore col Von Huttenbrenner, motivo per cui viene trasferito al comando del 167° battaglione del Landstürm (zona Sesto Pusteria): il suo posto viene assegnato il 30 giugno al cap. von Wellean. Questi, non essendo comunque un esperto di guerra in montagna, si consulta con le guide: Forcher ritiene l’operazione possibile solo se vi partecipa anche Innerkofler, che viene immediatamente convocato sull’altopiano il 3 luglio alle 9. Alle 16 si discute del progetto ed Innerkofler sostiene che tutta la sua pattuglia sarebbe morta se sulla cima del Paterno si troverà anche un solo italiano (e lui personalmente ne aveva visti almeno una decina il 30 giugno quando assieme al ten. Heinsheimer era salito sulla Croda Rossa di Sesto). Il cap. Von Wellean lo lascia libero di partecipare all’azione ma Sepp non solo accetta ma impedisce al figlio Gottfried di salire assieme a lui (”basta che la mamma pianga per uno solo di noi”).
Disposizioni d’attacco
Il cap. Von Wellean dispose quanto segue:
Comando: asp. Bradacs del 3° landesschützen
Truppe: 10 guide (tra cui Sepp e Christian Innerkofler, Forcher, Rogger, Piller, Bacher e Schranzhofer), 24 landesschützen esperti di roccia, 5 genieri e 1 artigliere con la cassetta telefonica.
Preparazione di artiglieria:
sezione obici da montagna 2/8 (Morgenalpe) con bersaglio il monte Paterno;
sezione cannoni da montagna 6/8 (Sextenstein) con bersaglio la Forcella del Camoscio;
comando: cap. Kupetz. Inizio del fuoco fissato alle 4 del mattino.
Attacco: Il plotone dovrà salire protetto dall’oscurità fino al ghiaione e là si dividerà in tre
1. la pattuglia Innerkofler con le guide Forcher, Piller e Rogger e gli standschützen Taibon e Von Rapp deve attendere sotto uno strapiombo della parete nord ovest la fine del bombardamento e poi scalare il Paterno;
2. il drappello dell’alf. Bradacs con Christian Innerkofler ed il serg. Bacher assieme a 14 landesschützen deve puntare alla Forcella del Camoscio;
3. il resto del plotone (magg. Hamrek) resterà di riserva tra le rocce dove si sono divise le pattuglie per mantenere il contatto telefonico con il comando di battaglione presso il Sextenstein. Dopo essersi radunato presso le rovine del rifugio Tre Cime, il plotone attraversa verso le ore 1 di notte il Toblinger Riedel ed i reticolati difensivi, cominciando a risalire il ghiaione che sale verso la Forcella del Camoscio che però è ghiacciato. Ci volle più tempo del previsto, per cui non raggiunsero in tempo utile i due punti di sosta sotto gli strapiombi e quindi la colonna rimase per intero sulla selletta scelta per la preparazione. Alle 4 parte il primo colpo degli obici austriaci che però cade assai vicino al plotone in attesa, mentre i colpi successivi riuscirono a centrare la cima. Cessato il fuoco, i sei uscirono dall’ultimo camino ma vennero presi a fucilate dagli italiani: Forcher viene colpito ad una coscia e torna indietro per farsi medicare. Innerkofler lancia alcune bombe a mano che però non esplodono e nel momento in cui si sporge viene colpito e precipita incastrandosi nel camino sottostante. I superstiti si rendono conto di non avere più speranze e rimangono al riparo fino a sera.
La pattuglia Bradacs, giunta poco sotto la forcella, viene colpita dal fuoco degli italiani, ma anche da quello degli austriaci della Bodenalpe che non erano stati informati dell’azione, e verso le 13 sono costretti a tornare indietro.
La prima guerra mondiale.
Crudele fu il destino di Sesto nella prima guerra mondiale, che ebbe qui in questa idilliaca vallata uno dei suoi teatri più sanguinosi. Gli strenui combattimenti per il dominio della Croda Rossa, delle Tre Cime di Lavaredo, del Monte Covolo sono pagine indimenticabili nella storia del paese. Allo scoppio della guerra con l’Italia, il tratto di confine con la valle di Sesto non poté essere difeso che da una sola compagnia di riservisti.
Innumerevoli sono le imprese di valore che si ebbero dall’una e dall’altra: vi si distinse in particolare Sepp Innerkofler, che con la sua “pattuglia volante” dette molto filo da torcere alle truppe italiane, finché non cadde egli stesso nel vano tentativo di riconquistare il Monte Paterno.
Tutta la zona lungo il fronte fu gravemente colpita dalla guerra: il Comune di Sesto fu quello che sofferse maggiori danni in tutto l’Alto Adige, anche i morti furono molti: 54 uomini, che rappresentavano il 4 % della popolazione del Comune.
Nel novembre 1918 le prime truppe italiane entrarono a Sesto attraverso il Passo Monte Croce Comelico.
Il settembre 1919 si parlò della questione altoatesina, e nell’ottobre 1920 l ‘Alto Adige (allora Sudtirol) fu annesso all’Italia.
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4 commenti a “Sepp InnerKofler alla riconquista del Monte Paterno”
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Non ho votato, però mi piace di più questa, le avrei dato il voto più alto.
qui sono nel Monte Paterno - nella parte iniziale da dove chiaramente sparavano - poi si prosegue inginocchiati al massimo col terrore di rompersi la testa per la roccia (sono tutti con casco - lampadine e corde - tranne me - che non ero per niente attrezzata e anzi ho fatto pure spaventare nel buoi pesto chi mi veniva in senso contrario) poi si esce fuori sulla parete esterna a precipizio e per proseguire c’è la cordata -
i complimenti son tutti tuoi, per l’ottimo risultato e per qs immagine, tra le mie preferite; ciao
grazie mille antonio - anche la tua, ora 3^ è molto bella