GUIDA  Scala Coeli

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'''Scala Coeli''' è situato nella [[Calabria]] nella [[Provincia di Cosenza]]. Il 13 giugno si festeggia il Patrono, Sant'Antonio da Padova. Tra gli edifici religiosi: Chiesa di Santa Maria Assunta; Chiesa di Sant'Antonio da Padova; Chiesa Beata Vergine del Monte Carmelo. Da Vedere: Palazzo Marino; Castello Medievale (resti); Palazzo Ferrante, in via Toledo.
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'''Scala Coeli''' è situato in [[Calabria]] in [[Provincia di Cosenza]]. Il 13 giugno si festeggia il Patrono, Sant'Antonio da Padova. Tra gli edifici religiosi: Chiesa di Santa Maria Assunta; Chiesa di Sant'Antonio da Padova; Chiesa Beata Vergine del Monte Carmelo. Da Vedere: Palazzo Marino; Castello Medievale (resti); Palazzo Ferrante, in via Toledo.
  
 
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[[NOTIZIE]]
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Scala Coeli, un tempo chiamato semplicemente “Scala”, si trova a 370 metri sul livello del mare e dista circa 130 km. da Cosenza.  E’ zona agricola della fascia collinare presilana compresa tra le bassi valli del Trionto e del fiume Nicà, raggruppato su una rupe arenacea che poggia su terreni argillosi profondamente erosi, alla sinistra del fiume Nicà.  Il nome originario attribuito al paese fu “Scala”, a causa dell’ubicazione delle case di abitazione su di un costone in pendio che danno l’impressione, a chi li vede da lontano, di avere dinanzi una grande scala che dalla valle si inerpica verso l’alto. A detto toponimo fu in seguito aggiunto “Celi” per distinguerlo da altri omonimi luoghi abitati dell’Italia.
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A seguito comunicazione della Prefettura n. 40509 del 31.08.1955 con la quale veniva segnalata “l’opportunità che venga promosso il cambiamento della denominazione del Comune di Scala Celi in quella di Scala Coeli”, il Consiglio Comunale, con delibera n. 16 del 26.09.1955, deliberò di cambiare e stabilire definitivamente il nome del paese in “Scala Coeli”
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Il paese sorse presumibilmente intorno al 1200 e comprendeva un gruppetto di case sparse qua e là, ai piedi di un’enorme costruzione medioevale (oggi conosciuta con il nome improprio di  “Castello”), un tempo “Palazzo del Feudo”. Si ingrandì in poco tempo grazie alle immigrazioni di persone provenienti dalle contrade vicine al mare, le quali venivano infestate da Turchi e Saraceni che, sbarcando sulle coste, distruggevano e saccheggiavano tutto ciò che incontravano. Era compreso nello Stato di Cariati, che a sua volta faceva parte del Distretto di Rossano.
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Oggi, il comune risulta composto dal capoluogo Scala Coeli e dalla frazione San Morello, che fu aggregata al capoluogo con decreto n. 922 del 4 maggio 1911.
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Ha un territorio di 66,98 Kmq, confina con i comuni di Campana, Cariati, Mandatoriccio, Terravecchia e mare Jonio, oltre che con i comuni di Crucoli ed Umbriatico dell’ex provincia di Catanzaro oggi provincia Crotone.
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Per la legge n. 14 del 19 gennaio 1807, relativa all’ordinamento amministrativo, i francesi  ne fecero un “Luogo”, ossia una “Università” , nel cosiddetto Governo di Cariati. La composizione numerica della popolazione residente nel territorio di Scala è dipesa dagli eventi storici  che si sono succeduti, non dimenticando che le invasioni via mare costringevano le persone ad emigrare verso l’interno per nascondersi e comunque per proteggersi dalle azioni piratesche degli invasori.
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Scala è appartenuto da sempre alla diocesi di Cariati.
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La parrocchia è intitolata a Santa Maria Assunta.
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E’ stata sede di una confraternita laicale, intitolata alla “Meditazione della Morte”.
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Gli abitanti sono detti “scalesi”.
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-Enrico Iemboli-
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[[STORIA]]
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Scala era un casale compreso nel territorio di Cariati il quale aveva una  posizione di notevole importanza per la strategia normanna che voleva conquistare il resto del territorio. Cariati diventa “Contea” intorno al 1250, con la nomina di un tale Matteo De Cariati a signore della città. Di tale contea ne faceva parte il casale di Scala, San Maurello (San Morello) e Terravecchia.
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Nel 1305, sotto il re Carlo II d’Angiò, le terre di Scala e di San Morello seguirono le vicende della contea di Cariati; vennero concesse, ma solo per sfruttarne il reddito di cui godere, al capitano generale Gentile di San Giorgio di Salerno, il quale ebbe altri feudi in Basilicata in segno di gratitudine per i servizi resi alla casa d’Angiò.
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Alla morte di Gentile, che non aveva avuto figli maschi, la contea di Cariati venne ereditata dalla figlia Tomasa che sposò Amerigo de Sus, al quale successe il figlio Pietro de Sus. Le terre del feudo di Cariati, e quindi di Scala, San Morello e Terravecchia, non furono mai concesse a titolo di proprietà ai signori di Cariati, da Gentile di Sangiorgio a Pietro de Sus, i quali beneficiarono solo delle rendite, “si deve supporre, pertanto, che la città di Cariati e le sue terre continuarono ad essere feudo dei Ruffo”. A questa potente famiglia di feudatari calabresi, che dominarono la regione fin dal 400 e per molti anni,  sono legate le vicende storiche di Cariati e quindi di Scala.
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Nel periodo intorno al 1417, il territorio di Scala era sotto la signoria di Polissena Ruffo, che, in seconde nozze, celebrate a Rossano il 23 ottobre del 1418, sposò Francesco Sforza, condottiero delle milizie della regina e Conte di Ariano.  Polissena morì a Cariati per un misfatto legato alle mire ambiziose della sorella Covella, in quanto fu lei ad ereditare beni e titoli.
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Alla morte di Covella, il re riconfermò a suo figlio Marino Marzano tutti i diritti sulle terre ereditate dalla madre.  Pur non trascurando l’amministrazione del principato, che affidò per la gestione politica ad un suo luogotenente con il titolo di “viceprincps” e la gestione amministrativa ad un agente denominato “erario”, Marino preferì stare con la sua corte un po’ a Rossano e un po’ a Napoli, mantenendo all’inizio buoni rapporti con la monarchia aragonese, per la quale si mise a disposizione nei momenti più difficili.
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Alla morte di Marino Marzano la contea di Cariati, e quindi anche il territorio di Scala, tornò al demanio regio, per essere nel 1479 affidata da Ferdinando I d’Aragona a Geronimo Riario, signore di Imola e nipote del Papa Sisto IV.
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Tratta dal libro: “SCALA COELI, Storia, costumi, tradizioni”, autore prof. Enrico Iemboli, volume edito nel gennaio 2010 Ferrari Editore
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==Storia==
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Scala Coeli, o '''Scala''', sorse prima o dopo la colonizzazione Greca (VII° sec. a.c.)?
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Nel suo libro “''La Grende Grèce-Paysage et Histoyre''”, pubblicato nel 1881 a Parigi, '''Francois Lenormant''' parla di una antica colonia in località “Fiume Nicà”.
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Il '''fiume Nicà''' nasce in località “Cozzo di Colamacca” in territorio di [[Campana]] e attraversa il territorio di Scala Coeli prima di sfociare nel mare Jonio. E’ in questo fiume che vanno a confluire le acque dei torrenti che circondano e attraversano parte dei territori agricoli di Scala Coeli; nel punto di imbocco di questi torrenti (località “Quella Parte”, “Cozzo, “Copparelle”, Macchie Pismataro”,  ecc.) il Nicà si ingrossa ed assume l’aspetto e la portata di un grosso fiume che va poi a sfociare nel mare Jonio, delimitando il territorio della [[Provincia di Cosenza]] con il territorio della [[Provincia di Catanzaro]] (oggi [[Provincia di Crotone]]), nonché Scala Coeli con [[Umbriatico]] e di [[Cariati]] con [[Torretta di Crucoli]].
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Del fiume Nicà parla Anderson H. Nissen che lo identifica con lo storico fiume “Hilias”, che all’epoca della guerra del Peloponneso (413 a.c.) segnava il confine tra le città greche di Thurii e [[Crotone]]; ne parla anche Tucidite (VIII, 35), in occasione della resistenza offerta dai crotoniani all’esercito di Demostene ed Eurimedone che, provenienti da '''Sibari''', furono fermati ed impediti di attraversare il fiume.
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Al paese si accedeva attraverso tre porte: “''Portapiana''” e “''Portafrischia''” (le principali e le più antiche), e “Portabalze”.
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Scala Coeli, un tempo chiamato semplicemente “''Scala''”, si trova a 370 metri sul livello del mare e dista circa 130 km. da [[Cosenza]].
  
 
==Biblioteche==
 
==Biblioteche==
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==Complessi Bandistici==
 
==Complessi Bandistici==
*Concerto Musicale Giuseppe Verdi
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*[[/Banda Musicale Giuseppe Verdi]]
  
 
[[Categoria:Comuni Provincia di Cosenza]] [[Categoria:Comuni Calabria]] [[Categoria:Comuni Italia]]
 
[[Categoria:Comuni Provincia di Cosenza]] [[Categoria:Comuni Calabria]] [[Categoria:Comuni Italia]]
 
                Storia Banda Musicale  “Giuseppe Verdi” di Scala Coeli
 
                                  di Enrico Iemboli
 
 
Qualche anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, grazie a don Antonio Anania, parroco della comunità di Scala Coeli, fu costituita  l’Azione Cattolica per fare vivere ai giovani l’esperienza della fede e l’annuncio del Vangelo. Essendo il sacerdote una figura poliedrica e dalle molte iniziative, in seno alla stessa  Azione Cattolica,  diede vita alla “Schola Cantorum” per dare la possibilità a molti di imparare la musica con la scusa del canto.
 
L’azione cattolica era attivissima, anche perché costituiva l’unico punto d’incontro ove le prime forme di socializzazione prendevano forma nel modo più spontaneo; la scuola di canto e di musica fungeva da catalizzatore, funzionava e bene, perché allora non costituire anche una “banda musicale”, visto che erano realtà già costituire a Savelli, Terravecchia, Campana ed anche nella frazione San Morello? Del resto, non doveva rappresentare un grosso problema per i molti che a Scala Coeli avevano una passione naturale per la musica, non lo fu per i giovani che erano abituati a fare le “serenate” alle ragazze, sotto i cui balconi o finestre confluivano per suonare il mandolino, la chitarra ed altri strumenti a fiato.
 
Le note musicali erano conosciute da diversi giovani: i fratelli Francesco, Pietro e Antonio Loiacono; i fratelli Antonio, Carmine e Augusto Farao; Leonardo Chiarello, Renzo Bria, Giovanni Chiarello, Carmine Tursi. La maggior parte di questi preparava le serenate presso la bottega di calzolaio del sign. Carmine Tursi, ( conosciuto come “Carmine e llèppa”) in Via Bazia, che presto divenne luogo di ritrovo  per le esercitazioni musicali di quanti avevano voglia di suonare e fare musica.
 
Da una di queste riunioni, nel 1948, nacque l’idea di formare una banda musicale; ma per farla ci vogliono gli strumenti, come fare?  L’occasione fu offerta dallo stesso maestro calzolaio il quale diede la notizia che nella vicina Bocchigliero si era sciolta la banda musicale e che volevano vendere lo strumentale, una ventina di pezzi tra ottoni e batteria.
 
A Scala Coeli ci si organizzò per mandare a prenderli e venne incaricato di tale compito il sign. Giordano Barberio, un tifoso e appassionato del “flicorno tenore”, che si offrì di fare il viaggio gratis con il proprio mulo a condizione che doveva fare parte della banda musicale. Purtroppo, gli strumenti non arrivarono mai perché gli abitanti di Bocchigliero non permisero di vendere la strumentazione. Ci fu delusione tra i giovani aspiranti musicisti (o musicanti) ma nessuno perse la speranza di inseguire questo sogno. Due anni dopo, nel 1950, si verificarono alcune coincidenze favorevoli.
 
La prima fu la presenza del maestro elementare Antonio Gallerano, venuto ad insegnare a Scala Coeli, il quale si dichiarò disponibile a contribuire per la formazione e nascita di una “banda musicale”; altra coincidenza, la venuta dall’America ( USA) di Francesco Tursi, il quale fu attratto dall’idea di formare un gruppo musicale per concerti e si offrì di finanziarla. Fu formato il primo “comitato” che esordì con un pubblico manifesto, una specie di proclama, scritto dal prof. Achille Maiorano, con il quale si informava la popolazione della intenzione di dare vita ad una vera e propria organizzazione musicale.
 
Altra occasione favorevole fu la disponibilità del maestro di musica Giuseppe Marzano, il quale, dopo lo scioglimento della banda musicale di Mandatoriccio da lui diretta, era nelle condizioni di potersi dedicare a quella scalese.
 
Giuseppe Marzano fu assunto come maestro di musica e per tale compito gli fu riconosciuta la paga di £. 15.000 al mese, un pane al giorno e alloggio gratis; a lui fu affidato il compito di insegnare ma anche di guidare il nascente gruppo bandistico (in seguito denominato “Giuseppe Verdi” in omaggio al grande autore nazionale) che aveva avuto l’adesione alle iscrizioni di circa sessanta unità,  maschi di tutte le età. Gli allievi iscritti pagavano la somma di £.500 al mese cadauno ed un pane (che all’epoca ogni famiglia produceva in casa); per le esercitazioni, gli allievi si riunivano in Via Bazia, presso l’abitazione di Lavia Preziosa, ove oltre alla sala di musica e concertazione era stato ricavato l’alloggio del maestro Marzano.
 
Dopo circa un anno di prove ed esercitazioni, molto duro per il maestro perché a ciascun allievo dovette insegnare sia le note musicali e sia il modo di come si teneva o si imboccava uno strumento, finalmente il 21 giugno 1951, la banda musicale “Giuseppe Verdi” ebbe il suo battesimo ufficiale ed iniziò la sua attività concertistica.
 
Presidente fu nominato il maestro Antonio Gallerano, responsabile della segreteria e dell’economato; componenti del direttivo furono nominati il sign. Francesco Loiacono, Francesco Diletto, Paolo Sanfelice e Francesco Tursi. Mancava Carmine Tursi, che nel frattempo era emigrato in Argentina per motivi di lavoro.
 
Sia il Presidente e sia i componenti del Direttivo, pur orgogliosi di fare parte della organizzazione, hanno sempre riferito che tale realtà non sarebbe stata possibile se non fosse stata per la caparbietà, per l’intuizione e per l’attivismo del sign. Francesco Loiacono, che si è sempre impegnato per l’organizzazione formale e sostanziale dei concerti e per l’assistenza a tutto il gruppo dei concertisti.
 
Ogni sera prove di brani musicali, studio di opere e di autori; esercitazioni estenuanti che però non fecero desistere nessuno dei “musicanti”, perché tutti innamorati della musica, passione individuale e collettiva che contagiava l’intero paese e che stava per essere proiettato fuori dai suoi confini per essere conosciuto nelle piazze del circondario e nel territorio provinciale, regionale e nazionale, ove in effetti la banda si è esibita in concerti applaudatissimi  ed ascoltati da orecchie competenti.
 
Per sostenere ed incoraggiare l’attività musicale, l’amministrazione comunale diede il  primo contributo di £. 70.000, somma alla quale si aggiunsero le rimesse dei compaesani emigrati negli Stati Uniti, contattati da Francesco Tursi che nel frattempo era rientrato in America.
 
Una delegazione guidata dal presidente Gallerano, che si accollò l’onere di pagare di tasca sua la differenza dei soldi che mancavano, si recò a Messina presso la casa musicale del maestro Ercole Siciliano per comprare la strumentazione, già programmata in strumenti di ottone seminuovi e in legni nuovi. Ogni allievo fu messo nelle condizioni di frequentare le esercitazioni pratiche con lo strumento individuale; molti allievi  comprarono lo strumento a rate; a coloro che non avevano la possibilità economica e vivevano in stato di indigenza, gli strumenti furono  dati in comodato dall’organizzazione che si preoccupò anche di fare cucire la divisa a ciascun “musicante”, in modo da creare le condizioni per esportare il locale prodotto musicale fuori dai confini locali.
 
Il 15 dicembre del 1951, di domenica, in coincidenza della festa di S. Lucia (che dal 13 fu spostata al 15), ci fu la prima uscita ufficiale per le vie del paese, in una cornice di festa e di gioia contagiosa, ad ammirare, ascoltare ed applaudire gli esordienti musicisti che non credevano ai loro stessi occhi.
 
Grande fu la soddisfazione degli organizzatori, dei sostenitori e di coloro che si erano impegnati e che avevano creduto in questo progetto; la banda musicale di Scala Coeli era ormai cosa fatta, era necessario solo crescere e rafforzarsi.
 
Il maestro Marzano era ormai anziano, si pensò quindi per prima cosa di trovare un suo sostituto; l’anno successivo, nel 1952, fu contattato e assunto per la somma di £. 40.000 al mese il maestro Pasquale Martina, di Ceglie Messapica, già direttore del concerto musicale di Corigliano Calabro e di Oriolo Calabro, il massimo che c’era sul mercato regionale e interregionale; ciò comportò oneri e impegni considerevoli per l’organizzazione, ma soprattutto per il presidente Gallerano  che dovette impegnarsi di volta in volta e di persona. A fargli tremare i polsi non era solo lo stipendio del maestro, ma anche il fatto che dal maestro fu chiesto di comprare altri strumenti in modo che la “banda musicale” potesse essere in grado di affrontare i concerti e iniziare la stagione artistica. Le condizioni erano pesanti dal punto di vista economico, visto che il maestro pretese anche il 10% sugli incassi e non solo, per la prima stagione, pretese anche di assumere e quindi pagare un gruppo di musicanti solisti della zona a lui noti.
 
La sfida preoccupò il Presidente e i suoi collaboratori, ma non li fece desistere; avevano tutti la speranza e la volontà di crescere, porsi all’attenzione degli intenditori e degli organizzatori delle feste paesane, imporsi sul mercato per le qualità musicali dei singoli e del gruppo. Era già una soddisfazione per Scala Coeli, piccolo e sperduto paese interno, distante dalla ferrovia e mal collegato alla costa ionica, avere una “Banda Musicale” guidata dal maestro Pasquale Martina, conosciuto e ammirato in Calabria e in Puglia; forte di questo convincimento il presidente Gallerano ne parlò con il gruppo e tutti decisero di proseguire impegnandosi in prima persona, nella certezza che il solco tracciato era quello giusto.
 
Il maestro Martina prese alloggio ( a spese del presidente, del segretario e del direttivo) nella locanda Scalise, al “Rinacchio”, attuale piazza “Luigi Aiello”; in detto posto al mattino teneva le lezioni ai musicanti che non andavano a lavorare, proseguiva le lezioni nel pomeriggio e la sera per preparare i concerti.
 
Un lavoro enorme, che affrontò con rigore e disciplina; per alcuni versi encomiabile, premiato dalla soddisfazione di vedere i suoi allievi maturare giorno dopo giorno. Grazie al suo lavoro indefesso, senza pause, senza riposo; grazie anche agli allievi che lo seguirono per imparare e migliorare, furono raggiunti ottimi risultati ed i ragazzi acquisirono la conoscenza delle basi teoriche, della dizione e del linguaggio musicale.
 
Dopo tre mesi di duro lavoro di base, il maestro iniziò la preparazione artistica che li portò a suonare a Crosia, a Mirto, a Campana, ad Aieta, a S. Severino Lucano, a S.Giovanni in Fiore, a Savelli e perfino in trasferta in Sicilia.
 
L’apoteosi però durò poco, perché nei primi anni 50 aumentò notevolmente il fenomeno dell’emigrazione, molti giovani furono costretti per bisogno ad emigrare e di conseguenza  a lasciare la scuola di musica; a causa di ciò il maestro Martina fu costretto ad andare via. Alla guida di quello che era rimasto della banda musicale fu chiamato il maestro G. Miraglia di Taranto e dopo di lui il maestro E. Colasanti di Salerno, i quali però andarono anche loro via e di musica non se ne parlò più per circa 12-13 anni, fino a quando alcuni nostalgici “musicanti” lanciarono appelli al popolo scalese per reclutare nuovi giovani che in seguito furono affidati alla cura e alla formazione del maestro Minerva di Taranto che rifondò la banda musicale con 50 nuovi allievi.
 
Fu un’altra volta l’emigrazione la causa del fallimento di questo nuovo tentativo di ricomposizione che  introdusse un periodo di lunga stasi.
 
Negli anni 70, a Scala Coeli venne istituita la scuola media, presso la quale fu chiamato ad insegnare musica il maestro Donato Spedicato di Veglie, maestro diplomatosi al conservatorio, presso il quale il signor Francesco Loiacono ed altri vecchi musicanti (Fazio Pasquale, Santoro Domenico, Leone Giuseppe, Pellegrino Fernando) si rivolsero per convincerlo ad insegnare la musica ai ragazzi del paese. Il maestro accettò l’incarico, gli fu affidata la direzione e la conduzione artistica e nel luglio del 1974 iniziò il lavoro per rifondare la banda musicale “Giuseppe Verdi”, con 35 giovani; presidente fu eletto Francesco Loiacono, colui che aveva voluto fortemente che si proseguisse nella tradizione musicale a Scala Coeli.
 
Iniziò la rinascita musicale ed artistica di Scala Coeli che, ininterrottamente, si è protratta e continua fino ai giorni nostri, mietendo consensi e successi, contribuendo in modo determinante alla diffusione della conoscenza e della pratica musicale tradizionale degli strumenti a fiato e a percussione, in una società che tende sempre di più alla cultura musicale moderna.
 
Per incrementare la passione per i concerti musicali e diffondere ancora di più la musica classica, il presidente in carica Rocco Acri (subentrato a Loiacono) e l’intero Direttivo proposero e poi realizzarono il primo il primo raduno di tutte le bande musicali
 
del territorio, tenutosi a Scala Coeli il 31 luglio 1999 al quale parteciparono numerose “bande musicali” del circondario le quali, dopo avere sfilato per le vie del paese, si  esibirono in un megaconcerto nella piazza principale. Tale raduno è diventato un appuntamento annuale a Scala Coeli che viene celebrato sempre con successo, riuscendo a sostenere e a valorizzare la musica popolare amatoriale bandistica, folkloristica e corale.
 
C’è da dire inoltre che l’esistenza della banda musicale e della scuola di musica locale ha dato la possibilità a molti giovani di proseguire gli studi al conservatorio dal quale sono usciti diplomati alcuni degli attuali maestri, come il prof. Gino Fazio e Pasquale Santoro.
 
Oggi la banda musicale “G. Verdi” è in piena attività, è diretta dal prof. Gino Fazio ed è composta da circa 50 elementi.
 
Il 12 settembre del 2001 ha festeggiato i primi 50 anni con una grande festa alla quale sono stati invitati ed hanno partecipato molti vecchi strumentisti sparsi un po’ ovunque nel mondo, con una madrina d’onore, Rosamaria Gallerano che insieme alla famiglia aveva tenuto al battesimo la neonata banda musicale.(Enrico Iemboli)
 

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Scala Coeli è situato in Calabria in Provincia di Cosenza. Il 13 giugno si festeggia il Patrono, Sant'Antonio da Padova. Tra gli edifici religiosi: Chiesa di Santa Maria Assunta; Chiesa di Sant'Antonio da Padova; Chiesa Beata Vergine del Monte Carmelo. Da Vedere: Palazzo Marino; Castello Medievale (resti); Palazzo Ferrante, in via Toledo.

Confina con i comuni di: Mandatoriccio, Terravecchia, Campana, Cariati, Crucoli e Umbriatico.

NOTIZIE Scala Coeli, un tempo chiamato semplicemente “Scala”, si trova a 370 metri sul livello del mare e dista circa 130 km. da Cosenza. E’ zona agricola della fascia collinare presilana compresa tra le bassi valli del Trionto e del fiume Nicà, raggruppato su una rupe arenacea che poggia su terreni argillosi profondamente erosi, alla sinistra del fiume Nicà. Il nome originario attribuito al paese fu “Scala”, a causa dell’ubicazione delle case di abitazione su di un costone in pendio che danno l’impressione, a chi li vede da lontano, di avere dinanzi una grande scala che dalla valle si inerpica verso l’alto. A detto toponimo fu in seguito aggiunto “Celi” per distinguerlo da altri omonimi luoghi abitati dell’Italia. A seguito comunicazione della Prefettura n. 40509 del 31.08.1955 con la quale veniva segnalata “l’opportunità che venga promosso il cambiamento della denominazione del Comune di Scala Celi in quella di Scala Coeli”, il Consiglio Comunale, con delibera n. 16 del 26.09.1955, deliberò di cambiare e stabilire definitivamente il nome del paese in “Scala Coeli” Il paese sorse presumibilmente intorno al 1200 e comprendeva un gruppetto di case sparse qua e là, ai piedi di un’enorme costruzione medioevale (oggi conosciuta con il nome improprio di “Castello”), un tempo “Palazzo del Feudo”. Si ingrandì in poco tempo grazie alle immigrazioni di persone provenienti dalle contrade vicine al mare, le quali venivano infestate da Turchi e Saraceni che, sbarcando sulle coste, distruggevano e saccheggiavano tutto ciò che incontravano. Era compreso nello Stato di Cariati, che a sua volta faceva parte del Distretto di Rossano. Oggi, il comune risulta composto dal capoluogo Scala Coeli e dalla frazione San Morello, che fu aggregata al capoluogo con decreto n. 922 del 4 maggio 1911. Ha un territorio di 66,98 Kmq, confina con i comuni di Campana, Cariati, Mandatoriccio, Terravecchia e mare Jonio, oltre che con i comuni di Crucoli ed Umbriatico dell’ex provincia di Catanzaro oggi provincia Crotone. Per la legge n. 14 del 19 gennaio 1807, relativa all’ordinamento amministrativo, i francesi ne fecero un “Luogo”, ossia una “Università” , nel cosiddetto Governo di Cariati. La composizione numerica della popolazione residente nel territorio di Scala è dipesa dagli eventi storici che si sono succeduti, non dimenticando che le invasioni via mare costringevano le persone ad emigrare verso l’interno per nascondersi e comunque per proteggersi dalle azioni piratesche degli invasori. Scala è appartenuto da sempre alla diocesi di Cariati. La parrocchia è intitolata a Santa Maria Assunta. E’ stata sede di una confraternita laicale, intitolata alla “Meditazione della Morte”. Gli abitanti sono detti “scalesi”. -Enrico Iemboli-

STORIA

Scala era un casale compreso nel territorio di Cariati il quale aveva una  posizione di notevole importanza per la strategia normanna che voleva conquistare il resto del territorio. Cariati diventa “Contea” intorno al 1250, con la nomina di un tale Matteo De Cariati a signore della città. Di tale contea ne faceva parte il casale di Scala, San Maurello (San Morello) e Terravecchia.

Nel 1305, sotto il re Carlo II d’Angiò, le terre di Scala e di San Morello seguirono le vicende della contea di Cariati; vennero concesse, ma solo per sfruttarne il reddito di cui godere, al capitano generale Gentile di San Giorgio di Salerno, il quale ebbe altri feudi in Basilicata in segno di gratitudine per i servizi resi alla casa d’Angiò. Alla morte di Gentile, che non aveva avuto figli maschi, la contea di Cariati venne ereditata dalla figlia Tomasa che sposò Amerigo de Sus, al quale successe il figlio Pietro de Sus. Le terre del feudo di Cariati, e quindi di Scala, San Morello e Terravecchia, non furono mai concesse a titolo di proprietà ai signori di Cariati, da Gentile di Sangiorgio a Pietro de Sus, i quali beneficiarono solo delle rendite, “si deve supporre, pertanto, che la città di Cariati e le sue terre continuarono ad essere feudo dei Ruffo”. A questa potente famiglia di feudatari calabresi, che dominarono la regione fin dal 400 e per molti anni, sono legate le vicende storiche di Cariati e quindi di Scala. Nel periodo intorno al 1417, il territorio di Scala era sotto la signoria di Polissena Ruffo, che, in seconde nozze, celebrate a Rossano il 23 ottobre del 1418, sposò Francesco Sforza, condottiero delle milizie della regina e Conte di Ariano. Polissena morì a Cariati per un misfatto legato alle mire ambiziose della sorella Covella, in quanto fu lei ad ereditare beni e titoli. Alla morte di Covella, il re riconfermò a suo figlio Marino Marzano tutti i diritti sulle terre ereditate dalla madre. Pur non trascurando l’amministrazione del principato, che affidò per la gestione politica ad un suo luogotenente con il titolo di “viceprincps” e la gestione amministrativa ad un agente denominato “erario”, Marino preferì stare con la sua corte un po’ a Rossano e un po’ a Napoli, mantenendo all’inizio buoni rapporti con la monarchia aragonese, per la quale si mise a disposizione nei momenti più difficili. Alla morte di Marino Marzano la contea di Cariati, e quindi anche il territorio di Scala, tornò al demanio regio, per essere nel 1479 affidata da Ferdinando I d’Aragona a Geronimo Riario, signore di Imola e nipote del Papa Sisto IV.

Tratta dal libro: “SCALA COELI, Storia, costumi, tradizioni”, autore prof. Enrico Iemboli, volume edito nel gennaio 2010 Ferrari Editore

Storia

Scala Coeli, o Scala, sorse prima o dopo la colonizzazione Greca (VII° sec. a.c.)? Nel suo libro “La Grende Grèce-Paysage et Histoyre”, pubblicato nel 1881 a Parigi, Francois Lenormant parla di una antica colonia in località “Fiume Nicà”. Il fiume Nicà nasce in località “Cozzo di Colamacca” in territorio di Campana e attraversa il territorio di Scala Coeli prima di sfociare nel mare Jonio. E’ in questo fiume che vanno a confluire le acque dei torrenti che circondano e attraversano parte dei territori agricoli di Scala Coeli; nel punto di imbocco di questi torrenti (località “Quella Parte”, “Cozzo, “Copparelle”, Macchie Pismataro”, ecc.) il Nicà si ingrossa ed assume l’aspetto e la portata di un grosso fiume che va poi a sfociare nel mare Jonio, delimitando il territorio della Provincia di Cosenza con il territorio della Provincia di Catanzaro (oggi Provincia di Crotone), nonché Scala Coeli con Umbriatico e di Cariati con Torretta di Crucoli.

Del fiume Nicà parla Anderson H. Nissen che lo identifica con lo storico fiume “Hilias”, che all’epoca della guerra del Peloponneso (413 a.c.) segnava il confine tra le città greche di Thurii e Crotone; ne parla anche Tucidite (VIII, 35), in occasione della resistenza offerta dai crotoniani all’esercito di Demostene ed Eurimedone che, provenienti da Sibari, furono fermati ed impediti di attraversare il fiume.

Al paese si accedeva attraverso tre porte: “Portapiana” e “Portafrischia” (le principali e le più antiche), e “Portabalze”. Scala Coeli, un tempo chiamato semplicemente “Scala”, si trova a 370 metri sul livello del mare e dista circa 130 km. da Cosenza.

Biblioteche

  • Biblioteca Comunale, Via Provinciale, presso Municipio

Complessi Bandistici